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dal 17/11/2003

E M O R R A G I A
Emorragie esterne
Emorragie esterne arteriose
Emorragie esterne venose
Emorragie esterne capillari
Emorragie interne
Emorragie interne esteriorizzate
Conseguenze dell'emorragie
Primo soccorso in caso di emorragia esterna
Metodo della compressione diretta
Metodo del sollevamento
Metodo dell'impacchi di ghiaccio
Metodo della compressione digitale a distanza
Emorragia del collo
Emorragia della spalla e del segmento superiore del braccio
Emorragia della parte alta del braccio
Emorragia della parte bassa del braccio, avambraccio e mano
Emorragia dell'inguine o della coscia
Emorragia della gamba

          L'emorragia è la fuoriuscita di sangue da un vaso sanguigno e possono distinguersi in:

          ESTERNE

          INTERNE

          INTERNE ESTERIORIZZATE

EMORRAGIE ESTERNE

          Nelle emorragie esterne il sangue fuoriesce da una lesione più o meno profonda della cute.

          Esse sono quindi la diretta conseguenza di una ferita.

          In base al vaso interessato, le classifichiamo in:

          arteriose

          venose

          capillari

          miste (arteriose e venose)

A: emorragia arteriosa; B: emorragia venosa; C: emorragia capillare (da abrasione)

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EMORRAGIE ESTERNE ARTERIOSE

          L'emorragia arteriosa consiste nella fuoriuscita di sangue da un vaso arterioso. Essa, poiché interessa vasi di diametro particolarmente largo e vede il sangue fuoriuscire a pressione estremamente elevata, ha scarse probabilità di coagulare spontaneamente, cioè di fermarsi in virtù dei normali meccanismi "riparatori" prontamente attivati dall'organismo. Vi sono tre caratteristiche distintive peculiari che devono indicarti immediatamente la presenza di un’emorragia arteriosa, guidandoti correttamente al suo riconoscimento:

          il sangue esce a fiotti, in modo zampillante;

          il ritmo di fuoriuscita è sincrono a quello del battito cardiaco;

          il colore del sangue è rosso vivo.

          Le due caratteristiche sono dovute al fatto che il sangue scorre sotto la ritmica e forte pressione impressa dall’azione della pompa cardiaca.

          Il colorito rosso acceso è dovuto alla particolare ricchezza in ossigeno del sangue arterioso.

 

 

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EMORRAGIE ESTERNE VENOSE

          L'emorragia esterna venosa rappresenta la fuoriuscita del sangue da un vaso venoso.

          Ricorre con maggiore frequenza rispetto all'emorragia arteriosa, dato il decorso prevalentemente superficiale delle vene nei riguardi delle rispettive arterie.

          La riconosci individuando la presenza delle tre seguenti caratteristiche:

          l'uscita del sangue avviene continuamente e non a fiotti;

          il flusso è lento e si espande "a macchia d'olio";

          il colore del sangue è rosso scuro.

          Le prime due caratteristiche sono dovute al fatto che nel settore venoso della circolazione il sangue scorre a bassa pressione, con un flusso che risente molto meno della ritmica azione della pompa cardiaca.

          Il colorito rosso scuro è proprio del sangue povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica.

          La maggior parte delle vene tagliate si chiude subito e abbastanza facilmente. Ma ciò non deve trarti in inganno, perché, qualora il vaso sanguinante sia più grosso e profondo, l'emorragia assume gli stessi caratteri di pericolosità propri dell’emorragia arteriosa.

          Il problema peculiare delle emorragie venose coinvolgenti vasi di maggior calibro, come quelli del collo, è determinato dal fatto che una grossa vena aperta tende a risucchiare corpi estranei e bolle d'aria (emboli), i quali possono fermarsi a livello del microcircolo cardiaco, polmonare e cerebrale, determinando spesso la morte del paziente.

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EMORRAGIE ESTERNE CAPILLARI

          Consiste nella perdita di sangue dai vasi capillari, e il flusso è:

          lento, quasi trasudante;

          di piccola entità;

          di colore rosso, anche se meno vivo di quello arterioso.

          L'emorragia capillare non costituisce una situazione d'emergenza, perché tende a fermarsi spontaneamente.

          Se si rompe un capillare profondo il sangue scorre tra i tessuti e forma una raccolta che non è in comunicazione con l'esterno chiamata ematoma. L'espressione esterna visibile di un ematoma superficiale è un alone colorato denominato ecchimosi che nei giorni successivi va incontro a modificazioni cromatiche, dal viola al marroncino e successivamente al verdastro, sino a scomparire per il riassorbimento del sangue stravasato.

