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L'emorragia è la fuoriuscita di sangue da un vaso sanguigno e possono distinguersi in: ESTERNE INTERNE INTERNE
ESTERIORIZZATE Nelle emorragie esterne il sangue fuoriesce da una
lesione più o meno profonda della cute. Esse sono quindi la diretta conseguenza di una ferita. In base al vaso interessato, le classifichiamo in: arteriose venose capillari miste (arteriose e venose) A: emorragia arteriosa; B: emorragia venosa; C: emorragia capillare (da abrasione)
L'emorragia arteriosa consiste nella fuoriuscita di sangue da un vaso arterioso. Essa, poiché interessa vasi di diametro particolarmente largo e vede il sangue fuoriuscire a pressione estremamente elevata, ha scarse probabilità di coagulare spontaneamente, cioè di fermarsi in virtù dei normali meccanismi "riparatori" prontamente attivati dall'organismo. Vi sono tre caratteristiche distintive peculiari che devono indicarti immediatamente la presenza di unemorragia arteriosa, guidandoti correttamente al suo riconoscimento: il sangue esce a fiotti, in modo zampillante; il ritmo di fuoriuscita è sincrono a quello del battito cardiaco; il colore del sangue è rosso vivo. Le due caratteristiche sono dovute al fatto che il sangue scorre sotto la ritmica e forte pressione impressa dallazione della pompa cardiaca. Il colorito rosso acceso è dovuto alla particolare
ricchezza in ossigeno del sangue arterioso.
L'emorragia esterna venosa rappresenta la fuoriuscita del sangue da un vaso venoso. Ricorre con maggiore frequenza rispetto all'emorragia arteriosa, dato il decorso prevalentemente superficiale delle vene nei riguardi delle rispettive arterie. La riconosci individuando la presenza delle tre seguenti caratteristiche: l'uscita del sangue avviene continuamente e non a fiotti; il flusso è lento e si espande "a macchia d'olio"; il colore del sangue è rosso scuro. Le prime due caratteristiche sono dovute al fatto che
nel settore venoso della circolazione il sangue scorre a bassa pressione,
con un flusso che risente molto meno della ritmica azione della pompa
cardiaca. Il colorito rosso scuro è proprio del sangue povero
di ossigeno e ricco di anidride carbonica. La maggior parte delle vene tagliate si chiude subito e abbastanza facilmente. Ma ciò non deve trarti in inganno, perché, qualora il vaso sanguinante sia più grosso e profondo, l'emorragia assume gli stessi caratteri di pericolosità propri dellemorragia arteriosa. Il problema peculiare delle emorragie venose coinvolgenti vasi di maggior calibro, come quelli del collo, è determinato dal fatto che una grossa vena aperta tende a risucchiare corpi estranei e bolle d'aria (emboli), i quali possono fermarsi a livello del microcircolo cardiaco, polmonare e cerebrale, determinando spesso la morte del paziente.
Consiste nella perdita di sangue dai vasi capillari, e il flusso è: lento, quasi trasudante; di piccola entità; di colore rosso, anche se meno vivo di quello arterioso. L'emorragia capillare non costituisce una situazione
d'emergenza, perché tende a fermarsi spontaneamente. Se si rompe un capillare profondo il sangue scorre
tra i tessuti e forma una raccolta che non è in comunicazione con
l'esterno chiamata ematoma. L'espressione esterna visibile
di un ematoma superficiale è un alone colorato denominato ecchimosi
che nei giorni successivi va incontro a modificazioni cromatiche,
dal viola al marroncino e successivamente al verdastro, sino a scomparire
per il riassorbimento del sangue stravasato. Le emorragie esterne capillari si osservano con maggiore frequenza nelle escoriazioni vaste della cute; per questo tipo di evenienza è sufficiente applicare garze sterili imbevute di acqua ossigenata sulla zona escoriata.
