In due periodi diversi si accende in lista un dibattito sul femminismo
e sui suoi rapporti col lesbismo. Mentre alcune sostengono che il
femminismo è stata la spinta iniziale che ha permesso anche alle
lesbiche di poter esprimere se stesse altre dicono invece che il
lesbismo è sempre esistito e non va identificato automaticamente
con i movimenti politici femministi e di sinistra.
Il femminismo inoltre non è sempre stato capace di accogliere e
capire il punto di vista lesbico: anche le sue teoriche più conosciute,
come Luce Irigaray e le donne del "pensiero della differenza", l'hanno
spesso nascosto e relegato alla sfera personale.
Ma essere lesbiche è una scelta politica? Davvero, come dice Nicole
Brossard, "una lesbica che non reinventa il mondo è una lesbica
in via di sparizione"? E dove si può collocare il lesbismo, qual
è la sua visione del mondo, se ne esiste una? La lesbica, nella
libera affermazione della sua sessualità, è destinata davvero a
scompaginare radicalmente la società patriarcale eterosessuale,
oppure semplicemente e privatamente può viversi la sua vita, magari
nelle pieghe di una larvata clandestinità, senza doversi forzatamente
dedicare a qualche forma di attivismo? Essere se stesse è possibile
senza dover lottare per l'affermazione dei propri diritti e per
una libera visibilità nel mondo che ci circonda?
Nel dibattito che si svolge tutti questi punti di vista sono rappresentati,
rispecchiando la grande diversità che esiste, per età, per esperienze,
per ideologie, tra le centinaia di lesbiche che sentono il desiderio
di confrontarsi in LLI. E così facendo, anche solo in questo scambio
di idee ed in questa partecipazione alla lista, qualunque siano
le loro personali opinioni, compiono un'azione politica.
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