MT. SAINT MICHELLE 

 
 
Mont Saint Michelle
La Merveille

 
Mont Saint Michelle
L'architettura
La Merveille
Negli ultimi tempi
Robert De Torigny

 
Motivi storici
Il duca di Normandia nel 1066 divenne anche re d'Inghilterra. Il ducato passava alla dinastia dei conti di Anjou. Il matrimonio tra il Plantageneto Enrico II con Aliénor d’Aquitania faceva aggiungere immensi possedimenti al regno.

Re della Gran Bretagna, rimaneva però vassallo di un re molto meno importante e potente di lui, quello di Francia, avendo possedimenti in Normandia.

Nacque quindi un lunghissimo conflitto che durò per tutto il XII secolo, quando all'inizio del XIII secolo cadde l'impero dei Plantageneti dopo che il re di Francia Filippo Augusto conquistò la Normandia grazie ad una rapida campagna militare condotta nel 1204.

Ed ecco il legame di questo evento con Mont Saint Michelle. Durante questa campagna, una truppa di bretoni incendiò il complesso, causando gravissimi danni. Il lato nord ed un grande edificio voluto dall'abate Roger II venne completamente divorato dalle fiamme.

Dopo l'incendio
La mancanza di fondi per la ricostruzione e la discordia tra i monaci ed il loro abate, Jourdian, furono la causa principale del ritardo nella ricostruzione.
Quando nel 1211 Filippo Augusto succedette ai duchi di Normandia nel ruolo di protettore dei monaci, fece loro generose donazioni.

Nel 1212 morì l'abate Jourdain e Raoul des Isles, suo successore iniziò a ricostruire il monastero partendo dai resti rimasti dall'incendio del 1204.
L'architetto conosceva le esigenze dei monaci e degli spazie di cui necessitavano, inoltre lo stile gotico consentiva progetti più audaci.

Si decise così di sviluppare gli edifici in verticale, non avendo molta superficie a disposizione.
Tre grandi edifici di altrettanti piani l'una. Questi divennero il complesso della Merveille.

Soli 17 anni, dal 1211 al 1228, furono necessari per completare due edifici dei tre previsti.

Il terzo edificio previsto non venne mai costruitio, lasciando alla comunità monastica sei locali della Merveille a disposizione.

Ora ci addentriamo nel XIII secolo, proprio il periodo durante il quale si verifica una svolta importantissima nella storia spirituale del Medioevo.

Sotto le influenze di San Francesco di Assisi, i monaci più ispirati si orientano agli ordini mendicanti, per predicare accanto ai poveri ed ai bisognosi, lasciando quindi i monasteri per recarsi in città.

Nei conventi benedettini la vita cambia ed i cantieri vengono abbandonati.


 
L'edificio orientale
L'edificio costruito a oriente è in realtà un insieme di sale da pranzo sovrapposte.
Al pianterreno si trova il cappellanato, in centro la sala degli ospiti ed in cima, al terzo ed ultimo piano vi è il refettorio dei monaci.

La cucina era attigua a quella dei monaci. In pratica ad ogni stanza corrispondeva un ben distinto ordine sociale.

Chi prega, quando deve nutrirsi, si riunisce nel refettorio. Chi combatte, quindi parliamo dei nobili, viene accolto nella sala degli ospiti mentre i poveri vengono assistiti e sfamati nel cappellanato.

Il refettorio viene coperto da una struttura in legno, la sala degli ospiti con volte a crociere ogivale ed il cappellanato con semplici ma robuste volte a crociera, dovendo sopportare l'altezza e quindi il peso della costruzione.

Pare che il cappellanato potesse essere stato recuperato da una stanza dell'edificio di Roger II, scampata all'incendio del 1204.

La grande velocità dimostrata nella costruzione di questo monumento potrebbe essere spiegata dal fatto che anche i muri intermedi della sala degli ospiti e quelli della sala dei cavalieri, presente nell'edificio occidentale,  potrebbero essere stati recuperati da ciò che sopravvisse all'incendio del 1204.

L'edificio occidentale
Anch'esso diviso in tre piani vede, al pianterreno la cantina, la sala dei cavalieri al centro ed il chiostro in cima.

Ogni piano è caratterizzato da metodi architettonici dettati dal peso della struttura che deve sorreggere e dallo spazio a disposizione per farlo.
In cima serviva leggerezza, per cui il chiostro era la struttura più idonea. Al centro la sala dei cavalieri doveva essere solida e quindi con volta in pietra per sorreggere il peso del chiostro.

