DALL' ESTERO

Defending the Rorschach in court: an analysis of admissibility
using legal and professional standards

di  Joseph T. McCann - Binghamton, New York

"Difesa del Rorschach in tribunale: un'analisi della ammissibilità
attraverso l’uso di Standard Legali e Professionali"

di     Emanuela Longano*   - Simona Mandressi*

Psicologo
Socio Ordinario AIPG   -   Socio Ordinario CEIPA



Il Punto su ...
Editoriale
di Liusella de Cataldo

"Martina e la decisione presa nel suo interesse"
di Gustavo Sergio



Recensioni
Esame e controesame nel processo penale
di Luisella de Cataldo Neuburger
Diritto e Psicologia
CEDAM - Padova 2000
a cura di Anita Lanotte


Dall'Estero
Difesa del Rorschach in tribunale:
un'analisi dell'ammissibilità attraverso l'uso di Standard Legali e professionali
di E. Longano e S. Mandressi


Notizie dalla Associazione


Convegni e Seminari
Siracusa: 22-23-24 settembre 2000 
Milano: 5-6 ottobre 2000
Roma: 30 ottobre 2000


Parere dell'Esperto
Opponibilità del segreto professionale
di A. Forza.
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Validità genitoriale in senso psicolo-
gico e giuridico.
di M. Adamo, T. Liverani, 
E. Tomeo
 


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 Il tema affrontato è estratto da un articolo del Journal of Personality Assessment (1998, 70-1, 125-144), inerente il dibattito circa l’esistenza di alcuni standard professionali e legali che regolano l’ammissibilità della testimonianza dell’esperto e delle prove psicometriche in ambito forense. 
Negli USA trovano applicazione vari "test legali" che hanno l’obiettivo di stabilire dei criteri per la selezione di metodologie e strumenti psicologici in tale ambito. 
Nella rassegna in oggetto l’autore sostiene, in particolare, che il test delle macchie di inchiostro di H. Rorschach è tale da soddisfare gli standard legali di ammissibilità e i criteri professionali suggeriti. Va ricordato che l’analisi condotta è riferita al contesto statunitense, peraltro ampiamente diversificato dal punto di vista giuridico e legale (Tribunali di Stato, Corti Federali), e soprattutto che il metodo di somministrazione e codifica del test sono da attribuire a Exner (The Rorschach: a Comprehensive System, 1993). I casi in cui il Rorschach è stato considerato una prova psicometrica non attendibile sono da riferirsi esclusivamente a un uso improprio della stessa e non a caratteristiche e peculiarità dello strumento. 
Gli atteggiamenti professionali riguardo all’applicazione del test di Rorschach nei setting forensi si diversificano ampiamente. Non mancano aspre critiche a sostegno della mancanza di validità e oggettività di questa particolare tecnica proiettiva quali l’insoddisfacente coerenza interna e la scarsa attendibilità al re-test, l’insufficiente concordanza fra le siglature e/o fra le interpretazioni (Dawes, 1994). 
In risposta a queste critiche Weiner, tra gli altri, afferma che sostenere l’inattendibilità del Rorschach equivale a una limitata conoscenza della letteratura scientifica maggiormente accreditata. 
Data la necessità di metodi verificabili empiricamente, quando si conducono indagini psicologiche in ambito forense, gli aspetti che emergono nel dibattito sul Rorschach sono di estrema importanza per coloro che utilizzano questo strumento in contesti nei quali gli esiti possono essere presentati e sottoposti a una corte. 
Il test di Rorschach, di fatto, continua a mantenere un posto di rilievo nei contesti di formazione e pratica. 
L’uso professionale di tale tecnica psicodiagnostica rivela come questa sia fra gli strumenti di valutazione più utilizzati negli USA. 
L’obiettivo dell’articolo è di riformulare gli elementi in questo dibattito attraverso un’analisi delle proprietà psicometriche e dell’attuale status scientifico e clinico del test all’interno degli standard stabiliti per l’ammissibilità della testimonianza dell’ esperto, ferma restando la discrezionalità del giudice. 
Considerando che sempre più di frequente gli psicologi sono chiamati a rispondere a importanti quesiti e che tali risposte potrebbero incidere sulla decisione di un giudice, è necessario che si definiscano chiaramente i parametri all’interno dei quali si possa ritenere ammissibile il parere di un esperto. 
Secondo l’Art. 7 del FRE (Federal Rules of Evidence: Norme Federali sulla Testimonianza), ponendo come prioritarie caratteristiche quali la formazione, la competenza, e soprattutto l’esperienza clinica dello psicologo forense, il criterio indicato per l’ammissibilità di una testimonianza risiede nella "utilità". Il parere dell’esperto deve, quindi, essere d’aiuto alla corte nel prendere una decisione. 
Un ulteriore standard, emerso nella causa United States vs Frye (1923), dalla quale prende il nome, esamina se una particolare tecnica o metodologia sia sufficientemente condivisa e diffusa nella comunità scientifica cui appartiene per poterne determinare l’ammissibilità. 
L’ultimo fra i tre principali criteri legali è il cosiddetto Daubert standard articolato, fondamentalmente, su quattro punti: 

