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Dal
200 d.C. al 1300: Magia ed esorcismo
Consideriamo, in
primo luogo il periodo che va dall'Impero romano al Rinascimento italiano,
durante il quale si confrontano quattro diversi tipi di spiegazione della
follia.
Prendiamo
come data di partenza il 200 d.C., a partire dalla quale si afferma nel mondo
latino la scuola medica di Galeno che, come abbiamo visto, riprende l'impianto
di studi di Ippocrate e spiega il disturbo mentale come uno squilibrio umorale
del cervello: si tratta cioè di una spiegazione organica dei disturbo mentale.
Ad
essa si contrappone la spiegazione magica,
strettamente legata alla cultura delle superstizioni, che collega il
disturbo mentale a contatti con oggetti o animali, o a congiunzioni astrali.
Ancora oggi sopravvive, nella credenza popolare e nel linguaggio, l'idea che
alcuni disturbi siano da collegare alle fasi lunari, e “lunatíco” è ancora
il termine usato per riferirsi a persona che dà segno di mancanza di
equilibrio. Il rimedio, secondo questa concezione., consiste in pratiche e
rituali magici, uso di filtri, amuleti, formule che dovrebbero proteggere dagli
influssi negativi.
Per
molti aspetti simile è la spiegazione religiosa,
formatasi dopo l’affermazione del cristianesimo e rimasta in auge fino al
Rinascimento: per essa, colui che
manifesta disturbi psichici è un indemoniato, un posseduto da spiriti maligni.
L'intera comunità religiosa si sente coinvolta da questo fatto e interviene con
provvedimenti che possono essere di segno opposto: la solidarietà, la
preghiera, il ricorso ad esorcismi oppure la persecuzione e il rogo.
L'atteggiamento magico è individuale o settario, l'atteggiamento religioso è
collettivo e corale. Raramente si lascia al folle - come avveniva nella cultura
greca o in alcune culture orientali - il ruolo di vate o profeta.
Non
mancano spiegazioni psicologiche
medievali,
da non intendersi nel moderno significato, ma come
concetto che fa riferimento alle “affezioni dell’animo” in conseguenza
di grandi crisi esistenziali ed emotive. Espiazioni, conversioni, “vite
esemplari”, sublimazioni, e la loro narrazione in autobiografie di santi, sono
manifestazioni, nella cultura religiosa del Medioevo, di un modo più ricco e
raffinato di interpretare la dinamica degli stati mentali. Si ricordi, per
tutti, l'esempio fornito dalle “Confessioni”di
Sant'Agostino
al termine dell'età
classica e agli albori di quella medievale.
Dal
Quattrocento al Seicento: il rogo dei folli
In quest'epoca prevale la
spiegazione religiosa della follia, sentita come possessione demoniaca, segno
della maledizione e del peccato, la cui purificazione richiede sempre più
spesso il ricorso a pratiche di tortura e al rogo. Non ci furono un Copernico o
un Newton della follia: anzi, all'idea di follia comincia ad associarsi quella
di pericolosità, che permette di trovare un capro espiatorio per le numerose
calamità (carestie, epidemie) che colpiscono le popolazioni. Comincia a
prendere piede l'intolleranza verso il soggetto affetto da disturbi mentali e si
fa strada l'idea della sua reclusione, quando non si tratta di eliminazione
fisica.
A partire
dalla fine del 1400, centinaia di
migliaia di streghe e maghi (e tra loro molti pazienti psichiatrici) furono
bruciati vivi sulle pubbliche piazze: l'ultimo rogo per stregoneria avvenne in
Polonia nel 1793.
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