Benvenuto sulle ali dell'Arcadia! Sulle ali dell'Arcadia In questo oceano senza domani, sotto il segno del teschio, sotto il mio simbolo, io vivo la mia liberta'!!

[ Main ]
[ Chi siamo ]
[ Matsumoto ]
[ Anime ]
Trama della tetralogia wagneriana

di Luca Santarelli

 
Das Rheingold (L'oro del Reno)
 
Nei tempi delle antiche leggende, l'Europa del nord era divisa in tre reami: il sottosuolo, nelle cui ombre abitavano i nibelunghi, la superficie, dove vivevano giganti e mortali, e le cime delle nuvole, casa degli dei.
 
Atto I: nel profondo del Reno, tre delle figlie del fiume, Woglinde, Wellgunde e Flosshilde, protrettrici e guardiane di un tesoro nasconsto, stanno giocando e ridendo in allegria e spensieratezza quando, da dietro una roccia, appare la rozza forma di Alberich, uno dei nibelunghi. Accecato dal desiderio, lo gnomo cerca di afferrare le tre giovani ninfe prima che esse rientrino nell'acqua, ma i suoi tentativi sono maldestri e non fanno altro che provocare l'ilarità delle stesse. Di fronte a ciò lo gnomo prova dapprima una crescente frustrazione, poi sfociante in rabbia. All'improvviso, però, una luce risplende nell'oscurità ed illumina sulla sommità di una roccia... l'Oro del Reno!
Le ninfe salutano gioiose il prezioso tesoro di cui sono custodi e rimangono stupite nel vedere che Alberich non lo conosca, così gli spiegano ingenuamente che quello sia il meraviglioso Oro del Reno, l'onnipotente Oro del Reno che, se forgiato in un anello, renderebbe il suo possessore capace di qualsiasi cosa, capace di governare il mondo intero. L'oro è: però al sicuro, gli dicono allegre le donne, poichè chiunque lo rubasse dovrebbe rinunciare all'amore.
Visti gli insuccessi avuti con le ninfe pochi minuti prima, Alberich si arrampica frettolosamente sulla roccia, maledice l'odiato amore di cui non ha bisogno, si impossessa dell'oro e scappa rapidamente nell'oscurità che si diffonde in tutto l'ambiente circostante, lasciando le tre giovani ninfe nello stupore e nel dolore dell'avere perso così stupidamente il loro tesoro.
 
Fricka sveglia Wotan per vedere il Valhalla::Atto II: Wotan e sua moglie Fricka stanno riposando su un prato fiorito, quando l'alba illumina una fortezza che brilla in lontananza nel cielo. I due si svegliano e Wotan contempla la sua nuova fortezza, il Valhalla, ammirandone dimensioni e robustezza, esaltandolo come il coronamento dei suoi sogni. Fricka tuttavia non è ne è affatto contenta, ed anzi inizia un litigio tra i due quando la donna rimprovera a Wotan di avere promesso sua sorella Freia, dea della bellezza e giovinezza, in pagamento ai giganti Fafner e Fasolt per la costruzione del Valhalla. Wotan la rassicura dicendole che stava scherzando e non ha mai avuto intenzione di rispettare il contratto e dare Freia ai due giganti, ed ha anzi incaricato Loge, il dio del fuoco, di trovare una valida alternativa da proporre ai giganti.
Improvvisamente arriva Freia, cognata di Wotan, inseguita da Fafner e Fasolt che richiedono il pagamento del loro contratto, al che Wotan rassicura la moglie che Loge risolverà la questione aiutandoli.
I due giganti pretendono che il contratto sia rispettato, pena la caduta in disgrazia degli dei. Fasolt, innamorato di Freia, non vuole accettare nessun'altra forma di pagamento. Fafner, tuttavia, sapendo che la mancanza di Freia impedirebbe agli dei di nutrirsi delle mele d'oro che garantiscono loro la giovinezza, quindi facendoli invecchiare e facendo perdere loro potere, decide che la donna debba venire presa con la forza.
Come i due cominciano a trascinarla via, arrivano Froh e Donner (tuono) in suo soccorso impedendo ai due giganti di andarsene frapponendosi sul loro cammino. Wotan interviene, ricordando che tutti i contratti sono protetti dal giuramento fatto sulla sua lancia, e così i due giganti avranno Freia.
Loge interrompe la discussione materializzandosi da una nube di fumo e, lui che aveva originariamente proposto a Wotan di offrire Freia come pagamento per i giganti, suggerisce a Wotan di dare l'oro del Reno ai due al posto della donna ed informa dei e giganti del fatto che l'oro sia stato rubato da Alberich, che l'ha forgiato in un potente anello che garantisce infinita potenza a chi lo indossi e che costituisce una minaccia anche per gli stessi dei. Wotan è subito attirato dal potere dell'anello, mentre Fricka, saputo che tramite l'anello potrebbe rendere fedele il suo marito, insiste con Wotan perchè ottenga oro ed anello. Dato che anche le figlie del Reno lo vogliono indietro, Loge suggerisce a Wotan di rubarlo ad Alberich, come lo stesso gnomo ha fatto. Fasolt, innamorato di Freia, non è d'accordo, ma Fafner, attratto dall'oro, si dice disposto ad accettare questo nuovo scambio e suggerisce a Wotan di utilizzare l'astuzia per ingannare lo gnomo. Loro due prenderanno Freia in ostaggio fino alla sera, momento in cui Wotan dovrà consegnare loro l'oro.
Non appena Freia, terrorizzata ed urlante, si allontana, gli dei cominciano ad invecchiare, privi del loro magico nutrimento.
Wotan chiede quindi a Loge di accompagnarlo nel sottosuolo, alla ricerca di Alberich e del suo oro.
 
