Sammichele di Bari — Centro Studi di Storia Cultura e Territorio

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IL CARNEVALE DI SAMMICHELE

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Testo di Giacomo Spinelli

Le origini del carnevale sono, in genere, fatte risalire alle festività romane dei Saturnalia, ma per alcuni è necessario arrivare al culto di Dioniso, molto diffuso soprattutto nel tarantino sin dal V sec. a.C., se non, addirittura, alle tradizioni greche ed egizie.

I Saturnalia erano una festa in onore del dio Saturno, che in origine si celebrava in un sol giorno, il 17 dicembre (“optimus dierum” secondo Catullo), ma che già all’epoca di Cicerone era stata prolungata sino al 23 dicembre. I Saturnalia, per la loro posizione nel calendario, segnavano, quindi, una festa di fine anno, che consacrava la fase iniziale del ciclo agricolo, compiuta la semina, e in attesa ch'essa desse i frutti. Questa festa idealizzava un mondo prosperoso, senza guerre e discordie, senza differenze sociali. Nel sovvertimento dei ruoli, durante i Saturnalia agli schiavi era accordata licenza di burlarsi dei propri padroni e di farsi, addirittura, servire da essi a tavola. Durante questa festa c’era anche l’abitudine di scambiarsi piccoli doni, usanza che potrebbe aver, poi, dato vita all’analoga tradizione del nostro Natale, che ricorre nello stesso periodo. La conclusione dei Saturnalia era segnata dalla simbolica messa a morte del Saturnalicius princeps, probabile rappresentazione dello stesso dio Saturno.

Diretti discendenti dei Saturnalia, possono essere considerati i cosiddetti “carnevali contadini”, che si festeggiano per lo più alla fine dell’anno o nei primi giorni dell’anno nuovo. Spesso questi riti si concludono con un fantoccio bruciato sul rogo. Nella categoria dei “carnevali contadini” può essere inserito il rito delle Propaggini che a Putignano, il 26 dicembre, da inizio al carnevale e durante il quale è consentito sbeffeggiare i potenti.

Il Carnevale di Sammichele è, invece, un carnevale tipicamente cristiano, cosiddetto perché indirettamente riconosciuto dalla Chiesa e sviluppatosi soprattutto nel Medioevo. La sua funzione primaria si è conformata in antitesi a quella espiatoria della Quaresima. Il carnevale fa da prealtare e da contraltare alla Quaresima. Il tempo quaresimale, dipende da quello lunare della Pasqua e determina il tempo carnevalesco, restringendolo e schiacciandolo fra le due più grandi cicliche liturgiche.

E' la stessa etimologia della parola: carnem levare, dove bisogna intendere "carne" in tutte le accezioni possibili del termine, a giustificare tra l'altro una simile tesi. Nel Medioevo, poi, come festa di apertura dell'anno si prestò ad evocare a se tutte le angosce cui dava luogo il passaggio da un anno all'altro, da un secolo all'altro, da un millennio all'altro, le incertezze del futuro, le frustrazioni ecc.

Il carnevale sarà poi messo al bando dalla Chiesa della Riforma, come simbolo dell'effimero e del temporaneo. I Gesuiti arrivarono ad opporre il “carnevale santificato”, diffondendo pratiche di devozione che avrebbero dovuto sostituire feste mondane e divertimenti licenziosi.

Nel Rinascimento, il carnevale perde la sua carica esclusivamente popolare per diventare anche e soprattutto un fenomeno cortigiano e questa fase si protrae sino al periodo barocco (Carnevale di Venezia).

In quel periodo la rappresentazione carnevalesca si traduce essenzialmente, in feste da ballo mascherate nelle case dei nobili. Con il passare del tempo, ai nobili si aggiungono i ricchi borghesi e i grossi proprietari terrieri, che organizzano nelle proprie abitazioni simili feste. A Sammichele, sempre attenti all'aspetto utilitaristico, queste feste cominciano ad essere organizzate da genitori, che vogliono creare occasioni di matrimonio per le loro figlie. Da qui nasce quindi tutto il rituale del carnevale sammichelino: gli uomini che comunque non possono sedere vicino alle donne, un maestro di ballo, il caposala, (molto spesso il padrone di casa) che deve far rispettare le regole, è lui che decide quali e quanti cavalieri possono invitare le dame al ballo, è lui che ha il potere di allontanare dal festino chi non ha tenuto un comportamento consono.

Chi non ha la possibilità di organizzare feste nella propria abitazione, soprattutto la gente più umile, trova l'espediente di formare delle compagnie mascherate e chiedere ospitalità per qualche ballo nei festini, ma dato che non si sa chi può nascondersi dietro una maschera, nascono altre due figure estremamente importanti, il conduttore: persona conosciuta in paese che ha la responsabilità delle maschere e il portinaio, che una volta riconosciuto il conduttore, permette l'ingresso delle maschere nel festino.