Il problema nacque dovendo progettare il pianterreno, il quale doveva reggere l'intera struttura.
Vennero quindi adoperate pesanti volte a crociera al piano inferiore, volte a crociera ogivale nel mezzo e del perlinato al piano superiore.

Questa sovrapposizione segue anche una logica spirituale: il chiostro serve alla meditazione ed a scopi intellettuali, nello scriptorium i monaci studiano e lavorano, mentre nelle cantine vi sono i beni materiali ovvero le provviste ed il cibo. 
Pare che questo edificio sia posteriore a quello orientale, le sculture presenti ai piani superiori sono molto incavate e caratterizzate da contrasti di luce e di ombre, caratteristica diffusa in Normandia ed affermata nel 1220.

Anche in questo caso pare che per costruire le cantine siano stati usari i resti degli edifici di Roger II, superstiti dell'incendio bretone del 1204.
Le pareti della cantina e della sala dei cavalieri conservano elementi tipici di un monastero romanico.


 
Il refettorio
Esso è coperto da una volta a botte in legno, intervallata da moltissime colonnine. Si tratta di un ambiente molto luminoso anche se le aperture e le finestre non sono direttamente in vista, in quanto le strette ed alte finestre sono incassate all'interno delle spesse mura dei contrafforti interni.
Secondo la regola benedettina i monaci dovevano nutrirsi in silenzio, in quanto il pasto è un'attiva spirituale, osservati dall'abate. In questo luogo l'acustica è sorprendente ed il lettore poteva farsi udire comodamente da ogni monaco senza dover alzare la voce.
L'architetto è andato incontro a due problemi, costruire un edificio solido e robusto da una parte, ma al contempo vivibile dai monaci. Il peso spinge sulle pareti del piano inferiore che è stato costruito con la volta in direttamente pietra, evitando di contraffortarla.

 
Il chiostro
Anche se non doveva a sua volta sopportare il peso di una costruzione sovrastante, essendo ubicato all'ultimo piano, anch'esso ha creato non poche diffcicoltà ai suoi costruttori. Si doveva creare un terreno piano e ricordare quelli tipici delle strutture convenzionali.
Come gli atri delle ville romane mostra un loggiato di disimpegno, che collega le stanze più importanti del monastero. Ad est comunicava con il refettorio e le cucine, oggi scomparse, a sud con la chiesa, attraverso una porta, e con il dormitorio attraverso un'altra. Ad ovest tre aprture dovevano consentire la comunicazione con la sala del capitolo, mai costruita, ed una quarta, costituita da una piccola porta consetiva l'accesso all'archivio.
Solo il loggiato settentrionale, orientato verso il mare, non aveva accessi alle stanze.
La sua funzione è di meditazione personale del monaco, oltre ad avere funzioni di lavoro e di accoglienza.
Spiritualmente è l'unico luogo del monastero dove il singolo individuo conta di più della comunità.
Visto il già enorme peso che questo edificio doveva portare non si poteva immaginare di usare la pietra per coprire il porticato, per cui si ricorse all'impiego del legno.
Ai lati gli spessi muri in granito sostengono il peso e non compromettono la struttura sulla quale poggiano. Le colonne alte e strette danno il senso di apertura verso il centro ed il cielo, meta del monaco, da sempre simboleggiata con il paradiso.
Essendo costruito all'ultimo piano non si trova sovrastato da nessun'altra costruzione e quindi permette la meditazione e la contemplazione del cielo.

Le colonnine importate dall'Inghiliterra, costiuite da pietra calcarea vennero sostituite nel 1878.

Le tre aprture verso la stanza del capitolo, murate fino al XIX secolo, oggi hanno permesso la trasforamzione del chiostro in un belvedere, consentendo la vista sulla spiaggia e sul mare, che un tempo dovevano essere penalizzati per permettere le concentrazione verso il cielo.

L’architetto Y. M. Froidevaux, verso la metà del XX secolo applicò le nuove scoperte di impermeabilità consentendo così di creare un giardino al centro del chiostro.

I bassorilievi usata per decorare le pareti di pietra di Caen, hanno temi e motivi floreali.

Tra le figure religiose ritratte nelle sculture vi è Sant Aubert, il fondatore del monastero e San Francesco, importante per due motivi.

E' una delle sculture più antiche del santo, risale al 1228, mentre San Francesco morì nel 1226, inoltre segna il passaggio del sentimento religioso verso gli ordini mendicanti ed il decadimento benedettino, i quali rinunciarono di costruire altri edifici spirituali.


 
La Sala degli Ospiti
Essendo grande quanto il refettorio, che essa sorregge, presenta un aspetto ben diverso. Mentre il refettorio invita alla meditazione, questa sala ha il compito di rilassare e mettere a proprio agio gli ospiti.

