La chiesa di S.Demetrio, nella sua forma attuale, venne costruita ab imis nel secolo XVII per iniziativa di un nobile ecclesiastico sindiese, Gavino Pintor Serra, inquisitore generale dell’Isola di Sardegna, il cui stemma araldico si trova riprodotto nella cappella gentilizia dell’allora chiesa parrocchiale di S.Giorgio, nella quale venivano sepolti i defunti appartenenti alla famiglia, e dove si suppone sia stato seppellito lo stesso Gavino Pintor Serra. Questo stesso stemma si trova riprodotto nelle carteglorie d’argento, custodite nella Parrocchia. Nella recente ristrutturazione della chiesa, è risultato che già esisteva una chiesa più antica e molto più piccola, orientata ad Est, i cui stipiti delle porte erano in tufo bianco. Tale chiesa aveva poi un portico con le travi della copertura che poggiavano su dei pilastri di trachite; questi ultimi vennero in seguito riutilizzati nella realizzazione del sedile circolare lungo l’abside della nuova chiesa. La costruzione della chiesa venne terminata nel 1668, data incisa in un blocco di trachite della facciata. È difficile indicare lo stile di questa bella costruzione, perché in essa si ravvisano elementi romanici, borgognoni, tardo gotici e rinascimentali. Ciò si spiega con l’utilizzo nella costruzione di pietre squadrate dell’Abbazia di Corte; vedi gli archetti del campanile a vela, e, pare, lo stesso bel rosone della facciata, ricco di particolari segni. La chiesa, come già detto, ha una bell’abside circolare, che originariamente aveva il suo altare in stile basilicale. Successivamente l’abside venne nascosta con un grande e prezioso retablo ligneo, datato 1688, ornato di quadri ad olio rappresentanti i quattro santi padri della Chiesa occidentale, Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno, Gerolamo. La Trinità è rappresentata dalla colomba che sovrasta il retablo, e dai quadri che rappresentano Dio Padre benedicente, e Gesù crocifisso. L’autore dell’opera dovrebbe essere, a dire dello Spano, un certo Muxiri, di scuola romana, operante a Scano Montiferro. Il retablo è di grandi dimensioni, ed ha un’interessante particolarità: le colonne che partono da terra e creano il doppio ingresso dell’abside. Non è particolarmente ricco d’oro, ma vi dominano l’argento e le tinte tenui, che danno risalto agli ornamenti delle colonne, dei putti, delle cariatidi. Al centro dell’altare, la statua del santo patrono, San Demetrio vescovo di Antiochia, coperta oro zecchino. La studiosa Renata Serra, ha definito questa statua “una delle più belle della Sardegna”. Ha le insegne vescovili, mitra e pastorale. Nella destra tiene una palma d’argento, dono di donna Elena Brondo, Marchesa di Villacidro, sposa di un Paliaccio, cui apparteneva il marchesato della Planargia e la contea di Sindia. Sopra la statua del santo vi è lo stemma del vescovo di Bosa Giorgio Sotgia Serra, che scrive nella sua relazione quinquennale al Papa, di aver acquistato a sue spese l’altare ligneo di S.Demetrio della villa di Sindia, con i quadri che lo ornano. Non parla della statua, perché essa è ben più antica. mons. Sotgia Serra fu vescovo di Bosa dal 1682 al 1701.