Queste sintetiche osservazioni sono scritte per il sito, concedo ai vari autori la facoltà di usarle liberamente purché citino che sono di Arturo, la url del sito e la mia e-mail. In caso di pubblicazione dei loro testi, chi vorrà, potrà usufruire di una mia introduzione più approfondita e ragionata che potrà essere concordata con Editori ed Autori stessi.
Arturo commenta Carlo Bramanti
Un poeta veramente interessante Carlo Bramanti, curato nella forma
espressiva ma non retorico, attento nella ricerca della "parola che quadri
da ogni lato".
La prima poesia "Oltre
il giardino", è un esempio della "limpida" profondità della
sua poetica, già da quella prima parola "oltre"che introduce
immediatamente la dimensione atemporale del sogno e del pensiero e si collega
all' ultimo, significativo e filosofico verso "la vita è uno stato
mentale".Già, ritrovare il "libretto d'istruzioni" per la
propria vita, tra le nuvole più soffici dei propri cassetti" è come
ritrovare la propria strada, tra mille smarrimenti esistenziali nel giardino del
proprio io profondo, un giardino che è anche "cielo", un andare
o"oltre" le apparenze, gli eventi della vita stessa. Poesia
mitica dove "la perdita" del dono d'infinita pace è come una
caduta.Caduta che è forse l'esistenza stessa con i limiti corporali, mentali e
sociali e ogni pagina dorata è forse il "ricordo" in senso
platonico, un ritorno al mondo delle idee da mantenere vivo "non
allentando la corda" non abbandonandosi totalmente alle apparenze, alla
vita fenomenica, sociale e ai suoi infiniti dolori. Le altre due poesie più
descrittive ma non per questo meno incisive partono dall'osservazione (lo
sguardo è quello dell'artista che va oltre, la visione….)
Nella "Strada" ad esempio , non ha importanza sapere chi è, il pazzo con l'ombrello, è ognuno di noi.... probabilmente reso simile dall'attesa di quel "treno che nessuno mai prende" (e che forse non arriverà neppure). In Darsena l' osservazione diviene "immedesimazione" (dono concesso anche se temporaneamente, agli artisti) è il poeta"diviene" ciò che guarda, anzi scopre che non è così distante, diverso, dagli esseri, gli "oggetti" della percezione, che le forme viventi, le situazioni stesse, sono appunto "forme" "strutture" e sente in sé, l'esistenza di "altro", che forse non può, non sa definire.... Ma per "imparare a volare" è sufficiente questa sensazione, che si nasconde agli altri (quando nessuno mi vede). perché la (comprensione e la condivisione sono altri istantanei doni, rari e preziosi e la follia (cos'è altro se non vedere e sentire ciò che non si può condividere) si sente vicina....anche se si comprende che questo difficile tentativo di equilibrio fra forze e pensieri non è solo creativo ma porta ,se non pace, almeno saggezza.
Arturo
Ferrara Viotti - dicembre 2002 per Arte e Letteratura
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