Invita alla festa, le colonne sono molto sottili, le finestre altissime e geminate per essere rese ancora più strette.

La scultura dei capitelli si fonde con la volta a crociera ogivale. In origine doveva presumibilmente essere decorata con affreschi sulle volte e rivestimenti in legno dipinto, forse tappezzerie e pavimentazione in piastrelle.

Lungo la parete nord vi sono due grandi camini che permettevano agli ospiti di poter cucinare in orari liberi, in modo indipendente dall'ora in cui arrivavano.

In questa sala vennero accolti anche i re di Francia che da San Luigi a Enrico III si recarono quì in pellegrinaggio.

Erano infatti ospiti di questa sala amici e parenti degli amici del monastero, come usava chiamare l'abate Richard Turstin, ovvero chi si distingueva nelle donazioni.
Questa sala sostituì quella voluta da Robert de Torigny all'altra estremità del complesso.

La Sala dei Cavalieri
Essa si trova sotto al chiostro ed è stata costruita poco tempo dopo alla Sala degli Ospiti, adoperando lo stesso tipo di granito e con la stessa architettura.
Euppure la sua architettura ci appare diversa.

Quattro navate invece di due, distinte da tre file di colonne, di cui l'ultima a sud poggia direttamente sulla roccia.
Sul lato nord sono invece situati i camini, dietro ai quali si trovava la latrina, preceduta da un piccolo porticato sulla baia.
La stanza ha l'apparenza di essere più vasta sebbene le sue colonne ne igombrino parecchia.

Le colonne appaiono un po tozze e dotate di tamburi piuttosto bassi. Dove possibile le aperture delle finestre sono rotonde, altrimenti a sesto acuto. In particolare esiste un'apertura che avrebbe consentito l'accesso tramite una stanza, mai costruita, che dona alla Sala dei Cavalieri molta luce.
Forse sarebbe dovuta essere collegata con una biblioteca.

Lo scriptorium fu un luogo più di lavoro che di studio e la sua illuminazione era indispensabile per l'operato dei monaci che dal XIII scrivevano i libri.
Però già nel XII secolo nacquero piccole botteghe, esterne all'abbazia dove i monaci acquistavano i testi per laa biblioteca abbaziale.
 

Il Cappellanato
Il cappellanato è l'unica stanza salvatasi completamente dall'incendio del 1204. Essa si trova a sorreggere il refettorio dei monaci, sotto alla Sala degli Ospiti.

Il suo aspetto romanico, molto semplice, non vanta decorazioni di alcun tipo. I capitelli lisci ad abaco quadrato, nessun trasversale sulla volta a crociera, nessun affresco e nessuna pittura. Non vi sono sprechi di decori ma semplcitià. La stanza deve accogliere i poveri, non i potenti ed i ricchi.

Per questo motivo, seguendo l'insegnamento di S. Benedetto, era lì che si doveva prestare accoglienza. Visto il grande numero di poveri e di pellegrini era impensabile che tutti quanti potessero essere ospitati nel cappellanato.

Infatti in questa stanza si distribuivano solamente i pasti, esisteva infatti un passa vivande tra il refettorio e la stanza nell'angolo a nord est.
La tradizione vuole che venissero distribuiti i pasti non consumati dai monaci durante il giorno di digiuno, come accadeva a Cluny.

La Cantina
La cantina si trovava ovviamente al pianterreno dell'edificio occidentale e serviva per immagazzinare le provviste.

Ricordiamoci che sopra ad essa vi erano la Sala dei Cavalieri ed il Chiostro, per questo motivo i grandi pilastri quadrati che contiene non hanno decorazioni ne abbellimenti particolari ma puntano tutto sulla solidità. Essi non hanno neppure il capitello.

In questa stanza alcuni muri sono ancora arrossati e rigonfi dal devastante incendio del 1204. Nella parte nord vi è un'apertura che veniva adoperata per far entrare le provviste issate grazie ad una grande ruota.

Essa era però pur sempre una cantina a 50 metri di altezza, al suo esterno esisteva una rampa che raggiungeva la spiaggia, accanto alla fontana di Sant Aubert.

La Sala delle Guardie
Esiste una grande scalinata molto ripida chiamata il Baratro. Appena prima di essa si trova la Sala delle Guardie.

In realtà non è una vera e propria sala, ma un camminamento chiuso che conduce al santuario, inerpicandosi lungo il monte.

Nel XV secolo questo ambiente è stato accorciato lasciare spazio ad una muratura con la funzione di sorreggere l'abside gotica. In alcuni punti si può intravedere che la volta prosegue all'interno ndel muro dentro la roccia.
Ad est si accede al Cappellanato, mentre la grande scalinata che porta al Santuario ci appare di fronte.

