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  di Instinct
Parola d'onore

Le dieci. Tra un'ora e mezza, arriverà il tuo aereo. Non conosco ancora il tuo viso, la tua descrizione è stata così vaga che potresti essere chiunque.

Ma la tua voce no, quella la conosco bene: fresca come i torrenti dei tuoi monti ha dissetato le mie notti in quest'estate rovente. Sarà la tua voce a dirmi che sei tu e non m'ingannerò.

Le undici. La paura di arrivare in ritardo mi ha fatta correre più del giusto ed ora devo aspettare ancora; ancora tanti minuti da occupare immaginandoti, cercando di costruirti attorno a quel sospiro che il telefono mi ha amplificato e che la mia mente, il mio desiderio, caricavano di significato.

"Ti vengo a trovare ­ mi hai detto ­ ma dammi la tua parola d'onore che non mi tocchi, che non mi sfiori neppure". Te l'ho data la parola d'onore, te l'ho data istintivamente, senza pensarci su. Ci penso ora e mi maledico: non verrò mai meno ad una promessa, di più, ad un impegno ma, dio, come farò? Quante volte abbiamo costruito insieme con le parole il nostro incontro, esasperando il nostro desiderio e tu condanni le mie mani, le mie labbra all'inerzia.

Le undici e mezza. L'altoparlante annuncia l'arrivo del tuo volo. Le porte scorrevoli si aprono ed una fiumana di corpi sconosciuti ne viene fuori: quale sarà il tuo? Non ti conosco, non ti riconosco. Esco fuori e ti chiamo.

Finalmente la tua voce: "Sono qui.". Sei davanti a me, ora ti vedo, ma devo chiudere gli occhi: non so chi sia la sconosciuta che mi guarda, so soltanto che ha rubato la tua voce.

Una corsa, mezz'ora, poco meno. Siamo a casa. La tua voce continua ad essere l'unico punto fermo di questo lungo momento. Ma la tua voce ora si è vestita del tuo profumo.

"Non mi prepari un caffè?". Certo, scusami. E mi segui, mi osservi; i tuoi occhi indugiano sulle mie mani: te l'avevo detto che ho mani molto grandi, non mentivo, sai!

Sono in piedi, mi appoggio alla parete e tu mi vieni vicina, troppo vicina. Come un'animale mi annusi il collo e le tue labbra sfiorano appena la mia pelle. Ti fai ancora più vicina e tutto il tuo corpo sfiora appena il mio. Il tuo profumo mi ubriaca. Istinto, è solo l'istinto che mi fa chiudere le braccia intorno ai tuoi fianchi, ma non ho il tempo di sentirti; la tua voce è ferma, decisa: "Avevi dato la tua parola!". Maledizione, è vero.

Allargo le braccia e tu blocchi le mie mani contro il muro mentre ti appoggi a me e cominci a baciarmi lievemente; ora sì che ti sento. Tremo e tu ridi degli effetti della tua crudeltà. Mi prendi ancora le mani, le osservi e le poggi sui tuoi fianchi. Solo un attimo e le blocchi di nuovo contro il muro. Mi apri la camicia e le tue labbra sfiorano il mio seno. Mi raccolgo tutta in questi baci e anniento ogni mia volontà. Mi chiedi di spogliarti e non capisco. Me lo richiedi e tremo di più. Le tua pelle abbronzata emerge dai tuoi vestiti che cadono giù in disordine. Vorrei baciare quel neo che hai sul collo ma hai preso ogni mia capacità di azione: ora sono davvero paralizzata. Nuda, in piedi contro di me; la tua bocca si poggia sulla mia ed ora, finalmente, sento anche il tuo sapore: mi arriva attraverso gigantesche ondate di non esistenza. Non esisto più, non ho più un corpo, non ho più altra sensazione che ciò che tu vai plasmando in me. Continui a spogliarmi e quasi non me ne accorgo. Ora sono nuda anch'io contro di te.

"Non mi porti a letto?". E la tua voce è un dolce rimprovero. Ti prendo in braccio, tu così piccola, io così grande. La sensazione di bagnato sul mio braccio mi dice solo adesso quanto mi desideri e si fa strada in me la consapevolezza di ciò che sta per accadere. Le lenzuola, solo per un attimo, danno un brivido di freschezza sulla pelle. Mi distendo su di te ma sgusci via. Mi blocchi di nuovo, questa volta col tuo corpo: è un peso lieve ma basta a paralizzarmi un'altra volta. Le tue labbra percorrono tutta la mia pelle, scendono sempre più giù, si fermano al centro del mio desiderio, si spostano ancora, sigillano le mie labbra e mi regalano un sapore nuovo.

Prendi le mie mani ed insegni loro ogni curva del tuo corpo. Le tue mani hanno già imparato ogni curva del mio. Le lenzuola sono intrise di sudore e desiderio e non rinfrescano più la pelle. Ma la pelle non vuole più freschezza, vuole calore, sempre più calore. Le note aspre del tuo profumo ci avvolgono di più.

Mi vuoi su di te adesso. Ho paura di schiacciarti col mio peso ma è questo che vuoi. Mi muovo lentamente su di te ed è come se fossimo l'una dentro l'altra. Posso sentire le pulsazioni del tuo sesso dentro il mio, del mio sesso dentro il tuo.

Le mie mani osano prendere l'iniziativa e tu le lasci fare: mi hai liberata dal vincolo d'onore. Ora posso finalmente percorrerti come voglio, ora posso inventare le mie geometrie su di te. Ora posso assaporare anch'io il tuo desiderio. Le nostre mani si incontrano ancora e si perdono.

Risento il tuo sospiro che cresce e diventa quasi un canto dal profondo di te: è lo stesso mio canto e lo stesso mio sospiro.

Il pomeriggio ci sorprende esauste: è già l'ora di andare. Bisogna trovare un po' di forza; ne raccolgo un brandello nascosto tra i cuscini: l'aereo non aspetta. Un'altra corsa, in silenzio questa volta. Il tuo volo è stato già annunciato. Le porte scorrevoli ti inghiottono.

Risalgo in macchina. Un raggio si sole colpisce qualcosa sul sedile e ne trae un riflesso: la boccetta del tuo profumo. La apro e respiro profondamente. Sei ancora qui con me.