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 La Grotta di S. Bartolomeo


Si trova a circa mille metri, sulle pendici del M.te Coppetello. Un muro a forma di " casetta" chiude l'apertura della grotta. Il muro, che presenta una porta per l'ingresso (la parte superiore è parzialmente crollata) e una grossa feritoia sulla destra, è di buona fattura. L'interno, che è la grotta vera e propria ha la grandezza di una stanza di medie dimensioni. Subito alla sinistra dell'entrata, un muro, la cui sommità è crollata, attira l'attenzione del visitatore.
Si tratta della parete in muratura di una grossa cisterna, che sfrutta un anfratto della grotta; all'interno si notano le tracce dell'intonaco di rivestimento.   
E' un serbatoio di notevoli dimensioni e può contenere fino a 800 litri di acqua piovana, che scendendo sulla parete rocciosa esterna arrivava ad un foro praticato sul muro della grotta e da lì, per mezzo di un canale in terracotta (oggi scomparso) riempiva la cisterna. Sul fondo lo spazio si restringe, creando un ambiente più piccolo, alla cui sinistra si trova la cucina con le varie "fornacelle" ed un "lavello" scavato nella roccia, perfettamente semisferico; al centro un grosso gradone che probabilmente era un giaciglio su cui riposare. La grotta è illuminata da una grossa feritoia svasata verso l'interno. Questo tipo di apertura si trova in genere nei castelli o nelle torri e serviva a colpire gli assalitori mantenendosi al riparo. Forse questo particolare ci può aiutare a capire l'uso di questa costruzione.
In effetti la posizione della grotta è senz'altro strategica, rendendola quasi inattaccabile da ogni lato, visto che non è possibile che eventuali intrusi possano sfuggire alla vista da chi era all'interno. Inoltre essa è situata in modo da dominare la visuale sull'ingresso meridionale della valle. Anche le cisterne d'acqua (la seconda, di dimensioni minori, si trova all'esterno sulla parte sinistra della grotta) con la loro notevole portata, suggeriscono che la permanenza nella grotta poteva durare per molto tempo. La feritoia dalla quale si può tirare con l'arco o con la balestra e le considerazioni fatte in precedenza, ci suggeriscono l'ipotesi di un avamposto o comunque di un luogo di avvistamento di carattere militare.
Ma perché alla grotta venne dato il nome di un santo?
La tradizione popolare civitellese, ne attribuisce il nome alla presenza dell'apostolo S. Bartolomeo, il cui culto era diffusissimo anticamente nella Marsica. Ancora oggi qualche anziano del paese racconta quanto tramandato da generazioni, ossia che S. Bartolomeo ogni giorno usciva dalla grotta per rifornirsi d'acqua, usando come recipiente un canestro di vimini, che una volta riempito, miracolosamente non perdeva una goccia durante il ritorno all'eremo.

Per non far dimenticare questa leggenda, da qualche anno un gruppo di devoti si reca alla grotta il 24 Agosto giorno dedicato a S. Bartolomeo.

 

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