Essendo anche questa una via di accesso alla Santuario, era protetta da strutture difensive. Esistono ancora i resti di una saracinesca a metà altezza, segno di un elemento difensivo parzialmente resistito alle modifiche ed al tempo.

Raggiunta la cima della scalinata, si arriva sulla terrazza del Saut Gautier, dove si può osservare il paesaggio a Sud.

La Belle Chaise
Possiamo comprendere come l'importanza del potere crebbe dal XI secolo, quando il tribunale vescovile era situato in una piccola stanza nella sezione occidentale del monastero, al XIII secolo, quando Richard Turstin fece costruire una nuova sala sotto alla Sala delle Guardie.

In seguito la stanza dove veniva amministrata la giustizia in nome dell'abate prese il nome di La Belle Chaise dopo che l'abate del XVI secolo, Pierre le Roy, vi aveva fatto portare una sedia imponente e maestosa. Lo stile delle altre finestre verticali ricordano, per lo stile e la forma, quelle del refettorio.

La facciata meridionale del monastero era destinata ad essere completamente modificata. Tra le aggiunte venne eretta la Pierrine, una torre per l'alloggiamento della guarnigione ed il suo procuratore, accanto alla Belle Chaise.

Venero costruiti anche i suoi alloggi, separando ancora di più l'abate, sempre più uomo politico ed amministratore dei beni materiali, dal resto dei monaci.

Dalla seconda metà del XIII secolo solamente il palazzo dell'abate fu oggetto di lavori di restauro e di miglioria, mentre solamente il coro venne ricostruito dopo la Guerra dei 100 anni.

Oggi alcune di queste stanze sono occupate dai monaci, altre cono state trasformate in uffici ed archivi per la "Conservazione dei monumenti Storici".

() La Guerra dei 100 anni
Abbiamo visto come, verso la fine del XII secolo, la spiritualità monastica cede spazio alla materialità ed alla temporalità.

Alla metà del XIV secolo iniziò la guerra tra Francia ed Inghilterra.
Questo lunghissimo conflitto è stato interrotto da numerose tregue, accordate con l'unico scopo di organizzarne meglio la ripresa.

Così nel XVI secolo i cantieri lavorano a Mont Saint Michelle per costruire le attuali difese, l'ingresso che tutti noi possiamo ammirare oggi, è stato costruito in questo periodo.

Vengono erette due torri accanto alla scalinata del Baratro, prima della Sala delle Guardie.
Prendono il nome di torri del Castelletto e sono state costruite cercando di abbellire elementi difnesivi con ornamenti estetici, come l'uso del granito grigio e rosa alternati alle basi.

Sotto al Castelletto vengono costruite mura e barbacani e nuove scalinate ripide, simili al Baratro, vengono unite alle costruzioni del XIII secolo di nord est.
Dopo l'episodio di Azincourt, un ennesima sconfitta della cavalleria francese, la guerra prende una svolta.

Nel 1420 viene firmato il trattato di Troyes che sancisce la sconfitta dei francesi e nel 1421 crollano le volte del coro della chiesa abbaziale.

Il nuovo Coro incompiuto
L'abate Guillaume d’Estouteville, fratello del capitano di Mont Sain Michelle, dopo la guerra, pensò di ricostruire il coro.

Molto legato al Papa ed al re, oltre che amante del lusso decise di non aggiustare i resti di una vecchia chiesa ma di ricostruire il coro con lo stile dell'epoca, il gotico fiorito.

La cripta sottostante doveva sorreggere un gran peso. Per questo venne realizzata con grossi pilastri ed enormi colonne cilindriche, con il solo scopo di virtuosismo architettonico, senza il pretesto di essere un luogo sacro.
Il coro rappresenta quindi l'apice dell'achitettura del periodo, alto, snello e verticale.

Per evitare il rovesciamento dei contrafforti che reggono gli archi di spinta, essi vengono arricchiti di pinnacoli, guglie e fasci di foglioline.
Si nota un grande contrasto tra la semplicità dell'esterno ed il grande lavoro di cesellatura esterno.

I lavori di costruzione del coro durarono dal 1450 fino al 1521. Il medioevo era terminato, i centri di cultura, quelli intellettuali e spirituali erano migrati verso i villaggi i le residenze dei re, lungo la Loira.

L'opera, denominata la Grande Impresa,  venne così lasciata incompiuta, restando appoggiato contro il transetto romanico senza alcuna continuità con esso. Oggi rappresenta il passaggio tra le due epoche.

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