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L'Artigianato
I prodotti artigianali sardi si distinguono in
ambito nazionale per l'originalità, per la varietà e soprattutto
per la cura che da sempre i sardi hanno destinato agli oggetti tipici della loro
cultura, mantenendo per secoli una genuina tradizione popolare. La produzione
artigianale è ormai destinata al mercato del turismo. Le materie utilizzate
sono naturali e provenienti dal mondo animale e vegetale, mentre i disegni e i motivi
utilizzati sono presi dalla natura, ma anche dalla vita sociale (stemmi, fregi);
oppure sono puramente geometrici.
Le
CERAMICHE
hanno origini antichissime, risalenti
al periodo nuragico. Nelle opere moderne si trovano quindi elementi che richiamano
gli utensili tipici dell'antichità. Gli oggetti in ceramica possono essere
divisi in tre gruppi: - contenitori per la conservazione di liquidi in genere
- come acqua e olio - quali
brocche, anfore e giare
;
- recipienti per la preparazione e
la cottura dei cibi; - oggetti vari quali
piatti, scodelle, ciotole, bicchieri,
boccali
;. Attualmente in Sardegna esistono
circa cinquanta laboratori dislocati in quasi tutto il territorio: ricordiamo in
particolare Assemini, Oristano, Siniscola, Dorgali, Olbia, Cagliari e Sassari; a
seconda delle zone troviamo verniciature e colorazioni differenti.
L'
OREFICERIA
nasce in Sardegna probabilmente nel
periodo fenicio. L'
argento
, presente nel sottosuolo in abbondanza,
è stato il metallo più utilizzato nella gioielleria sarda. Solo di
recente si è aggiunto l'utilizzo di oro e altre pietre semi-preziose come
turchesi, granati e cristallo di rocca. Anche il
corallo
fa parte della tradizione sarda, diffuso soprattutto nel
Nord Sardegna. La tecnica più comune è quella della filigrana,
consistente nell'utilizzazione dell'oro e dell'argento ridotti in fili, ma è
ugualmente conosciuta la tecnica della granulazione - utilizzazione di piccole
sfere di metallo saldate sulla superficie degli oggetti - e l'incisione. Il
gioiello più caratteristico è sicuramente la
fede sarda,
creata con la tecnica della granulazione,
ma di notevole importanza ci sono sicuramente i gioielli e i monili utilizzati da
decenni per abbellire i costumi tradizionali: i
bottoni, le collane, gli orecchini
.
La
TESSITURA
rappresenta il settore più vario e
importante. Si producono
coperte, arazzi, tovaglie e stoffe di
arredamento
. Le tecniche utilizzate si distinguono a seconda del
telaio: orizzontale, il più diffuso, o verticale, presente solo nelle zone
interne: Nule, Sarule, Bitti, Gadoni e Tonara. Le fibre tessili utilizzate sono
la lana e il lino.
L'
INTRECCIO
,
al contrario degli altri tipi di
artigianati, non è mai stato il frutto di un mestiere specifico, limitandosi ad
una produzione legata ad esigenze familiari o del singolo. Attualmente però la
gamma dei manufatti si è arricchita, sia sotto il profilo estetico che sotto
quello dei materiali utilizzati. I prodotti, costituiti da contenitori di forme
diverse, sono realizzati con materie prime vegetali diverse, a seconda delle
zone: fibre di giunco, asfdelo, palma nana, quest'ultima diffusa nelle aree del
Logudoro, dell'Anglona, dell'Algherese e di tutta la Gallura. Le fibre legnose
sono utilizzate per la produzione dei
cestini,
mentre le canne servono alla produzione di
stuoie e cesti
.