Questa tradizione è continuata nel corso degli anni, ogni 17 gennaio "Sand'Anduéne cande e suéne", inizia il nostro carnevale, ma con il passare del tempo una tradizione può sconfinare nella leggenda, se non è avvallata da documenti.

Le prime notizie documentate sul Carnevale di Sammichele, risalgono al XIX secolo e ci parlano di una ritualità non molto diversa da quella attuale. Da un rapporto di polizia, del 4 marzo 1830, all'Intendente di Terra di Bari, così si legge: "... giova intanto marcare, che generalmente le maschere in questo distretto, si riducono a cambiamento di sesso, e ad indossare degli abiti di vecchi, contadini e massari o altro costume. La classe di basso ceto è quella, che si suole più delle altre, mascherare, girando in tutte quelle case, in cui si da trattenimento, d'onde dopo di aver fatto un piccolo ballo, passa in altre, fino a che inoltrata la notte, si ritira nelle proprie case.".

Inoltre l'art. 33 dello Statuto Patrio per la Polizia Urbana e Rurale del Comune di S. Michele dell'anno 1835, così recitava: "Sarà vietato in tempo di carnevale vestirsi a maschera prima di terminare le sacre funzioni che si fanno in Chiesa. Passate le ore ventiquattro le maschere dovranno andare a faccia scoverta seco loro portando una persona conosciuta che le garantisca, previo sempre il permesso del Sindaco. Controvenendo s'incorrerà nella multa di carlini 10, ed alla prigionia di uno a tre giorni.".

C'è solo da chiarire che per ore ventiquattro bisogna intendere il tramonto del sole, in base al modo di contare le ore in vigore legalmente sino al 1893, ma come consuetudine sino a qualche decennio fa tra i nostri contadini. Negli statuti dei comuni limitrofi non esisteva un articolo analogo; se in quell'epoca si è sentito il bisogno di regolamentare, in qualche modo, il nostro carnevale, evidentemente si trattava di una tradizione già ben consolidata, e non si crede di sbagliare molto dicendo che forse è nata assieme al paese stesso.

Non può essere una semplice coincidenza il fatto che nel 1616 don Pedro Téllez Giròn duca di Ossuna e Vicerè di Napoli “buttò bando l’ultimo di Carnevale, che ognuno s’avesse di vestire in maschera”. Quale miglior pretesto  per festeggiare la nascita del nuovo villaggio?

Negli anni cinquanta, del XX secolo, si è avuta la prima grossa rivoluzione nel carnevale sammichelino, quando il giradischi ha sostituito l'orchestrina. E' nata quindi una nuova figura, quella del motorista, cioè la persona addetta alle scelte musicali. L'abilità del motorista si vede, oltre che nel mantener viva la festa, anche nel saper indovinare i gusti musicali delle compagnie mascherate, riconoscendo il solo conduttore. Per una buona riuscita di un festino, è necessario un grande affiatamento tra il caposala, il portinaio ed il motorista.

Una volta giunta ad un festino una compagnia di maschere, il conduttore bussa e chiede il permesso di entrare: "iè permèsse a na chempagnìe de màsckere". Il portinaio, se riconosce  nel conduttore una persona affidabile, apre e la compagnia entra tra gli applausi degli invitati, quindi, il caposala invita le maschere ed il conduttore a ballare. Il conduttore può invitare una persona dell'altro sesso, le maschere, invece, possono invitare esclusivamente gli uomini. I balli sono poi interrotti da scambi di complimenti o sfottò, tra i componenti del festino ed il conduttore, inderogabilmente a colpi di rima baciata, che molto spesso raggiungono livelli altissimi sia poetici che di ilarità. La permanenza, più o meno lunga, delle maschere nel festino è ad assoluta discrezione del caposala che invita poi le maschere ad uscire con il fatidico: "ringraziamo maschere e conduttore". I balli sono, molto spesso, inframmezzati da scenette teatrali cariche di doppi sensi, che, se pur basandosi su soggetti fissi e tradizionali, risultano sempre nuove grazie all'improvvisazione degli interpreti, i quali, molto spesso, non sono altro che alcuni invitati inconsapevolmente coinvolti. Il carnevale si protrae sino al martedì precedente le Ceneri e termina con il rito "du müerte". Un vero e proprio funerale gira per i festini con tanto di feretro del Carnevale, ed un seguito composto dalla vedova inconsolabile e dagli amici più intimi; questi invitano tutti a piangere disperatamente per la prematura fine e convincono i più renitenti a colpi di straccio, qualche volta bagnato. Alla fine c'è però l'invito per tutti a ritrovarsi l'anno successivo: "chiù maggiòve a l'uanne ce vène". I festeggiamenti continuano comunque per qualche settimana con le "pentolacce", senza però la presenza delle maschere.

A Sammichele esiste una maschera tradizionale "l'homene curte", di tipica estrazione contadina. I più anziani ricordano anche una "fèmena corte", ma maschere sono pure i personaggi delle scenette teatrali, come "u Ceccànduène", “u chernùte chendènde” dato che mettono in risalto tutti i difetti e i modi di fare della nostra gente.