          Le emorragie esterne capillari si osservano con maggiore frequenza nelle escoriazioni vaste della cute; per questo tipo di evenienza è sufficiente applicare garze sterili imbevute di acqua ossigenata sulla zona escoriata.

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EMORRAGIE INTERNE

          Nelle emorragie interne il sangue si riversa all'interno dell'organismo raccogliendosi in una cavità non raggiungibile direttamente dall’esterno.

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EMORRAGIE INTERNE ESTERIORIZZATE

          Nelle emorragie interne esteriorizzate, il sangue, proveniente da una lacerazione vasale profonda, si raccoglie in una cavità interna comunicante con l'esterno e successivamente fuoriesce da questa attraverso un orifizio naturale (naso - bocca - orecchio).

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CONSEGUENZE DELL’EMORRAGIE

          Non tutte le emorragie, ovviamente, sono pericolose per la vita; il loro livello di pericolosità dipende da: 

q quantità di sangue persa;

q      velocità della perdita ematica;

q      sede dell’emorragia;

q      tipo di vaso leso;

q     condizioni del paziente precedenti l’emorragia.

Quantità di sangue

          Un organismo adulto possiede mediamente 5-6,5 litri di sangue. Può morire se ne perde 2 litri;

          l'adolescente possiede mediamente 3,5-5 litri di sangue. Può morire se ne perde 1 litro;

          il bambino possiede mediamente 1,5-2 litri di sangue e la perdita di mezzo litro di sangue può              portarlo alla morte;

          il neonato ha 300 ml. Può morire se perde 30-50 ml.

Velocità della perdita

          Oltre alla quantità assoluta di sangue perso è molto importante considerare la velocità con cui si perde:

          nell’adulto, la perdita rapida di un litro di sangue è già pericolosa per la vita;

          nel bambino, è già pericolosa la perdita rapida di mezzo litro;

          nel neonato, è già pericolosa la perdita rapida di 25 ml.

Sede dell'emorragia

          È, ovviamente, più facile intervenire su un’emorragia esterna piuttosto che su un’emorragia interna o interna esteriorizzata.

Tipo di vaso leso

          La lesione arteriosa è più grave, in genere, di una venosa.

Condizioni del paziente precedente l'emorragia

          Il paziente che si trovava in buone condizioni di salute ha ovviamente una prognosi migliore di un paziente già affetto da altre patologie.

          Quando l'emorragia è abbondante il volume circolante di sangue comincia a diminuire. La marcata riduzione del flusso sanguigno compromette la perfusione tessutale, riducendo la quantità di ossigeno veicolata ai tessuti.

          A sua volta, l'inadeguata perfusione fa sì che le cellule possano subire un danno metabolico che, qualora non sia prontamente ripristinata la perdita ematica, può diventare irreversibile, determinando la morte del paziente.

          Questa condizione di inadeguata perfusione tessutale che causa, in ultimo, un danno cellulare generalizzato nell’organismo, mettendo a repentaglio la vita del paziente, si chiama shock.

          Lo shock si definisce emorragico quando è causato da un’emorragia.

          Se non è trattato immediatamente lo shock emorragico è inesorabilmente fatale.

          Pertanto, indipendentemente dal volume apparente della perdita ematica, devi considerare grave ogni situazione in seguito alla quale il paziente presenti ogni segno o sintomo di shock!

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PRIMO SOCCORSO IN CASO DI EMORRAGIA ESTERNA

          Il miglior modo di combattere l'insorgenza dello shock, situazione clinica spesso irreversibile, è cercare di prevenirlo.

          Pertanto, quando già ad occhio nudo l'emorragia si riveli abbondante, non tardare nel porre subito il paziente in posizione di autotrasfusione.

          Essa consiste nello stendere il paziente in posizione supina e nel tenergli sollevate le gambe (per mantenerle sollevate userai ciò che c'è a portata di mano).

          In questa posizione assicuri il miglior apporto possibile di sangue al cuore e al cervello del paziente.

          Subito dopo aver provveduto a sistemare il paziente nella posizione di autotrasfusione, cerca di arrestare l'emorragia utilizzando una o più delle seguenti metodiche.

 

 

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METODO DELLA COMPRESSIONE DIRETTA

          È il metodo migliore per controllare un’emorragia esterna.