Nelle emorragie interne il sangue si riversa all'interno
dell'organismo raccogliendosi in una cavità non raggiungibile direttamente
dallesterno.
EMORRAGIE
INTERNE ESTERIORIZZATE Nelle emorragie interne esteriorizzate, il sangue, proveniente da una lacerazione vasale profonda, si raccoglie in una cavità interna comunicante con l'esterno e successivamente fuoriesce da questa attraverso un orifizio naturale (naso - bocca - orecchio).
Non
tutte le emorragie, ovviamente, sono pericolose per la vita; il loro
livello
di pericolosità dipende
da: q quantità
di sangue persa; q
velocità
della perdita ematica; q
sede
dellemorragia; q
tipo
di vaso leso; q condizioni del paziente precedenti lemorragia. Quantità di sangue Un organismo adulto possiede mediamente 5-6,5 litri di sangue. Può morire se ne perde 2 litri; l'adolescente possiede mediamente 3,5-5 litri di sangue. Può morire se ne perde 1 litro; il
bambino possiede mediamente 1,5-2 litri di sangue e la perdita di mezzo
litro di sangue può portarlo
alla morte; il neonato ha 300 ml. Può morire se perde 30-50 ml. Velocità della perdita Oltre alla quantità assoluta di sangue perso è molto importante considerare la velocità con cui si perde: nelladulto, la perdita rapida di un litro di sangue è già pericolosa per la vita; nel bambino, è già pericolosa la perdita rapida di mezzo litro; nel neonato, è già pericolosa la perdita rapida di 25 ml. Sede dell'emorragia È,
ovviamente, più facile intervenire su unemorragia esterna piuttosto
che su Tipo di vaso leso La lesione arteriosa è più grave, in genere, di una venosa. Condizioni del paziente precedente l'emorragia Il paziente che si trovava in buone condizioni di salute ha ovviamente una prognosi migliore di un paziente già affetto da altre patologie. Quando l'emorragia è abbondante il volume circolante
di sangue comincia a diminuire. La marcata riduzione del flusso sanguigno
compromette la perfusione tessutale, riducendo la quantità di ossigeno
veicolata ai tessuti. A sua volta, l'inadeguata perfusione fa sì che le cellule
possano subire un danno metabolico che, qualora non sia prontamente
ripristinata la perdita ematica, può diventare irreversibile, determinando
la morte del paziente. Questa condizione di inadeguata perfusione tessutale
che causa, in ultimo, un danno cellulare generalizzato nellorganismo,
mettendo a repentaglio la vita del paziente, si chiama shock. Lo shock si definisce emorragico quando è causato da
unemorragia. Se non è trattato immediatamente lo
shock emorragico è inesorabilmente fatale. Pertanto, indipendentemente dal volume apparente
della perdita ematica, devi considerare grave ogni situazione in seguito
alla quale il paziente presenti ogni segno o sintomo di shock!
PRIMO SOCCORSO IN CASO DI EMORRAGIA ESTERNA Il
miglior modo di combattere l'insorgenza dello shock, situazione clinica
spesso irreversibile, è cercare di prevenirlo. Pertanto, quando già ad occhio nudo l'emorragia si riveli abbondante, non tardare nel porre subito il paziente in posizione di autotrasfusione. Essa
consiste nello stendere il paziente in posizione supina e nel tenergli
sollevate le gambe (per mantenerle sollevate userai ciò che c'è a portata
di mano). In questa posizione assicuri il miglior apporto possibile di sangue al cuore e al cervello del paziente. Subito dopo aver provveduto a sistemare il paziente nella posizione di autotrasfusione, cerca di arrestare l'emorragia utilizzando una o più delle seguenti metodiche.