La
LAVORAZIONE DEI METALLI
ha una tradizione antichissima, come
testimonia la ricca
presenza dei famosi
bronzetti nuragici
. Oggi è di primaria importanza
quella del ferro, con la produzione dei
coltelli
, conosciuti in tutto il mondo, nei
tradizionali centri di Pattada, Santulussurgiu, Tonara, Dorgali. Tipici sono
anche i
candelabri
, le lampade, le testate per letto e
gli
accessori per camino
. Famoso è anche il
ferro battuto
, da cui si ricava una vasta gamma di oggettistica.
Per quanto riguarda l'arte del
LEGNO
e dell'intaglio, bisogna ricordare
la
cassapanca sarda
, realizzata soprattutto in castagno,
ma anche in noce e rovere. Altri oggetti tipici sono i
taglieri
, utilizzati per servire il porcetto
e l'agnello arrosto, i mestoli, i forchettoni e altri utensili per la cucina, le
pipe
in radica o in erica. Di particolare
interesse tuttavia rimangono le
maschere
di legno, leg ate all'atmosfera
arcaica e misteriosa del mondo barbaricino.
(indice)
Adri
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Usi e tradizioni
La morra
La morra è un gioco antico, originario del Nuorese, che si disputa in genere
tra due squadre composte da due persone ciascuna, ma che si può comunque svolgere
con due giocatori.
Il gioco consiste nell'indovinare la somma dei numeri che vengono mostrati con le dita
dai giocatori; il numero che si tenta di indovinare non dovrà essere minore di 2
e superiore a 10 (la morra).
Il giocatore che vince dovrà combattere con l'altro della squadra concorrente.
La gara fine quando si raggiungono quindici punti.
La morra, nonostante sembri un gioco semplice, in realtà è faticosa e
difficile: il lancio dei numeri avviene in frazioni di secondo e comporta forti
indolenzimenti al braccio, oltre che completa perdita della voce. In più,
il segreto per vincere è quello di far innervosire l'avversario con parole,
sguardi e toni ironici... E' per questo che spesso le gare finiscono in risse!
La morra quindi in molti bar e locali è tassativamente proibita, anche se non
mancano occasioni per poter giocare (e assistere) a gare avvincenti, specie in occasioni
di sagre e feste di paese.
Sa Strumpa
Sa strumpa è una lotta
simile a quella greco-romana; è praticata a livello agonistico e dà
origine a dei veri e propri campionati, divisi per le varie categorie di peso.
I campioni di questo sport provengono principalmente dai paesi di
Ollolai
e
Ovodda
, dove esistono delle palestre che
la praticano.
I giocatori si pongono l'uno di fronte all'altro e, una volta dato il via, si
afferrano per la vita e cercano di mettere l'avversario con la schiena al tappeto.
Per vincere, oltre alla forza, contano astuzia e tempismo, in quanto spesso basta un
solo sgambetto fatto al momento giusto! I
gherradores
(gli atleti) indossano dei vestiti
tradizionali in velluto scuro e calzano scarpe fabbricate artigianalmente apposta per
questa lotta.
Le gare poetiche
L'improvvisazione dei versi in
Sardegna è un'arte tramandata dai tempi antichi, come testimoniano gli autori
del '700 e dell' '800 che se ne occuparono: La gara vera e propria nasce però
nel 1896 per opera di Antonio Cubeddu, un ozierese che invitò tutti gli abitanti
del Logudoro a confrontarsi in rima alla sagra del suo paese. La manifestazione di
Ozieri fu l'inizio di un fenomeno che durò per quasi un secolo, anche se conobbe
momenti di difficoltà. Ogni gara prevedeva un premio finale per il
cantadore
e la poesia migliore ed era sottoposta
ad un rigido regolamento.
Dopo una iniziale tendenza al verso ironico e giocoso, pian piano le poesie divennero
sempre più impegnate, grazie al contributo di altri due grandi improvvisatori,
Salvatore Tucconi di Buddusò e Raimondo Piras di Villanova Monteleone, che
portarono le gare poetiche a livelli mai raggiunti prima e mai superati in seguito.