          La forza necessaria per arrestare il sanguinamento varia da circa 1 kg per le piccole ferite (sino a 5 cm) ed arriva a 20-30 chilogrammi per le grandi ferite determinate dallo strappamento di un arto.

          Chiunque è così in grado di fornire una pressione efficace: è sufficiente appoggiarsi facendo gravare il proprio peso sulla ferita:

  • Metti una garza sterile, un fazzoletto pulito o un qualsiasi pezzo di tessuto pulito sulla ferita e con la tua mano comprimilo con pressione costante per 15-30 minuti. Questa manovra si chiama tamponamento compressivo.
  • Se l'emorragia è particolarmente abbondante e hai a disposizione un guanto con cui coprire la mano, non perdere tempo a cercare garze o teli e metti direttamente la tua mano sulla ferita.
  • Dopo aver effettuato il tamponamento compressivo, metti un'altra garza sopra la prima, se necessario, e assicura la stabilità della medicazione fasciando la ferita con bende o con una cravatta o con qualunque tessuto che, per l'occasione, dovrà essere tagliato in strisce larghe approssimativamente 5 cm. È questo il bendaggio compressivo. Il bendaggio è definito compressivo quando è applicato in modo stretto per esercitare una pressione costante sulla ferita. o sulla parte lesa.

 

TAMPONAMENTO COMPRESSIVO

Tamponamento compressivo

Tamponamento compressivo

BENDAGGIO COMPRESSIVO

          Il bendaggio, infatti, deve essere abbastanza stretto da frenare il sanguinamento, ma non tanto da arrestare la circolazione del sangue.

          Per verificare lo stato della circolazione, premi su un'unghia dell'arto ferito, fino a quando non diventa bianca. Quando rilasci la pressione, se la circolazione nell'arto è integra, l'unghia riacquista il suo colorito normale, ritornando rosa. Se, invece, il circolo è ostacolato, l'unghia rimane bianca o blu e l'arto, pian piano, diventa freddo ed il paziente lamenta una sensazione, progressivamente crescente, di formicolio.

          Se la ferita è situata su un braccio, puoi facilmente controllare l'integrità della circolazione periferica dell'arto palpando il polso radiale. Ovviamente, la sua mancanza deporrà per un ostacolo al circolo che va rimosso allentando la pressione del bendaggio. Se la ferita è situata su un arto inferiore puoi ricercare il polso pedidio o tibiale posteriore.

 
  • NON rimuovere mai la medicazione applicata perché in questo modo puoi smuovere coaguli e favorire la ricomparsa dell'emorragia. Se ti accorgi che il flusso non è ancora arrestato, sovrapponi un'altra garza o fazzoletto o telo sulla medicazione precedente ormai intrisa di sangue. Ora, fissala con un altro bendaggio e continua a premere con forza maggiore.

 

Polso arterioso: si palpa sul dorso del piede, in corrispondenza di un punto che si localizza prolungando idealmente verso la caviglia una linea che divida il 1° dal 2° dito del piede

Polso arterioso tibiale posteriore: si palpa posteriormente al malleolo mediale

 

 
  • Il bendaggio compressivo può essere mantenuto in sede sino all’arrivo del medico.

FASCIATURA DELLA TESTA "A CORONA"

FASCIATURA DELLA TESTA "A CUFFIA"

 

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METODO DEL SOLLEVAMENTO

          Questo metodo va applicato insieme alla compressione diretta della ferita. Esso si basa sul principio che un arto ferito va sollevato in modo da posizionare la ferita ad un livello sovrastante il cuore, in modo da favorire per gravità una riduzione del flusso ematico nell'arto stesso e favorire quindi il rallentamento dell'emorragia.

          Ricapitolando:

  1. premi direttamente sul sito dell’emorragia;
  2. solleva l’arto ferito.

METODO DELLA COMPRESSIONE E DEL SOLLEVAMENTO

          Questa tecnica, invece, rappresenta la metodologia di primo soccorso più opportuna in caso di emorragia da vene varicose:

·     disponi il paziente in posizione supina con entrambe le gambe ben sollevate. In questa posizione le vene superficiali tendono a collabire e l'emorragia rallenta in modo vistoso se non cessa del tutto;

·      lava abbondantemente con acqua la zona interessata e disinfetta la ferita con acqua ossigenata;

·     effettua un bendaggio compressivo abbastanza stretto avendo cura, mediante la palpazione dei polsi arteriosi periferici, di non compromettere il flusso arterioso a valle.

