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EVIDDA
Storie di guerra 1- 2- 3- 4- 5 -6 -7 -8 - 9-10- 11-

Le mie poesie Trattano di alcune testimonianze della seconda guerra mondiale. Per la maggior parte sono basate sui racconti di mia nonna di alcuni fatti dell'epoca.Di solito nei libri di storia troviamo battaglie e grandi avvenimenti. Io con queste scarne poesie ho voluto invece scrivere le testimonianze di gente comune, che ha vissuto la seconda guerra mondiale.
Mi chiamo D........M. .........ed ho 31 anni. In caso di pubblicazione vorrei che venisse utilizzato il mio pseudonimo Evidda.

(dalla lettera a Arte e Letteratura giugno 2004)



TITOLO: STORIE DI GUERRA




1/Dicono che fosse un poeta,
ma non lasciò traccia.
Fece un falò delle sue opere,
perché odiava il mondo:
non volle fama postuma.
Preferì morire due volte
che una volta sola.
Coloro a cui lesse le sue cose
sono morti.
Chissà forse rimane ancora qualcosa
delle sue parole nell'aria o
qualcosa di lui in noi.



2/ Si chiamava Aronne
ed era un maestro di piano francese.
Diceva alla gente del paese:
"un giorno di qui passerà la guerra.
Che futuro avranno mai questi bambini,
che giocano nei cortili ?"
Nessuno gli rideva in faccia per rispetto,
ma quando si assentava tutti si dicevano:
"Ha fatto come Don Chisciotte.
a leggere troppi libri si impazzisce".
Ma qualche anno dopo
ascoltando la radio,
capirono che aveva ragione.
E quei bambini
invece di giocare nei cortili,
iniziarono a giocare nei rifugi,
scavati negli argini e nei poggi.


3/ Quella donna,
che attraversa la piazza;
quella da giovane
giaceva con i tedeschi,
si concedeva nei loro accampamenti.
Adesso è vecchia ed ha nipoti.
Sono cambiate troppe cose.
A quei tempi qui
c'erano campi ed orti
e tutto attorno aperta campagna.
Ma tu che sei nato dopo
non puoi giudicare.
Non sai la nostra meraviglia
per il sapore della carne,
per l'odore del pane.




4/ "Alloggiavamo
in una casa di un contadino,
nel cuore di una vallata,
e dormivamo nelle stalle.
Mi ricordo che
l'edera stretta si attorcigliava,
si abbarbicava sui muriccioli di quelle terrazze.
Arrivarono i tedeschi
e dopo aver saccheggiato la casa
volevano portarsi via mia sorella,
ma mia madre la fece scappare
e loro le puntarono la pistola alla tempia
e le dissero: "la prossima volta sparare".
Mia madre non dormì tutta la notte
e dallo spavento le venne la febbre alta:
se non ricordo male a quaranta."


5/ Erano giovani.
Lui lavorava in fabbrica
ed era il bello del paese.
Lei lavorava
da uno della guardia di finanza.
Con il cannocchiale
si misero a guardare
dal terrazzo della chiesa
la guerra, i colli, il mare.
Quando iniziarono i bombardamenti
si rifugiarono in chiesa
e si nascosero dietro l'altare.
Non c'era nemmeno il prete,
che era sfollato in uno scantinato.
Si nascosero dietro l'altare,
sperando
che almeno lasciassero in pace
i luoghi dove raccogliersi
e pregare.
Ma avvenne il sacrilegio:
anche lì giunse una bomba
e non vi fu niente da fare.


6/ Era orfano di padre.
Sua madre
tirava avanti un negozio
per farlo studiare.
In un rastrellamento
lo portarono via i tedeschi
per farlo diventare un loro lacchè.
Ma giunti al comando
lo lasciarono andare
in cambio di un bell'orologio,
che gli avevano regalato
per la promozione ad un esame.
I colori lividi del crepuscolo
orlavano i monti ed
incendiavano sciami di nubi.
Era già sera,
quando ritornò a casa.



7/ Mio padre è del '46.
Mio padre è della prima generazione,
che non ha visto la guerra.
Prima di allora c'era sempre qualcuno,
che doveva indossare l'uniforme
e abbandonare la sua donna
ed il suo pezzo di terra.


8/ Gli morì il padre,
che aveva dodici anni
- dico dodici-
e a tredici iniziò
a lavorare alla fornace.
Fabbricò mattoni
per tutta la vita
dalle due di notte
alle due del pomeriggio:
per tutta la vita.
Era un fumatore accanito,
o almeno per quel che si poteva
per quei tempi,
in cui non c'erano soldi
per comprarsi sigarette.
Non aveva la quinta elementare,
ma sapeva leggere e scrivere
e gli sarebbe piaciuto studiare.
Quando l'Italia entrò in guerra
fu chiamato alle armi, andò sul fronte
e divenne un cavaliere di Vittorio Veneto.
Perse la sensibilità alle dita dei piedi,
ustionate dal gelo.
Anche suo fratello fu chiamato
che aveva diciotto anni.
Un giorno alla sua famiglia
gli arrivò il portafoglio.
Fu dato per disperso.
Quante madri morirono
senza sapere se i loro figli
erano morti o vivi !!!!
Ma la pensione
non gliela dettero mai.
E sua madre urlava:
"a quei cinquecento e più serpenti,
che stanno al governo
mi piacerebbe
levargli un etto di carne al giorno,
scuoiarli lentamente
per tutti quei giovani,
che sono partiti
senza più fare ritorno".




9/ "Ai tempi del fascismo
non si poteva neanche
ascoltare la radio.
Non volevano
che si sapesse le notizie del fronte.
Non sai le notti insonni
attaccata alla radio
per sapere i nomi di quei toscani
fucilati in Piemonte.
Certo avevamo saputo del delitto Matteotti.
Certo sapevamo dell'invasione della Polonia.
Ma non dei sommergibili tedeschi,
che affondavano nell'Atlantico
le petroliere americane.
Non sapevamo della resa di Amba Alagi,
né delle due battaglie disastrose di El Alamein,
né dei centinaia di migliaia di morti per fame
a Leningrado, città assediata dai nazisti
ed infine liberata;
né sapevamo quale significato avesse
il grido "Tora ! Tora !" a Pearl Harbor.
Vedevamo con i nostri occhi
la barbarie dei bombardamenti a tappeto:
lo strazio dei monumenti,
le case sventrate, le stragi di civili."


10/ "I rami protesi al cielo
incontravano la sera.
La luce delle stelle
baciava le pietre del selciato.
Fu quella sera
che mi innamorai.
Fu l'unica cosa bella
che ricordo di quei tempi.
Bastava ridere assieme.
Bastavano quattro ali di farfalla
per colorare il nostro mondo.
Per il resto dovevamo stare attenti
a come ci vestivamo,
a quali discorsi facevamo.
Bastava non fare il saluto romano
e ci purgavano con l'olio di ricino."


11/ "Quando non ce la facevo più
per tutta quella mancanza
di libertà individuale
pensavo alla Primavera
con i suoi mandorli in fiore
e negli animi delle donne
all'accendersi della passione".

EVIDDA
per gentile concessione al sito giugno 2004

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