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        La civiltà occidentale ritiene che la scienza, intesa come prodotto del pensiero astratto, sia nata in Grecia. Nonostante ciò, anche culture precedenti, come quella egizia, possedevano un vasto sapere scientifico, raggiunto grazie alla pratica quotidiana.

 

            LA MATEMAtica

        I resti che ci hanno consentito di conoscere la cultura egizia ci parlano di una società che seppe realizzare grandi opere architettoniche senza l'aiuto di macchine e che sopravvisse per ben 3000 anni. Una civiltà capace di raggiungere simili risultati doveva necessariamente avere conoscenze approfondite di algebra e di geometria. Il buon funzionamento dell'economia del Paese di basava su una matematica sviluppata in maniera empirica. La scoperta di diversi papiri su questo tema ci consente di sapere che gli antichi egizi erano in grado di compiere le quattro operazioni aritmetiche fondamentali: sommare, sottrarre, moltiplicare e dividere. Inoltre, comprendevano anche calcoli più complessi, come le equazioni a una incognita. 

        La matematica veniva utilizzata in diversi aspetti della vita quotidiana. Nel campo amministrativo, la geometria serviva per tracciare i confini delle differenti regioni delle quali si divideva il Paese; permetteva inoltre di ristabilire le linee di demarcazione dei campi coltivati quando venivano cancellate annualmente dalle piene del Nilo. L'aritmetica aiutava a stimare le risorse disponibili e a calcolare le imposte che la popolazione doveva versare. Altri campi di applicazione della geometria erano le costruzioni, le opere artistiche e la cartografia. Gli architetti sapevano come calcolare l'area del quadrato, del rettangolo, del triangolo e del cerchio, così come il volume delle diverse figure geometriche, in particolar modo delle piramidi. Gli scultori e i pittori conoscevano le proporzioni del corpo umano e le riproducevano servendosi di un reticolato, mentre gli scribi erano in grado di abbozzare dei censimenti.

        Il gomito era l'unità fondamentale di misura e corrispondeva allo spazio compreso tra il gomito di una persona e l'estremità del suo dito medio. Durante la III dinastia, il gomito fu sostituito dal gomito reale, che misurava all'incirca 52.3 cm. Il gomito aveva varie suddivisioni, come il palmo, equivalente alla settima parte del gomito e il dito, la ventottesima parte del gomito. Esistevano anche dei multipli del gomito, come il nebiu, che equivaleva a un gomito e mezzo e l'het, equivalente a 100 gomiti. Un multiplo adeguato alle grandi distanze era l'iteru, che equivaleva a 20.000 gomiti, circa 10.5 km.

 

             il calendario

        Anche nell'antico Egitto, come il molte altre culture, il calendario era importantissimo sia per l'agricoltura sia per la vita religiosa e amministrativa. A differenza di altri popoli, gli Egizi hanno lasciato riflessa questa importanza in due calendari diversi, che sono coesistiti per tre millenni. 

Il calendario religioso o ufficiale divideva l'anno in tre periodi di quattro mesi, e questi in tre decadi, dominate da costellazione diversa: in tutto 360 giorni. Per avvicinarsi alla durata reale dell'anno, segnata dalle inondazioni del Nilo, si aggiunsero 5 giorni alla fine del quarto mese. Il mito dell'origine di questi 5 giorni mette in contatto calendario e religione. Thot¹, che li vinse alla Luna giocando a dama, li regalò alla sua amante Nut², sposa di Ra³, che era stata condannata a non  poter procreare in nessun giorno dell'anno, come punizione per la sua infedeltà. L'anno sacro era più corto di quasi sei ore rispetto a quello reale, che segnava il regime delle inondazioni del Nilo, per cui si produceva un disaccordo crescente. Anche se tale disaccordo nel calendario vigente nell'antico Egitto poteva essere corretto aggiungendo un giorno ogni quattro anni, i sacerdoti si ostinarono a mantenerlo fino al 26 a.C., quando dovettero cambiarlo per ordine di Roma.

        L'agricoltura egizia aveva bisogno di un altro tipo di calendario (il calendario agricolo). a quell'epoca, la prima apparizione della stella Sothis, la nostra Sirio, coincideva con lo straripamento annuale del Nilo. Così fu preso questo evento come segnale d'inizio dell'anno. Questa coincidenza permise agli Egizi di disporre del miglior calendario dell'antichità. L'Egizio Sosigene di Alessandria fu consigliere di Giulio Cesare nella riforma del calendario romano, e gli suggerì di adottare quello solare e di introdurre l'anno bisestile. Con questa riforma, l'anno aveva una durata di 365.25 giorni, molto vicina a quella reale, di 365.2422 giorni. Tuttavia, questa piccola differenza fece sì che, alla fine del XVI secolo, l'inizio della primavera fosse in avanti di 10 giorni rispetto alla data ufficiale. Per evitare che l'errore si riproducesse, papa Gregorio XIII, decretò che cessassero di essere bisestili tutti gli anni che terminavano con due zeri, tranne i multipli di 400. Questa riforma fissò il calendario attuale la cui storia è iniziata lungo le sponde del Nilo.

¹Thot: Dio della scrittura e delle formule magiche.

²Nut: La signora del cielo che governava il movimento degli astri nel cielo.

³Ra: Dio-Sole delle tribù prima dell'unificazione dell'Egitto, poi considerato padre divino del faraone.

 

            la medicina

        La medicina al tempo dei faraoni era piuttosto diversa dall'idea che noi abbiamo di essa attualmente. Lo storico greco Erodoto, che nel V secolo a.C. visitò l'Egitto, raccontava che in quel paese c'erano molti medici, pieni di sapienza, che tutti erano specialisti e che non c'erano dottori o chirurghi generici. I medici egiziani godettero di grande fama presso gli antichi, perché di specializzavano nella cura delle diverse malattie. La pratica dell'imbalsamazione permetteva loro di conoscere relativamente bene le strutture anatomiche dell'uomo, cosicché i chirurghi erano in grado di praticare interventi persino sul cranio. Quanto oggi sappiamo della chirurgia egizia si deve ai testi dei "papiri medicina". A differenza delle altre culture, in cui l'apertura del cadavere era un tabù, in Egitto, per la pratica della mummificazione era un fatto abituale; ciò nonostante i metodi di cura erano solo in parte scientifici, perché la medicina era strettamente legata alla magia. Lo sviluppo di una vera scienza medica era del resto impossibile, perché i medici dovevano seguire scrupolosamente la tradizione, e chi si arrischiava ad introdurre novità poteva essere punito anche con la morte. Una tale norma pareva studiata apposta per bloccare ogni progresso: il progresso, infatti, è il risultato di molti perfezionamenti, e ogni perfezionamento è appunto un'innovazione.

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