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Raccolta l’eredità dei Last of the Teenage
Idols, band con cui si era fatto le ossa durante un lungo
soggiorno inglese, il chitarrista Daniele Macchi mette
nero su bianco il primo nucleo degli Zoo di Venere già
nel 1997, uscendo però con l’EP “Emozioni
in overdose” solo nel 2000 e arrivando all’esordio
lungo oggi, a distanza di sei anni.
Vista la lunga esperienza del musicista, possiamo quindi
scommettere sulla rodazione dell’ensemble (tre ragazze
e due maschi), e difatti quello che ascoltiamo è
certamente un album guidato dalla mano di un veterano
che sa come muovere le corde degli strumenti e della nostra
sensibilità.
Rock diretto e sparato, voluminoso e dal tiro chitarristico
potente, perfetto nella macchina ritmica secca e frenetica,
quasi anfetaminica anche quando asseconda un lavoro strumentale
dalle ambizioni più complesse che non l’attacco
da power rock.
Assolutamente da antologia la finale “Dolce lucida
follia” e bella sorpresa la track nascosta, semiacustica.
La voce di Luana Caraffa, che supplisce la mancanza di
una personale identità con una perfetta gestione
della materia musicale, e il video realizzato dal regista
Richard Lowenstein (“E morì con un felafel
in mano”) ci fanno scommettere sulla riuscita, anche
commerciale, del gruppo.
Andrea Villa
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