Questa coppia finì per costituire l'attrazione principale delle feste di paese;
il loro "duello" poetico finì per creare anche dei contrasti fra i due, che
suscitavano maggiormente l'attenzione del pubblico.
Intanto però la Chiesa non vedeva più di buon occhio i temi che venivano
trattati, specialmente quelli di politica e religione, tanto che, fra il 1932 e il 1937,
queste gare subirono un arresto per opera dei vescovi sardi, che le giudicarono immorali
e offensive alla fede.
Esse ripresero con la fine della I guerra mondiale, inizialmente "censurate" e poi
definitivamente liberalizzate.
I primi segni della crisi di popolarità comparvero con la nascita dei concerti
di musica leggera, dei gruppi folk e dei canti a tenore.
Oggi le gare poetiche, anche se non mancano in certe sagre paesane, vengono considerate
solo espressioni folcloristiche: i grandi cantadores di un tempo non esistono più,
anche se nelle zone dell'interno molti sardi continuano a coltivare la passione per i versi.
I canti a tenores
Anche questi canti hanno origini
antichissime. Si realizzano con quattro voci, in genere maschili, senza l'accompagnamento
degli strumenti musicali. Il solista
(sa vohe)
viene accompagnato da una base armonica
(su bassu)
, una voce gutturale
(sa hontra)
e una voce più alta che accompagna
il duo gutturale
(sa mesuhoe).
Queste voci si fondono dando luogo ad
un grande effetto, quasi come se ci fossero gli strumenti di accompagnamento. I
Tenores di Bitti
sono sicuramente i più
conosciuti, ma in ogni paese c'è almeno un coro altrettanto valido che canta
con questa tecnica.
Le Gobbule
Le gobbule sono dei componimenti
poetici sassaresi introdotti dalla tradizione catalana (
le coblas
). Sono versi ironici che hanno lo scopo
di denunciare ingiustizie, malgoverno, torti subiti, e vengono recitati nelle piazze e nei
luoghi pubblici da strani personaggi, per lo più anziani.
Gli strumenti musicali
Il più
tipico fra gli strumenti sardi è sicuramente la Launedda, del cui
nome si ignora il significato, ma che probabilmente ha tratto ispirazione
dal doppio clarinetto dei popoli egizi.
Le Launeddas sono formate da tre canne; la più lunga è
ottenuta con tre pezzi di canna comune, incastrati l'uno con l'altro.
Le altre due invece si ricavano da un tipo di canna molto rara, detta
masku
, che cresce in una zona conosciuta solo
dai costruttori. Le tre canne si suonano insieme, ma solo la lunga è dotata di tre
fori per le dita e di uno per accordare l'insieme. E' uno strumento difficilissimo da suonare;
occorre tanto esercizio e allenamento nell'immettere aria in continuazione e nella stessa
intensità, respirando solo dal naso.
Nei balli e nelle feste folcloristiche sono presenti altri strumenti, come la
fisarmonica
, il
triangolo
(su triangolu) e su
pipiolu
, simile allo zufolo dei pastori.
(indice)
Adri
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I Costumi
Il costume è uno dei maggiori elementi del folclore sardo che colpiscono per la
loro diversità, la loro ricchezza e la loro bellezza.
Mentre i costumi maschili sono abbastanza omogenei, quelli femminili sono profondamente
diversi, sia da una località all'altra, che all'interno della stessa. In un solo
centro si possono ammirare abbigliamenti diversi a seconda della situazione che si vive:
per la sposa, per la vedova, per la persona ricca o quella povera, e così via.
A seconda dei paesi i costumi passano da una certa austerità ad una ricchezza quasi
eccessiva, ricordando i ricami complicati e i colori accesi degli antichi
costumi spagnoli
, con i quali si possono trovare tanti
elementi in comune.
