Il
Punto su ...
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de Cataldo
"Martina
e la decisione presa nel suo interesse"
di Gustavo Sergio
Recensioni
Esame
e controesame nel processo penale
di Luisella de Cataldo Neuburger
Diritto e Psicologia
CEDAM - Padova
2000
a cura di Anita
Lanotte
Dall'Estero
Difesa
del Rorschach in tribunale:
un'analisi
dell'ammissibilità attraverso l'uso di Standard Legali e professionali
di E. Longano
e S. Mandressi
Notizie dalla
Associazione
Convegni e Seminari
Siracusa: 22-23-24 settembre 2000
Milano: 5-6
ottobre 2000
Roma: 30 ottobre
2000
Parere dell'Esperto
Opponibilità
del segreto professionale
di A. Forza.
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Validità
genitoriale in senso psicolo-
gico e giuridico.
di M. Adamo, T. Liverani,
E. Tomeo
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Il
tema affrontato è estratto da un articolo del Journal of Personality
Assessment (1998, 70-1, 125-144), inerente il dibattito circa l’esistenza
di alcuni standard professionali e legali che regolano l’ammissibilità
della testimonianza dell’esperto e delle prove psicometriche in ambito
forense.
Negli USA trovano applicazione vari "test legali" che
hanno l’obiettivo di stabilire dei criteri per la selezione di metodologie
e strumenti psicologici in tale ambito.
Nella rassegna in oggetto l’autore sostiene, in particolare,
che il test delle macchie di inchiostro di H. Rorschach è
tale da soddisfare gli standard legali di ammissibilità e i criteri
professionali suggeriti. Va ricordato che l’analisi condotta è riferita
al contesto statunitense, peraltro ampiamente diversificato dal punto di
vista giuridico e legale (Tribunali di Stato, Corti Federali), e soprattutto
che il metodo di somministrazione e codifica del test sono da attribuire
a Exner (The Rorschach: a Comprehensive System, 1993). I casi in
cui il Rorschach è stato considerato una prova psicometrica non
attendibile sono da riferirsi esclusivamente a un uso improprio della stessa
e non a caratteristiche e peculiarità dello strumento.
Gli atteggiamenti professionali riguardo all’applicazione
del test di Rorschach nei setting forensi si diversificano ampiamente.
Non mancano aspre critiche a sostegno della mancanza di validità
e oggettività di questa particolare tecnica proiettiva quali l’insoddisfacente
coerenza interna e la scarsa attendibilità al re-test, l’insufficiente
concordanza fra le siglature e/o fra le interpretazioni (Dawes, 1994).
In risposta a queste critiche Weiner, tra gli altri,
afferma che sostenere l’inattendibilità del Rorschach equivale a
una limitata conoscenza della letteratura scientifica maggiormente accreditata.
Data la necessità di metodi verificabili empiricamente,
quando si conducono indagini psicologiche in ambito forense, gli aspetti
che emergono nel dibattito sul Rorschach sono di estrema importanza per
coloro che utilizzano questo strumento in contesti nei quali gli esiti
possono essere presentati e sottoposti a una corte.
Il test di Rorschach, di fatto, continua a mantenere
un posto di rilievo nei contesti di formazione e pratica.
L’uso professionale di tale tecnica psicodiagnostica
rivela come questa sia fra gli strumenti di valutazione più utilizzati
negli USA.
L’obiettivo dell’articolo è di riformulare gli
elementi in questo dibattito attraverso un’analisi delle proprietà
psicometriche e dell’attuale status scientifico e clinico del test all’interno
degli standard stabiliti per l’ammissibilità della testimonianza
dell’ esperto, ferma restando la discrezionalità del giudice.
Considerando che sempre più di frequente gli psicologi
sono chiamati a rispondere a importanti quesiti e che tali risposte potrebbero
incidere sulla decisione di un giudice, è necessario che si definiscano
chiaramente i parametri all’interno dei quali si possa ritenere ammissibile
il parere di un esperto.
