Ho trovato in un cassetto una mia poesia del 1994 che ho rielaborato, praticamente riscritta, per voi, per me, per nessuno....


Arturo Ferrara

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La torre del ragno

La solita torre,con l’orologio
eternamente fermo,
beffa di un tempo
che fugge veloce.
(Il ragno tesse nei nostri cuori
folli trappole)

Ricordi.... il fiume scorreva,
guardavo i miei sogni
ad uno ad uno arenarsi....
Tu ed io, da opposte sponde,
vie e vite parallele,
senza speranza d’incontro,
in un torbida danza
di parole, gesti, pensieri e onde.
(Non lo sapevamo ancora
Il ragno nella nostra mente
aveva eletto dimora)


Fuggivano, intorno a noi,
ombre di persone pensose,
labili sull’acqua poco chiara.
Fantasmi di un passato,
mai completamente raccontato
scomparivano ancora,
in un ciclo mai compreso....

Eppure , non m’ero arreso:
pensavo ad un ponte,
che ci unisse ad ogni ora,
lasciandoci immobili e uguali

(Poi, non ingenua preda,
sei scomparsa dal sogno,
per guadagnare,come tutti,
un reale, assurdo spazio
una forma, un ruolo, un’identità)

Ricordi....bambina sbriciolavi la terra
e piantavi vite
che qualcuno aveva sradicato o calpestato.
Ma perchè, come, non è nato
e dov’ è il nostro fiore?
La pianta non è germogliata.

Bambino.... dall’alto del monte
guardavo ogni cosa
piccola e lontana
e la realtà come ora,
non mi sembrava
illusoriamente assente e strana

Non lo sapevamo.....
ma la vita passava su se stessa,
come quelle lancette ferme su di noi,
sempre in ritardo,
né la nostra intesa le muoveva,
né il nostro sguardo.

La solita torre con l’orologio,
eternamente fissata l’ora,
se non un istante, la via,
la vita per noi un tempo solo,
diverso (inspiegabilmente)
per ognuno, ma uguale
(da segreti accessi il ragno,
ormai non più sorpresa,
attende chi,ormai,
non si cura dell’ attesa)

Arturo Ferrara
Torino -febbraio 2002

 

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