a) la teoria e/o la metodologia utilizzate devono rappresentare conoscenze scientifiche opportunamente validate;

b) la teoria e/o la metodologia utilizzate devono essere state sottoposte a revisione critica (determinazione di limiti e bias);

c) è necessaria l’individuazione di percentuale nota o potenziale di errore, utile al mantenimento di uno standard che controlli le procedure della tecnica;

d) la teoria e/o la tecnica devono infine godere di una generale accettazione da parte della comunità scientifica in cui operano.

Alcuni A.A. hanno introdotto ulteriori specifiche relativamente alla scelta degli strumenti di valutazione psicologica nei setting forensi. Premesso che la funzione del clinico all’interno di un’aula di tribunale non è di accertare i fatti, bensì di stabilire un’eventuale connessione tra i risultati delle sue ipotesi diagnostiche e gli aspetti legali, le linee guida proposte si riferiscono, in particolare, alle modalità di selezione, somministrazione e interpretazione dei dati. 
Heilbrun, in riferimento a tali specifiche, evidenzia le seguenti proposte: il test scelto deve essere disponibile in commercio e adeguatamente documentato in un manuale; deve avere un coefficiente di attendibilità di almeno .80 o con un’esplicita giustificazione per coefficienti più bassi; deve avvalersi di un metodo standard di somministrazione, e infine specificare il target al quale è indirizzato. 
Una analisi dell’attuale status clinico e di ricerca del Rorschach rivela che esso incontra gli standard legali e professionali appena descritti. Questa conclusione dell’autore poggia su una vasta letteratura esistente grazie al già citato Exner Comprehensive System, dal momento che questo metodo di somministrazione e decodifica è standardizzato ed è stato, negli ultimi 20 anni, il principale elemento di ricerca sul Rorschach negli Stati Uniti d’America. Inoltre, l’uso principale di dati quantitativi (siglatura, indici e rapporti) come opposti a quelli qualitativi (interpretazione simbolica) è raccomandata vista la disponibilità di ricerche che supportano e avvalorano attendibilità e validità degli stessi. 
Questi elementi hanno permesso di sostenere che il Rorschach può, quindi, essere adeguatamente difeso in aula solo nel caso in cui il professionista abbia una conoscenza approfondita della letteratura professionale e familiarità con i criteri descritti. Lo psicologo forense deve, quindi, essere preparato ad articolare chiaramente le sue argomentazioni e deduzioni basate sui dati Rorschach, e la loro rilevanza rispetto un particolare elemento psicolegale. 
A sostegno delle conclusioni dell’Autore ci sembra opportuno sottolineare l’inadeguatezza dell’utilizzo di un unico strumento, all’interno di una valutazione psicodiagnostica in ambito forense, al fine di giungere a conclusioni che siano convalidate da un’analisi integrata tra diversi elementi di approfondimento (colloqui clinici, diversificazione nella scelta dei test da somministrare). Nondimeno, il Rorschach si rivela una tecnica di indubbia utilità e di accertato spessore scientifico che a distanza di ottanta anni dimostra ancora la propria validità applicativa.