Le particolarità del
vestito maschile
sono: il
copricapo
(berrìtta)
in orbace nero o di broccato a fiori, il
corpetto
chiuso con i bottoni in filigrana, il
gonnellino nero
(su rodìnu)
che parte dalla vita e che arriva a
metà coscia, la
mutanda pantalone
, nascosta dal gonnellino, che arriva fin
sotto le ginocchia. Da queste partono
is crazas
, stivaletti
in orbace nero che rivestono
quasi tutte le scarpe.
Le
donne
presentano un
corpetto
ricamato sopra la
camicia
ricca di pizzi e una
gonna
ampia e plissettata; il tutto è
accompagnato da un gioco di
colori
che varia a seconda delle zone di
provenienza e che, generalizzando, si può così sintetizzare:
rosso, azzurro e nero nella Sardegna settentrionale;
rosso, blu e giallo in Barbagia;
azzurro, giallo e porpora nel Cagliaritano e nell'Oristanese.
I vestiti sono arricchiti da bellissimi
gioielli, come i
bottoni
in filigrana, le
medaglie religiose
(
patènas
) e le
spille
.
(indice)
Adri
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I
Quattro Mori
Perchè lo stemma della Sardegna presenta una croce e quattro mori,
per lo più bendati? Attorno a questo simbolo ruotano leggende, interpretazioni,
ma soprattutto studi e ricerche storiche accurate.
L'origine dei quattro mori è da collegare all'antico
Regnum Sardiniae et Corsicae
, il Regno di Sardegna e Corsica, nato
per opera del Papa Bonifacio VIII il quale, per risolvere l'annoso problema della guerra
del Vespro, creò e infeudò il regno al catalano Giacomo II, re di Aragona.
Questa disposizione, datata 4 aprile 1297, segno l'avvio della
dominazione catalano-aragonese
e poi spagnola. Quello stemma venne
fatto proprio successivamente dai Savoia durante il Regno di Sardegna, dal Partito Sardo
d'Azione prima della I guerra mondiale e infine dalla nostra Regione Autonoma della Sardegna.
Sì, ma che significato preciso hanno i quattro mori, la croce rossa, la benda?
Lo scudo con i quattro mori sbarca in Sardegna insieme all'infante Alfonso,
nel 1323, il quale prende il possesso dell'isola. Il simbolo compariva infatti
nel sigillo aragonese, che veniva utilizzato per le bolle
che concedevano i privilegi alla città di Cagliari. I mori rappresentavano i
quattro regni della penisola iberica
, che appartenevano agli eredi di Giacomo I
(detto il Conquistatore), il quale riuscì a sconfiggere i Saraceni che allora
occupavano gran parte della penisola.
La croce
è il simbolo del Cristianesimo,
della riconquista della terra cristiana di Spagna.
Fu Pietro III, figlio di Giacomo I, a scegliere questo stemma per sottolineare
la sua intenzione di raggruppare tutti i regni in uno Stato unitario e forte.
Il vero mistero però ruota attorno alla
benda
sugli occhi dei mori. L'ipotesi
più probabile è quella di un banale errore! Da un iniziale segno di
regalità (la fascia e il diadema sulla fronte), in seguito ad un errore tipografico,
dovuto alle dimensioni piuttosto piccole delle immagini da stampare e alle frequenti sbavature
dell'inchiostro, la benda finì sugli occhi. Quell'errore non venne mai corretto,
e i sardi finirono per affezionarsi a questo stemma così com'è diventato,
con quell'alone di mistero e di fascino che lo caratterizza.