Atto III: il rumore di martelli che battono su incudini risuona nelle oscurità del Nibelheim, il regno di Alberich, dove lo gnomo costringe i suoi schiavi a lavorare in miniera alla ricerca di oro da aggiungere al suo bottino. Mime, fratello di Alberich, sta forgiando il Tarnhelm, un magico elmo dorato che gli permetta di trasformarsi in qualsiasi cosa, ma il suo malvagio fratello lo costringe a darlo a lui tramite i poteri dell'Anello. Impadronitosi dell'elmo creato da Mime, ora Alberich può assumere qualsiasi forma e dimensione che voglia, può diventare invisibile a piacimento, e sfruttando questi poteri infierisce sul suo indifeso fratello e poi va a seminare il terrore tra i suoi schiavi.
 
Presto Wotan e Loge arrivano sul luogo trovando Mime in fuga dalle angherie del fratello. Lo gnomo si lamenta con loro dicendo che aveva sperato di utilizzare il Tarnhelm per ingannare il fratello ed impadronirsi del suo anello. Non riconosciuti, i due offrono divertiti il loro aiuto a Mime per salvare lui e tutti i Nibelunghi e renderli di nuovo liberi; in quel momento arriva Alberich alla guida di un gruppo di schiavi che portano oro al suo bottino. Alberich riconosce Wotan e Loge e domanda loro cosa vogliano, minacciandoli arrogantemente di ucciderli e di distruggere tutti gli dei grazie al potere acquisito con l'anello.
Loge si finge spaventato e domanda allo gnomo cosa accadrebbe se qualcuno gli rubasse l'anello durante il sonno. Alberich ride della domanda del dio e gli risponde che nessuno può insidiarlo grazie ai poteri dell'elmo che indossa, capace di renderlo invisibile e di trasformarlo in qualsiasi cosa. Loge finge di non crederci e a prova delle minacce Alberich si trasforma in un gigantesco serpente, dopodichè ritorna alla sua forma normale.
Loge si congratula con lo gnomo e l'efficacia della trasformazione e gli domanda se però sia anche in grado di trasformarsi in qualcosa di più piccolo in modo da potersi nascondere. Una rana ad esempio.
Alberich ridendo si trasforma subito come richiesto da Loge, cadendo così nel suo piano: Wotan lo intrappola con il piede e Loge lo priva dell'elmo magico. Ritornato alla sua forma normale, viene legato e condotto alla supercficie dai due dei.
 