Secondo l’Art. 7 del FRE (Federal Rules of
Evidence: Norme Federali sulla Testimonianza), ponendo come prioritarie
caratteristiche quali la formazione, la competenza, e soprattutto l’esperienza
clinica dello psicologo forense, il criterio indicato per l’ammissibilità
di una testimonianza risiede nella "utilità". Il parere dell’esperto
deve, quindi, essere d’aiuto alla corte nel prendere una decisione.
Un ulteriore standard, emerso nella causa United States
vs Frye (1923), dalla quale prende il nome, esamina se una particolare
tecnica o metodologia sia sufficientemente condivisa e diffusa nella comunità
scientifica cui appartiene per poterne determinare l’ammissibilità.
L’ultimo fra i tre principali criteri legali è
il cosiddetto Daubert standard articolato, fondamentalmente, su
quattro punti:
a) la teoria e/o la metodologia utilizzate devono rappresentare
conoscenze scientifiche opportunamente validate;
b) la teoria e/o la metodologia utilizzate devono essere
state sottoposte a revisione critica (determinazione di limiti e bias);
c) è necessaria l’individuazione di percentuale
nota o potenziale di errore, utile al mantenimento di uno standard che
controlli le procedure della tecnica;
d) la teoria e/o la tecnica devono infine godere di
una generale accettazione da parte della comunità scientifica in
cui operano.
Alcuni A.A. hanno introdotto ulteriori specifiche relativamente
alla scelta degli strumenti di valutazione psicologica nei setting forensi.
Premesso che la funzione del clinico all’interno di un’aula di tribunale
non è di accertare i fatti, bensì di stabilire un’eventuale
connessione tra i risultati delle sue ipotesi diagnostiche e gli aspetti
legali, le linee guida proposte si riferiscono, in particolare, alle modalità
di selezione, somministrazione e interpretazione dei dati.
Heilbrun, in riferimento a tali specifiche, evidenzia
le seguenti proposte: il test scelto deve essere disponibile in commercio
e adeguatamente documentato in un manuale; deve avere un coefficiente di
attendibilità di almeno .80 o con un’esplicita giustificazione per
coefficienti più bassi; deve avvalersi di un metodo standard di
somministrazione, e infine specificare il target al quale è indirizzato.
Una analisi dell’attuale status clinico e di ricerca
del Rorschach rivela che esso incontra gli standard legali e professionali
appena descritti. Questa conclusione dell’autore poggia su una vasta letteratura
esistente grazie al già citato Exner Comprehensive System, dal
momento che questo metodo di somministrazione e decodifica è standardizzato
ed è stato, negli ultimi 20 anni, il principale elemento di ricerca
sul Rorschach negli Stati Uniti d’America. Inoltre, l’uso principale di
dati quantitativi (siglatura, indici e rapporti) come opposti a quelli
qualitativi (interpretazione simbolica) è raccomandata vista la
disponibilità di ricerche che supportano e avvalorano attendibilità
e validità degli stessi.
Questi elementi hanno permesso di sostenere che il Rorschach
può, quindi, essere adeguatamente difeso in aula solo nel caso in
cui il professionista abbia una conoscenza approfondita della letteratura
professionale e familiarità con i criteri descritti. Lo psicologo
forense deve, quindi, essere preparato ad articolare chiaramente le sue
argomentazioni e deduzioni basate sui dati Rorschach, e la loro rilevanza
rispetto un particolare elemento psicolegale.
A sostegno delle conclusioni dell’Autore ci sembra opportuno
sottolineare l’inadeguatezza dell’utilizzo di un unico strumento, all’interno
di una valutazione psicodiagnostica in ambito forense, al fine di giungere
a conclusioni che siano convalidate da un’analisi integrata tra diversi
elementi di approfondimento (colloqui clinici, diversificazione nella scelta
dei test da somministrare). Nondimeno, il Rorschach si rivela una tecnica
di indubbia utilità e di accertato spessore scientifico che a distanza
di ottanta anni dimostra ancora la propria validità applicativa. |