MARZIA C. nespolamz@tiscalinet.it
Gli Ubriachi della terra - Con gli occhi tristi - Potessi stringere -
diritti riservati l'autrice segnala che le opere sono depositate SIAE ( si ringrazia per la gentile concessione al sito)
mrz01 GLI UBRIACHI DELLA TERRA
Come quelle barche che vanno silenziose
a cercare il centro del mondo
e poi si perdono nelle notti senza vento
ad ascoltare piano l'aspre canzoni stonate
di cantautori esuli a volte solo soli.
Come quando bambina desideravo
il cielo scrivesse per me le mie poesie
e di già sognanti in quei momenti
gli ubriachi della terra pungevano le loro dita
tra gli aculei argentati della coperta del mondo.
Ricco d'oro il cielo
avaro signore
non una goccia di sangue figlia di quella puntura
restituì ai sognatori di enoteche lontane
sognatori in cerca di un buon litro vecchio
come gli anni che non ricordano più
Stendevano trepidanti i loro sudici vestiti sulle scie degli areoplani
attaccandosi alle code come fossero aquiloni
come fossero palloni....e poi..
e poi in picchiata giù verso i ponti notturni
testimoni di vite perse
amori andati e ritornati tra le date colorate
incise sui poveri corpi di cemento
senza mai una lacrima
con il ventre bucato per far passare
l'acque colpevoli da un capo all'altro
delle strade deserte
che furono deserte per gli ubriachi della terra
sereni e mai felici
troppo veloce la loro felicità
per cogliere l'essenza di un nome
che a gridarlo sembra libertà!
Con gli occhi tristi
e la voglia di vivere dentro un cassetto
un lucido da scarpe per far brillare la memoria
Seduta di fronte a un piano
o piano nei boschi di castagno e olivi
un violino fra le mani
e qualche corda vibra, e vibra anche il sole.
Io questa poesia la scrivo un po' cantando
coi miei ricordi inventati sulle canzoni,
ho perso il mio passato in una storia infondata
e ricordo come fosse domani i momenti di ieri
Io che ho creduto d'essere famosa
ho giocato e rinnegato tutte le mie bugie
ho inventato sogni e personaggi di storie
alcuni son partiti
altri sono stati ammazzati
dai generali
dagli usurai
E' la realtà mia cara
è la vita mia compagna
che ti frega e ti ringrazia
ti disseta e poi ti mangia
Io che ho finto d' essere un'altra espressione
che mi sono ferita un dito
ed ho aggiunto un cerchio alle mie impronte
ho sperato così di non essere riconosciuta
ma i miei capelli ed i miei denti mi han tradita
Io
che ho fatto a pezzi la mia identità
che ho recitato quarant'anni fa
ho finto di saper suonare
di saper cantare
mi sono data un tono
e l'unica cosa che sapevo fare
non la faccio più
ed era sognare
E' la vita mia cara
è la vita mia compagna
che ti frega e ti ringrazia
che ti suona e poi ti canta
Potessi stringere queste mani per pregare
sapessi farlo
parlare con Dio.
Padrona di nulla la notte
a contemplare la valle infinitamente buia
infinitamente persa
Un miracolo continuo
sapessi credere in qualcosa
crederei in te
C'è un pianoforte lungo un'eternità in cielo
tasti infiniti, infiniti suoni
avessi ali per volare ti ci porterei a suonare
che solo tu sapresti dar voce al paradiso che c'è
e se c'è ha il tuo canto
e se avesse una voce avrebbe la tua
Avessi il coraggio di sputare lontano
getterei l'anima che ti morsi prima di conoscerti
e d'amarti
e te la renderei insieme ad altre cento mille vite
per porti il dono dell'immortalità.
Con gli occhi graffiati stetti a guardare
di fronte ad uno specchio deforme di vite e umori andati
tra uno spazio buio ed uno di luce
dentro ad un specchio ad immaginare
fossi potuta andare
avessi potuto creare un mondo riflesso solo per te
sarebbe stato un treno di solo andare
un ultima canzone e poi
parlare
all'infinito così, senza smettere mai
all'infinito…
avessi saputo parlare..
un'ultima canzone e poi
dormire.
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