Atto IV: una volta giunti in superficie, i due dicono ad Alberich che non lo lasceranno andare prima che abbia consegnato loro tutto il suo oro come riscatto. Anche se incollerito, Alberich accetta, conscio del fatto che grazie all'anello sarà in grado di rientrare in possesso delle sue fortune o farsene di nuove. Loge gli libera la mano destra, così che Alberich possa baciare il suo anello e così chiamare a sè i suoi schiavi con l'oro.
Avendo obbedito agli ordini degli dei, lo gnomo chiede che venga liberato e gli venga restituito il Tarnhelm, ma Wotan risponde che lo terranno loro, ed anzi anche l'anello fa parte del riscatto che Alberich dovrà pagare per venire liberato, non essendo in fondo veramente di Alberich, ma essendo stato rubato.
Lo gonomo protesta, accusando Wotan di essere un ladro tanto quando lo è stato lui, ma il signore degli dei non vuole sentire niente e si prende a forza l'anello dalla mano dello gnomo.
Mentre Loge lo libera dai legami che lo tenevano imprigionato, Alberich lancia una maledizione sull'anello: finchè non gli verrà restituito, che invidia e morte cadano su tutti quelli che lo possiedono!
 
Alberich scompare mentre arrivano gli altri dei, assieme ai due giganti che portano con loro Freia. Fasolt è triste al pensiero di perdere Freia, e accetta lo scambio solo se l'oro gli nasconderà la vista della donna da lui amata. I due giganti, quindi, mettono le loro clave sul terreno in modo da formare una base per l'oro e Loge comincia a ricoprire Freia con il tesoro rubato ad Alberich. Fasolt dice di vedere i suoi capelli attraverso un buco, ed allora Loge aggiunge al tesoro anche il Tarnhelm. Non basta, Fasolt vede ancora un riflesso dell'occhio di Freia. Fafner, allora, esige che Wotan aggiunga al riscatto anche l'anello che indossa alla mano, l'anello del nibelungo. Il dio si rifiuta, Fafner si riprende Freia e cominciano a litigare, ma in quel momento cala l'oscurità e si apre uno squarcio nel terreno. Dalle profondità del suolo esce Erda, la dea della terra, risvegliata dal conflitto in corso, che dice a Wotan di onorare il patto e disfarsi dell'anello su cui ormai pesa una maledizione che avrà esiti nefasti per gli dei: riesce a vedere l'alba del giorno che segnerà la fine degli dei, il Götterdämmerung
Wotan, seppur riluttante, acconsente e lancia l'anello sulla pila d'oro, al che Freia viene liberata. In quello stesso momento la maledizione compie la sua prima vittima, poichè Fafner, accecato dall'avidità, inizia a litigare con Fasolt sulla divisione dell'oro e lo uccide, prendendo per se oro, elmo ed anello.
 
Dopo che Fafner se ne è andato, Fricka dice a Wotan di pensare alla loro nuova casa: Donner evoca tuoni e fulmini che diradano la nebbia che si era formata attorno alla montagna dove si trovavano. Mentre i cieli si rischiarano, un arcobaleno forma un ponte tra la terra e la nuova casa degli dei, Valhalla. Mentre Wotan guida gli dei attraverso il ponte, si sente il canto di dolore delle figlie del Reno che piangono il loro tesoro perduto, mentre Loge, rimanendo nel mondo dei mortali sotto forma di fuoco, commenta che gli dei si stanno dirigendo verso il loro destino.
 
 
 
 
di Luca Santarelli (lucachan@tin.it)
Fonti utilizzate:
   http://users.utu.fi/hansalmi/wagner/
   Le immagini sono di Ferdinand Leeke (1859-1925) e furono commissionate da Siegfried Wagner, figlio di Richard Wagner.

 

“Sulle ali dell'Arcadia” è un sito amatoriale a fine divulgativo e non a fine di lucro.
Ogni articolo è proprietà intellettuale del suo autore o, dove non ne sia indicato alcuno, del webmaster.
Nessun articolo o contenuto di questo sito può venire utilizzato senza il consenso scritto dell'autore. In fondo basta chiedere!
Harlock™, Yamato™, Galaxy Express™ e la quasi totalità dei personaggi citati sono © di Leiji Matsumoto, ogni altro nome è © del rispettivo autore.
 
“Finchè la gente non smette di credere nei propri sogni, essi non svaniscono.”