IL POZZO
diritti riservati artfer 2003 Torino arte e letteratura
Il
pozzo
Da
molto tempo nei suoi sogni c'era un pozzo.Non riusciva mai a vederne il fondo.
Si sporgeva sempre di più nel tentativo.
Un senso di vuoto e vertigine invadeva la sua giornata, al risveglio.
Tutta la vita, già da tempo gli sembrava un precipitare in un gorgo
oscuro. Ogni pensiero, gesto o azione, in questa prospettiva, gli sembrava
non solo inutile, ma pericolosa. Era come uno sporgersi in un vuoto senza
fine. Eppure ogni sua speranza era riposta nel vederne, in sogno, il fondo.
Non ha importanza se molti considerano il sogno la pattumiera dell'io,di una
improbabile coscienza.... il fondo, il fine, l'inizio di ogni cosa conta.
Non si sarebbe calmata forse la mente né forse sarebbero migliorate
le prospettive.La fede è come la fiducia, dal momento che indaghi su
essa è già persa. Come l'amore, l'onestà, l'inconsapevolezza....Quando
i pensieri si aggirano intorno sono i cani che le sbranano. Forse.... oppure
no, da una, una sola piccola certezza, una visione si sarebbe potuto inventare
un altro mondo, un modo per continuare.
Per esistere prima di tutto occorre nascere e poi non morire.Da molto tempo
pensava di non avere nessuna delle due condizioni. Non era mai nato alla società,
agli altri, tutti estranei, non era mai comparso veramente nella realtà
se non con una figura fittizia di carne e pensieri.Fittizia, falsa a cui si
era dato un nome per distinguerla, educarla forse,in verità solo per
renderla anonimamente schiava, comune.E, stranamente, pur non sentendosi mai
nato alla vita sociale ad un certo punto si era reso conto di essere morto.
Morto anche a se stesso, quell'unico pensiero che gli permetteva almeno di
avere la consapevolezza del suo stato. In seguito si era reso conto che l'unico
concetto che aveva della Morte era quello di dolorosa assenza.Un concetto
particolare e generale nello stesso tempo, di per sè infinito e oscuro.....come
il pozzo. Tutto ritornava al pozzo, appunto.
La Luna QUELLA notte era grande e piena. Pareva rinchiudere tutte le illusioni
della sua vita....l'amore prima di tutto. Molti volti di donna erano contenuti
nelle rotondità luminose della Luna. Pensò che tutte quelle
forme in verità non erano reali, erano in fondo un solo pallido riflesso
dei suoi desideri.
Ognuno vede negli altri, nella vita, nella realtà stessa ciò
che può, vuole (o è condizionato a vedere) è tragico
e fonte di indicibili errori, credere, fingere che ciò che si sente,
pensa, tocca o vede abbia maggior consistenza di una nuvola e non scivoli
via come sabbia o acqua, quando si cerca di comprenderlo o trattenerlo, anche
solo nella mente.Certo ogni cosa, come fuoco, a cui incautamente ci si è
avvicinati, lascia brutte scottature.Passiamo tutti i nostri poveri giorni
a curare piaghe che ci siamo procurati da soli e che a furia di pasticciare
abbiamo peggiorato e rese croniche.
Quella notte, lo sapeva, avrebbe visto il fondo del pozzo. Il sonno tardava
e, nel dormiveglia si girava e rigirava sotto le coperte.
Poi (Era sveglio o dormiva?) ebbe la sensazione di essere proiettato a grande
velocità in alto, nella stanza buia, diretto verso la luce,che fitrava
poco, poco, dalle fessure delle tapparelle.Non controllava il suo volo ed
era come cieco, vedendo solo sprazzi di forme indistinte nell'oscurità....Sentiva
rumori strani, come scriccchiolii, poi voci stridule...sempre più forti....forse
erano bambini che piangevano o esseri che urlavano in una maniera talmente
deforme e inumana da suscitare orrore più che compassione.Ora sapeva
di star precipitando.Il suo volo s'era arrestato.
Cadeva, cadeva, veloce, diritto, senza speranza.E SAPEVA sapeva anche dove....
In fondo lo aveva sempre voluto....Il pozzo non aveva coperchio e.... lo attendeva.Non
fu doloroso.Tutto divenne silenzio. L'oscurità che c'era prima continuava.Ebbe
la sensazione di aver avuto sempre gli occhi chiusi (Ma c'era differenza?)
provò ad aprirli.Nella tenebra solo per un istante, prima del buio,
del silenzio e del nulla....vide la Luna ed aveva il suo sguardo e in eso,c'era
qualcosa che rendeva superfua ogni diversità.
Fu solo un istante nell'eternità, tutto tornò oscuro, silenzioso
e assente e nulla ebbe più importanza per nessuno.
Arturo Ferrara (c.artfer
2003 Torino)
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