La critica in Iperspazio Poesia. Arturo ora commenta Raffaele Saccomano,se vuoi aggiungere il tuo commento scrivi al sito, puoi anche usare lo speciale modulo di registrazione

Queste sintetiche osservazioni sono scritte per il sito, concedo ai vari autori la facoltà di usarle liberamente purché citino che sono di Arturo Ferrara, la url del sito e la mia e-mail. In caso di pubblicazione dei loro testi, chi vorrà, potrà usufruire di una mia introduzione più approfondita e ragionata , eventualmente concordata  con Editori ed Autori stessi.

Arturo commentA
 RAFFAELE SACCOMANO

L'interazione delle pagine, la reciproca lettura di siti creati da autori in momenti e  luoghi lontani e con temi diversi è una delle possibilità offerte dalla diffusione in rete delle nostre opere. Il confronto, l'approfondimento, la diffusione, la Conoscenza, insomma sono il tangibile segno della nostra ricerca e anche un profondo momento di umanità . Non ci si confronta né gareggia con nessuno e ci si rende conto che ogni goccia che ognuno di noi porta e diffonde è un piccolo grande patrimonio che può essere conservato con la cura, l'attenzione e la partecipazione di tutti.Nessuno escluso, solo chi si esclude da sé, con i suoi pregiudizi, la sua indifferenza .In quest'ottica nelle pagine Antologiche del mio sito, ho riservato spazio anche ad autori che hanno un loro sito .Mi sembra giusto, quando meritano, contribuire a segnalarle. In questa maniera il link al loro sito non è anonimo o pubblicitario ma parte dalla conoscenza e dall'esempio di qualche loro opera e il lettore-navigatore deciderà in base ai suoi gusti e alla sua volontà di approfondire la conoscenza dell'Autore e della sua poetica. Io credo importante offrire una possibilità.

COMMENTO ALLA POESIA “CRISTO”

Il Cristo che appare in questa poesia di Raffaele ha un' intensa umanità , senza mai cadere nella retorica R.S., in una "tonalità" che è nello stesso tempo "epica" e "popolare", esprime una profonda, terrena religiosità dove l'angoscia e il dubbio non sono negati o sublimati ma appartengono tutti alla Passione che viene descritta.

Più che mai in questi momenti dove la guerra è alle porte e ancora l'uomo è messo contro all'uomo e la distruzione e la morte sono inquietanti prospettive, questo Cristo, consapevole ma non rassegnato, fino all'ultimo istante in lotta con l'umana ingiustizia occorre ci parli

"So ancora cercare

parole

che poche compresi

disperso

tra anni e la gente”

Il crudo realismo (ma mai compiaciuto) in cui si consuma la Passione di Cristo, la descrizione delle miserabili persecuzioni espresse sempre con lapidaria sintesi e con una cadenza di litania (non mi stupisco sia stata recitata, come dice l'Autore, più volte, l'opera)sono vissute dal "terzo occhio" osservatore con intensa passione, quasi con una "carnale" partecipazione.

Avviene anche così per la Natura, il paesaggio, l'Atmosfera che "partecipano"non solo al dolore ma  da sfondo divengono quasi figure nell'ordito:

quando voce

si fece la stessa montagna.

Dalla gioia della parola e dei miracoli (gli uomini hanno sempre bisogno di stimoli alla propria "materialità"

i tuoi muti,

i tuoi ciechi

vedevano e udivano, essi,

fiume mezzano, belante

su te, pastore d' agnelli.

in un balzo si arriva al dramma....al punto nodale dell'opera: la scelta di Barabba, le pene, terribili, l'abbandono, la solitudine di chi con la libertà perde tutto, e viene ferito, umiliato, deriso (quanta sofferenza troviamo anche nella nostra storia)

quel Sudavi dolore

introduce già al concetto di colpa e rimorso di una folla che ha bisogno di segni naturali per vedere la propria indifferente complicità, .Solo la paura, li smuove e non la verità che han di fronte di cui  all'improvviso diventano consapevoli sentendo, condividendo la la passione di Cristo:

Fu allora

che ognuno si vide

impiccato

i polsi trafitti e la voce

languire.

Come in una sinfonia di sentimenti a questo massimo momento di dolore (per il dolore stesso e la consapevolezza , giunta all'improvviso ma sempre interiormente presente ,di non averlo voluto evitare) segue la grandezza del Cristo, il Suo Amore .

Lui stesso diviene il riscatto dell' Umano, l'umanità che è in lui diviene folla, la stessa gente che lo ha condannato. Si trasforma in Esempio e  diviene la Via e quindi anche la Possibilità.....

Ecco l'Uomo, oh Signore!

Beati,

beati coloro che andranno

incontro al Sinedrio

e il loro tacere dirà

Io sono l'amore e l'eterno

Il finale riporta ancora all'Umano, con la figura di Maria e dei Ladroni ....un ritorno al consapevole dolore della mancanza che però diviene, in un difficile tentativo di equilibrio e ricerca interiore anche speranza, una speranza che si fa certezza nel personale impegno.

è il Regno che vuole la Vita

 

Spero che questa poesia sapientemente costruita, ma con umiltà, possa invitare tutti ad un lettura-rilettura dei Vangeli, come essi dietro la sua apparente semplicità nasconde (e non solo nella forma e nelle sfumature) moltissime possibilità di lettura (è giusto che parli ad ogni cuore). A questo riguardo insisto nell'invitarvi a consultare il sito di Raffaele per vedere le Sue riflessioni e, perchè no, confrontarle anche con le vostre.

Arturo Ferrara  - marzo 2003 per Arte e Letteratura

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