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Processioni
Un sacerdote recitava in testa al gruppo non troppo numeroso strane litanie.
La chiesetta di montagna sembrava lontana, un piccolo puntino all'orizzonte.
Ero in una borgata sconosciuta, tutte le case erano piccole baite di montagna,
diroccate. La gente era vestita semplicemente, le donne più numerose degli
uomini, non c'erano bambini. Tutti erano molto anziani. Non avresti potuto
indovinare la loro età. Erano giunti a quel punto della loro storia, prima
del precipizio, nel quale il tempo si ferma e l'età diviene dolce e indefinita.
Sembravano tutti assorti. Non era l'estasi dei credenti, ma quella delle
persone un po' istupidite dalla sorpresa o magari da un pensiero troppo
profondo che non riescono ad afferrare.
Non se se volutamente, il gruppo sbandava formando una specie d'umano
serpente. Il prete alzava la voce. Le parole che diceva erano incomprensibili.
Loro tacevano. L'oscurità venne all'improvviso. Non avevo visto il sole
calare (ma dov'era il sole?) né le nuvole ricoprirlo (ma dov'era il cielo?).Solo
la chiesetta lontana era scomparsa, e poi il monte, l'orizzonte vuoto
….e poi tutto scomparso, le case, lentamente gli esseri. Rimaneva solo
una vaga forma di serpente e la voce…la voce del prete sempre più forte,
solitaria, incomprensibile…. Ero seduto su di un muretto (o cos'altro
era?), uno strano terrore si stava impossessando di me e per resistere,
cercavo di guardare, guardare nel buio. Sprofondavo nella consapevolezza
del nulla. Nulla era il luogo dove mi trovavo, la mia esistenza, il mio
corpo che svaniva anch'esso nell'oscurità. Nulla, nulla…avrei voluto dire
qualcosa ma mi sentivo istupidito, a tentare inutilmente di vedere, qualche
volto comprensivo della mia condizione., erano tutti sconosciuti, anonimi,
sembravano a loro volta non accorgersi di me….solo la voce del prete aveva
uno strano effetto su di me. Parole incomprensibili, apparentemente vuote,
ma ripetitive. Litanie, litanie in un'antica lingua che sapevo di conoscere
ma che la mente non traduceva.
All'improvviso, dall'alto arrivò una strana luce bianca, non forte…come
dire, quasi opaca, irreale, impossibile….una luce da sogno….Una luce simile
a quei pensieri che capovolgono i ragionamenti e le prospettive, fanno
dubitare di ciò che è certo e mostrano diverse possibilità di visione,
lasciandoti nell'indefinito, ma liberandoti da superbia e legami. Certo
stavo sognando….non poteva essere diversamente.(o meglio DOVEVA essere
così). La luce illumino' la processione che prima avevo guardato. Il prete
ora taceva. Era scomparso. Gli esseri non erano più gli stessi. Chi erano,
chi si era sostituito a loro? Com'era possibile, (non avevano identità
neppure prima) eppure sapevo che erano DOVEVANO essere ancora loro. Non
so più esprimere ciò che vidi o solo percepii. Erano come ombre, senza
spessore, ripetevano ognuno un gesto diverso all'infinito. Lo stesso gesto
li identificava e ognuno lo avrebbe fatto per sempre. Un movimento con
la mano, un'andatura tipica, una smorfia, una piega ….Facevano tutto a
scatti, come automi, burattini….con un disperazione immensa e inespressa
determinata dalla loro prigionia inconsolabile. Erano ancora in processione
ma andavano e tornavano su se stessi, sempre nello stesso giro, con strane
curve serpentiformi. Guardai. Non avrei forse dovuto farlo. Forse non
avrei dovuto ascoltare. (O ero soltanto trascinato dall'incubo?) Non aveva
più spessore il mio corpo. Non avevo più identità, ero una forma scura,
come loro…. Tentai di parlare, urlare….Non ci riuscii…Non volevo ma mi
muovevo, a scatti, verso di loro. Lo sapevo, lo sapevo, ancora una passo
e non sarei più tornato indietro. Non mi dispiaceva in fondo….avrei perso
me stesso e non avrei potuto più riflettere sulla perdita, né su quella,
né su nessun'altra… Una forza immensa e invisibile mi attraeva verso la
processione. Avevo un mio posto, quello che non avevo mai avuto nella
mia storia, un mio gesto che stava esprimendosi… In esso tutta la mia
essenza….Nulla, nessuna metà se non il solito percorso che ritornava in
se stesso. La disperazione lasciò posto ad un'immensa pena….poi uno strano
languore….poi una leggerezza immaginabile….Infine un senso d'annullamento.
