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Ha
scritto Lester Bangs, una tra le pagine più piccanti del rock. Ha
cantato la droga, la perversione, l'ambiguità e l'omosessualità.
Nelle sue canzoni si parla, senza veli, senza alcun pudore, con
una sincerità che il rock non aveva mai conosciuto prima. Solo
successivamente si è addolcito dimenticando il passato.
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Lou Reed
nasce a Brooklyn, New York, il 2 marzo 1943 da una famiglia della
buona borghesia ebraica. Studia letteratura alla Syracuse
Univerity, poesia con Delmore Schwartz. Ma ama anche il rock e così,
dimenticando un premio di poesia vinto per la sua "The
Slide" accetta un impiego alla Pickwick Records, che gli
chiede di produrre innocue canzoni. Sono gli anni della
trasgressione, in una New York livida e notturna. Sono gli anni di
Andy Warhol e della sua Factory, dei Welvet Underground e dek loro
rock decadente e impietoso fino alla crudeltà. La vita è
difficile, ma Lou Reed, insieme alla bionda "femme
fatale" Nico, diventa la rockstar preferita di Warhlo.
Un'avventura terribile ed esaltante che lascia Reed stanco e
nauseato alla soglia degli anni 70. La storia ricomincia da
Londra, dove Lou Reed cerca di farsi una nuova carriera. Nel 1972
pubblica il suo primo album col solo nome di "Lou Reed"
in copertina. Ma ecco che spunta fuori un vecchio fan dei Welvet
Underground, David Bowie, che produce l'album "Transformer"
e spinge l'amico verso la strada del travestimento e dell'ambiguità
sessuale. Altri dischi importanti dell'epoca sono: "Berlin"
pubblicato nel 1973, "Rock'n'Roll Animal" nel 1974 e
sempre nel 74 "Lou Reed Live". Ma il successo
commerciale arriva con "Sally Can't Dance" sempre nel
1974. Nel 1975 esce "Metal Machine Music". Un disastro
completo, il disco viene ben presto messo fuori catalogo dalla
RCA. Per farsi perdonare, Reed pubblica due album più
"normali": "Coney Island Baby" e Rock'n'Roll
Heart" (1976). Nel 1978 e la volta di "Street Hassle"
e nel 1979 di "The Bells", insieme al grande Don Cherry.
Gli anni 80 sono degne del suo grande passato anche se
non mancano alcune delusioni. Tra gli album più riusciti
ricordiamo: "The Blu Mask" (1982), "Legendary
Hearts" (1983), "Live In Italy" (1984). Poi quando
il sospetto di un inaridimento progressivo comincia a far capolino
tra i vecchi fans, ecco la sorpresa col capolavoro della sua
maturità. "New York" (1989), dedicato ai fatti e
misfatti della città da lui più amata e odiata. E' da questo
momento Lou Reed viene acclamato come il maestro e precursore di
tutto il rock più acido ed eversivo, dal glam al punk, dal metal
al dark, fino alla new wave più coraggiosa. Una citazione
particolare meritano "Heroine" e "Walk On The Wilde
Side: le canzoni più famose di Lou Reed.
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