METODO DELLA COMPRESSIONE DIRETTA È il metodo migliore per controllare unemorragia esterna. La forza necessaria per arrestare il sanguinamento
varia da circa 1 kg per le piccole ferite (sino a 5 cm) ed arriva
a 20-30 chilogrammi per le grandi ferite determinate dallo strappamento
di un arto. Chiunque è così in grado di fornire una pressione efficace:
è sufficiente appoggiarsi facendo gravare il proprio peso sulla
ferita:
Il bendaggio, infatti, deve essere abbastanza stretto da frenare il sanguinamento, ma non tanto da arrestare la circolazione del sangue. Per verificare lo stato della circolazione, premi su un'unghia dell'arto ferito, fino a quando non diventa bianca. Quando rilasci la pressione, se la circolazione nell'arto è integra, l'unghia riacquista il suo colorito normale, ritornando rosa. Se, invece, il circolo è ostacolato, l'unghia rimane bianca o blu e l'arto, pian piano, diventa freddo ed il paziente lamenta una sensazione, progressivamente crescente, di formicolio. Se la ferita è situata su un braccio, puoi facilmente controllare l'integrità della circolazione periferica dell'arto palpando il polso radiale. Ovviamente, la sua mancanza deporrà per un ostacolo al circolo che va rimosso allentando la pressione del bendaggio. Se la ferita è situata su un arto inferiore puoi ricercare il polso pedidio o tibiale posteriore.
METODO
DEL SOLLEVAMENTO
Questo metodo va applicato insieme alla compressione diretta della ferita. Esso si basa sul principio che un arto ferito va sollevato in modo da posizionare la ferita ad un livello sovrastante il cuore, in modo da favorire per gravità una riduzione del flusso ematico nell'arto stesso e favorire quindi il rallentamento dell'emorragia. Ricapitolando:
Questa
tecnica, invece, rappresenta la metodologia di primo soccorso
più opportuna in caso di emorragia da vene varicose: ·
disponi
il paziente in posizione supina con entrambe le gambe ben sollevate.
In questa posizione le vene superficiali tendono a collabire e
l'emorragia rallenta in modo vistoso se non cessa del tutto; ·
lava
abbondantemente con acqua la zona interessata e disinfetta la
ferita con acqua ossigenata; · effettua un bendaggio compressivo abbastanza stretto avendo cura, mediante la palpazione dei polsi arteriosi periferici, di non compromettere il flusso arterioso a valle.
METODO
DEGLI IMPACCHI DI GHIACCIO
L'impiego
degli impacchi di ghiaccio si basa sullazione vasocostrittrice
del freddo:
· metti il ghiaccio sulla medicazione e non direttamente sulla ferita. · lascialo in posizione per non più di 2 o 3 minuti al fine di evitare il congelamento.
METODO
DELLA COMPRESSIONE DIGITALE A DISTANZA
Questo metodo sarà applicato solo qualora i due precedenti provvedimenti NON abbiano funzionato. L'emorragia, in questo caso, è grave ed è tipicamente arteriosa. Si comprime l'arteria principale che fornisce l'irrorazione di un dato distretto corporeo, in un tratto compreso tra il cuore e la sede della ferita, in modo da bloccare la fonte prevalente dell'afflusso sanguigno in quella data sede. Questo presuppone che tali arterie siano comprimibili e ciò è effettivamente possibile nei punti in cui esse scorrono superficialmente e al di sopra di un piano osseo. Il decorso superficiale del vaso, sul quale applichi la forza della tua compressione, e la presenza di un piano osseo retrostante, che consente al vaso di non spostarsi e di subire tale compressione, sono gli elementi fondamentali che rendono possibile questa tecnica. Questi punti di compressione, in pratica, corrispondono ai siti in cui si avverte il polso di queste arterie.
·
comprimi
l'arteria carotide, al di sotto
della ferita, a lato della trachea; ·
comprimi
con il pollice verso il basso, in direzione delle vertebre e non della
trachea; ·
poni
le altre dita dietro il collo; ·
fai attenzione a NON comprimere o dislocare la trachea!
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