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METODO DEGLI IMPACCHI DI GHIACCIO

          L'impiego degli impacchi di ghiaccio si basa sull’azione vasocostrittrice del freddo:

·      metti il ghiaccio sulla medicazione e non direttamente sulla ferita.

·      lascialo in posizione per non più di 2 o 3 minuti al fine di evitare il congelamento.

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METODO DELLA COMPRESSIONE DIGITALE A DISTANZA

          Questo metodo sarà applicato solo qualora i due precedenti provvedimenti NON abbiano funzionato.

          L'emorragia, in questo caso, è grave ed è tipicamente arteriosa.

          Si comprime l'arteria principale che fornisce l'irrorazione di un dato distretto corporeo, in un tratto compreso tra il cuore e la sede della ferita, in modo da bloccare la fonte prevalente dell'afflusso sanguigno in quella data sede. Questo presuppone che tali arterie siano comprimibili e ciò è effettivamente possibile nei punti in cui esse scorrono superficialmente e al di sopra di un piano osseo.

          Il decorso superficiale del vaso, sul quale applichi la forza della tua compressione, e la presenza di un piano osseo retrostante, che consente al vaso di non spostarsi e di subire tale compressione, sono gli elementi fondamentali che rendono possibile questa tecnica.

          Questi punti di compressione, in pratica, corrispondono ai siti in cui si avverte il polso di queste arterie.

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EMORRAGIA DEL COLLO

·            comprimi l'arteria carotide, al di sotto della ferita, a lato della trachea;

·            comprimi con il pollice verso il basso, in direzione delle vertebre e non della trachea;

·            poni le altre dita dietro il collo;

·            fai attenzione a NON comprimere o dislocare la trachea!

 

COMPRESSIONE DELL'ARTERIA CAROTIDE

 

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EMORRAGIE DELLA SPALLA E DEL SEGMENTO SUPERIORE DEL BRACCIO
  • comprimi l'arteria succlavia;
  • poniti al lato dell'infortunato, che devi mettere in posizione semiseduta;
  • spingi con il pollice in basso, dietro la clavicola, nella depressione esistente tra il collo e la spalla;
  • in questo modo, l'arteria succlavia è compressa dal pollice contro la prima costola. Le rimanenti dita poggiano dietro il collo;
  • la compressione dell'arteria succlavia è, per motivi di profondità del vaso arterioso, difficile da eseguirsi.

COMPRESSIONE ARTERIA SUCCLAVIA

 

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EMORRAGIA DELLA PARTE ALTA DEL BRACCIO

  • Comprimi l'arteria ascellare;
  • comprimi nel cavo ascellare con i pollici e paralleli, mentre le dita si avvolgono ad anello sulla spalla.
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EMORRAGIA DELLA PARTE BASSA DEL BRACCIO, AVAMBRACCIO E MANO

  • Comprimi l'arteria omerale;
  • con una mano alza il braccio dell'infortunato;
  • con l'altra mano spingi all'interno del braccio nell'incavo muscolare esistente tra il muscolo bicipite e l'omero, in direzione del piano rigido offerto dall'omero, avendo cura di tenere le tue ultime quattro.dita affiancate l'una all'altra;
  • assicurati che il punto della compressione sia situato a metà strada tra la spalla superiormente ed il gomito inferiormente;
  • se la pressione è corretta, non avvertirai il polso radiale.

COMPRESSIONE ARTERIA ASCELLARE

COMPRESSIONE ARTERIA OMERALE

 

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EMORRAGIE DELL’INGUINE O DELLA COSCIA

  • Comprimi l’arteria femorale;
  • mettiti in ginocchio di fianco all’infortunato, steso in posizione orizzontale;
  • col pugno chiuso premi a braccia tese e con tutto il peso del tuo corpo nella piega inguinale dell’infortunato ed usa molta forza.

COMPRESSIONE DELL'ARTERIA FEMORALE

 

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EMORRAGIA DELLA GAMBA

  • Comprimi l’arteria poplitea;
  • mettiti in ginocchio davanti al paziente, disteso in posizione supina;
  • mettiti la sua gamba sulla tua spalla;
  • a questo punto incrocia i pollici delle tue mani premendo al centro dell’incavo posteriore del ginocchio.

COMPRESSIONE DELL'ARTERIA POPLITEA


webmail di palarciano.it

 

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