(indice)
Adri
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Cucina
Quella sarda è una cucina che si basa su ingredienti molto semplici derivanti spesso dalle tradizioni contadine e pastorali. Tra gli antipasti possiamo gustare le salsicce e i
prosciutti di Irgoli
o le olive ed i
formaggi condite in vari modi. Parlando di primi, chi non conosce i
Malloreddus
, dei piccoli gnocchetti di semola di solito conditi con sugo di pomodoro e salsicciai alternativa abbiamo i
Ravioli
ripieni di ricotta e verdure ma se vogliamo andare sulla cucina più caratteristica non possiamo fare a meno di menzionare i
Culurgiones,
questi sono dei fagottini di pasta con un ripieno a base di patate,
Pecorino
sardo fresco, aglio e menta .Altro piatto tipico è il
Pane Frattau
, fatto con il pane Carasau, tipico pane sardo, bagnato nell'acqua
bollente e condito con pomodoro, il tutto servito con sopra un uovo in camicia ricoperto di Pecorino. Anche le zuppe non mancano nella cucina sarda, infatti la
Zuppa Cuata
la si trova spesso nelle tavole tradizionali. A base di pane raffermo, pecorino morbido e spezie, il tutto viene ammorbidito con
brodo di carne di pecora
(nelle zone costiere viene sostituito con brodo di arselle) e cucinato al forno. Dopo essersi rimpinzati con i primi si può passare ai secondi dove troviamo il famosissimo
Porcheddu
(in logudorese)
Porceddu
(in campidanese) o
Porcetto
(in gallurese)
comunque si
tratta sempre di maialino che viene sapientemente e rigorosamente cotto alla brace di macchia mediterranea e servito su di un letto di mirto in vassoi ricavati dal sughero .Sempre arrosto vengono cotti
Capretto
e
Agnello
, la
Pecora in Cappotto
invece viene bollita con patate e cipolle. Anche
Sa Cordula
e
Rivea
, in altre parole le interiora vengono cucinate in vari modi. In Sardegna troviamo comunque anche piatti di pesce come
Sa Burrida
, che è il gattuccio cucinato con aceto e chiodi di garofano, o ancora
zuppa di
frutti di mare
in rosso l'
Aragosta alla Catalana
o
all'Algherese
, e ancora muggini e anguille cucinati in numerosi modi. Molto gustosa è anche la
Bottarga di Muggine
(uova di Muggine essiccate sotto sale) con la quale si può condire la pasta o semplicemente tagliarla a strisce sottili e condirla con l'olio.
Sa Cassola
è una zuppa di pesci vari, molluschi e crostacei, il tutto cotto con pomodoro e vernaccia. Nelle meravigliose tavole imbandite non può mancare il pane
Guttiau
, in altre parole il pane
Carasau
passato nell'olio bollente o al forno e salato, mentre il
Pistoccu
, simile al
Carasau
, viene appena ammorbidito con acqua, in alternativa troviamo anche il
Cifraxiu
, una grossa pagnotta. Per finire i dolci. Anche qua, in Sardegna, troviamo gu sti unici come ad esempio la
Seadas
o
Sebadas
, forse il dolce più famoso, si tratta di un fagottino di sfoglia farcito con formaggio fresco, questa viene fritta e servita ricoperta di miele. I
Papassini
e il
Pane 'e sapa
sono invece dolci fatti con vino cotto, mandorle e noci. A Tonara troviamo il
Torrone
con tutte le sue varianti, buonissimo è quello al miele.
Su Pistiddu
è una singolare focaccia ro tonda molto decorata, fatta con vin o cotto e guarnita con frutti di
Fico d'India
, mele e buccia d'arancia. Tutte queste prelibatezza, e tante altre, si possono accompagnare con eccellenti vini rossi come il
Cannonau
, il
Saccaia
o il
Monica
mentre fra i bianchi troviamo il
Vermentino di Gallura
, il
Calaluna
o il
Torbato secco di Alghero
. Il
Malvasia
e i moscati sono ottimi per il dessert. In ogni caso quasi tutte le cantine offo no vini
DOC. Si dice della Sardegna che sia "un grande vigneto in mezzo al Mediterraneo" e forse è proprio così. Il liquore tipico della Sardegna è il
Mirto
, fatto appunto dalle bacche del Mirto, mentre la grappa sarda è il
Filu 'e Ferru
.
(Ricette)
(Indice) GianLuca
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