Ecco tutto stava per compiersi….. troppo forte quella forza, troppo debole
l'istinto vitale …. Uno squillo di telefono, un suono imperioso…. Il risveglio
fu improvviso….ma ero dispiaciuto. Come un automa, a scatti mi alzai,
risposi….Non ricordo neppure cosa. Ma non sapevo bene dove fossi, non
lo so neppure ora. Forse sono già andato troppo oltre e per Te sono ormai
un'ombra nella processione e ripeto, ripeto il mio solito gesto che mi
caratterizza mentre credo (illusione della realtà) d'essere sveglio, di
vivere e di fare, dire molte cose….persino di essere ….. Amici, compagni
di viaggio e del cielo, riconoscetemi, ma non tacete, non mi fate vedere
l'orribile ed unico gesto che vi caratterizza, fatemi ancora credere di
essere fuori dalla coatta schiera, con voi, come voi.
dedicato
agli invisibili amici del sito
-
-
Arturo
Ferrara per arte e letteratura
ottobre 2004 diritti
riservati
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simbolo
segnala novità.
invito
tutti i lettori a visitare e, se piace, a far conoscere il mio nuovo sito
ABARTHUR,
in allestimento e con alcune parti ancora in costruzione.Troverete maggiori
spazi, per leggere con facilità opere presenti in Arte e Letteratura,una
nuova grafica, la mancanza di pubblicità imposta e, nel tempo,
maggiore attenzione all'Arte e alla Fotografia,con presenze di autori
ospiti,per ragioni tecniche necessariamente limitate in questo sito.
ANTEPRIME
- (dalle
libere Antologie di Iperspazio Poesia e Racconti del sito)-
Questo
è il momento in cui ci si chiede o in cui ci si dà delle risposte? E'
troppo complicato stare qui a disquisire sul motivo o sul fine della nostra;esistenza
perché dentro questo universo di ricerca si intrecciandole mille strade
dei perché e dei percome, che si possono risolvere in tu e il resto del
mondo. Proprio come in una di quelle partite amichevoli internazionali
dove qualcuno deve comunque vincere, e non è detto che sia tu.Hai cercato
di districarti allora, hai acceso una sigaretta ,no non voglio parlare
in terza persona, d'altronde parlo di me.
dal racconto breve di Stefania Zaccheddu "Il
Momento Caffè"
La fede
è come la fiducia, dal momento che indaghi su essa è già
persa. Come l'amore, l'onestà, l'inconsapevolezza....Quando i pensieri
si aggirano intorno sono i cani che le sbranano.Da "Il
pozzo" di Arturo Ferrara.
"Io non esisto, io sto sognando…..il nulla cosa
può fare al nulla….Non ho identità, nella tenebre non ho neanche una forma…..sotto
le coperte non c'è nulla, qul corpo che dorme agitato non è il mio"da
Eclissi di Luna Arturo Ferrara new
IL CIELO
Quando
sei partito/per il fronte/ eri/ un vivente eroe/ e ora/ sei in cima/
alla collina dove non ci sono che/ fiorenti papaveri/Jan
Theuninck
La
mia ricchezza/ è fantasticare, / con il sole nel cuore,/una reale irrealtà.
S. Pagella
.......e
delle tante carezze pancia all aria /poiché quasi certamente
prima di me ahimè vi andrai, /di questo e tutto il resto ricordati
Ulisse /nella mia ora postrema.
Oltre
i nove fiumi, /non Xolotl, Oc, Itzcuintli o Anubi, /vieni tu sulla Gnossienne
di Satie /a guidare la mia anima /nell' aldilà. Sapendovi così
/ancora un posto per tutti e musica /(o non può esserci aldilà),
/non esiterò a pensarlo un buon posto, /e da subito a procedervi/abbozzando
un sorriso /anche allora dietro la tua buffa andatura /sghemba e scodinzolante./
da
"Ulisse"
di Poema in Parti
Davide
Riccio
Mi ha inoltre particolarmente commosso la poesia "Ulisse"dove
ironia e tenerezza trovano un loro delicato equilibrio con la funzione
"mitopoietica" e "psicopompa" del cane,in un sintetico
e dotto excursus storico.(bellissimo il passo del riconoscimento dell'andatura,
simbolo e funzione del legame"-anche allora dietro la tua buffa andatura
sghemba e scodinzolante"- vero e proprio "trait d'union"
fra reale e aldilà, realtà e mondo del sogno....)dal commento
di Arturo
Dicono
che fosse un poeta,/ma non lasciò traccia./Fece un falò delle
sue opere,/perché odiava il mondo:/non volle fama postuma./Preferì
morire due volte/ che una volta sola.
novità! da storie
di guerra di Evidda
in Iperspazio Poesia
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vuole può scrivere, far uscire dal cassetto, una lettera
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(da un sogno di Arturo) ©
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