Racconto breve di Arturo Ferrara


Il Cielo
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di

Arturo Ferrara

Non guardava più il cielo, da tanto, troppo tempo ormai.S'era quasi dimenticato di tutto quel movimento di nubi, lassù.
Forme che mutavano sempre aspetto, viventi esseri per i suoi occhi di bambino che trovavano i Cavalieri dell' Apocalisse, i lupi, gli uomini neri coi i quali gli adulti cercavano di spaventarlo e streghe, folletti, maghi....
Tutti questi esseri, compagni della sua innata solitudine, gli erano simpatici e li vedeva, nel cielo, o nell'ombra.
Cosa c'è di più bello del cielo e dell'ombra e di tutte e due uniti: la Notte, la fantastica oscurità dove brillano le stelle e infiniti mondi si rivelano pulsando, inviando segnali luminosi alla mente che, solo per qualche istante, sembra comprenderli.
Ora la notte la viveva nei suoi pensieri, ma una notte troppo, troppo oscura anche per lui.Una tenebra che, in un vortice tremendo inghiottiva ogni sua sensazione, pensiero, trasformando tutto in dolore, disgusto, assenza. Questo nulla, questa annientante esperienza di giorni che passano senza senso, situazioni che si ripetono, esseri violenti e volgari che si fanno del male....era quasi divenuta una sola cosa con il suo essere tanto che era diventato più triste vivere nel mondo, nella realtà che svanire nei ricordi che poteva raggiungere solo in quell'inesistente dimensione dove le forme non sono più forme, il tempo non scorre più e la luce rallenta il suo corso, fino ad essere accessibile alla umana lentezza. (Da tanto la realtà gli era sembrata correre sempre più veloce di Lui, fino ad essere irraggiungibile).
Eppure sapeva, SENTIVA, che quella NON vita prendeva più di quel che dava.... rubando i suoi ultimi sogni, spegnendo le sue idee.
All'improvviso gli venne in mente un volto di donna visto in un autobus e, in particolare risentì un brivido pensando allo sguardo della sconosciuta.Sembrava sapesse tutto di lui, i suoi occhi scuri come la notte, in un istante avevano esaminato e giudicato tutta la sua vita. Non sapeva però quale fosse il verdetto. Conosceva solo il suo di giudizio ed era terribile, inappellabile.
Eppure quella donna era, lo percepiva,la sua unica ed ultima speranza. Era scesa all'improvviso.... e non era riuscito a raggiungerla. Anche se Lei aveva rallentato, consapevolmente un po' di volte l'andatura e con brevi sguardi,lo aveva quasi invitato a proseguire nell'impresa.... Si era perso nelle vie oscure della città....Ma quale città, quale mondo?
Dov' era, non gli pareva più la sua città... CHI era, non riconosceva più se stesso, la propria forma e storia.....Non c'era più nessuno in giro, di colpo era calata l'oscurità.Tutto gli era estraneo,le case che intravedeva, le vie, le forme che pian piano svanivano nel nulla. Allora sentì il bisogno di guardare in alto, quel cielo che da tanto tempo non aveva più volto lo sguardo.
Vide poche stelle ma pensò a ciò che gli avevano detto da bambino che ogni stella è l'anima di una persona cara, scomparsa e che ognuno di noi ha una sua stella che lo aspetta. Ne vide una particolare, che sembrava brillare di più, in tanta tenebra, sembrava riconoscerlo....
Poi si senti preso per mano.Vicino aveva la donna vista nel pullman.Non c'era bisogno di parlare aveva compreso tutto, anche l'inesprimibile.Salutò quel che rimaneva della sua ombra, nel muro, di lato.L' ombra si alzò il cappello (Lui non aveva mai portato un cappello)....e con quel semplice gesto si liberò della sua schiavitù. Poi passò oltre il muro,dentro il muro come fosse solo nebbia e velocemente dal punto in cui era partito attraverso la terra intera tornando in se stesso, la sua casa,avendo la netta percezione di tutto ciò che era successo,era GIA' accaduto,l'umana storia,dalla prima forma di vita ad allora....
Ora poteva partire .....verso la sua stella...invisibile e leggero salire....o forse, perchè no..scendere.... (non aveva importanza) .Dov' era il dolore, l'odio, ogni passione che aveva accompagnato la sua insignificante vita....occhi neri lo fissavano ,la donna al suo fianco era divenuta una forma notturna e felina e disse con voce un po' roca ma molto femminile: "Tutte le cose vivono soltanto nella Tua mente". A tale frase rispose quasi automaticamente, quasi non ricoscendo la sua voce ."E la mia mente vive ed esiste solo per Te"- Questa frase lo liberò da quella situazione e si ritrovò, solo nella sua stenza a fissare le azzurre pareti e non erano cielo....
Cosa importa pensò, prima di addormentarsi o forse prima di andare a vivere la consueta parata quotidiana....
Il Cielo è dentro di me!

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