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Interreg IICRestauro CAGLIARI “LA STORIA DI CAGLIARI” |
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Le origini del nome della città Piazza delle quattro porte
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LA PIAZZA DELLE QUATTRO PORTE
Piazza dell’Arsenale. Un piccolo quadrato e quattro porte: porta Cristina, l’arcone della Zecca, porta dell’Ospedale delle carceri, che sostituì la più antica porta San Pancrazio, e porta Arsenale. In più, la grande mole della torre di San Pancrazio che domina tutta la Città con i suoi 129 metri sul livello del mare. Da lassù, infatti, Alberto La Marmora fece le sue rilevazioni per la triangolazione dell’Isola e da lassù, si può ammirare il panorama più bello e più completo che la Città possa offrire. Porta Cristina fu eretta nel 1825, in onore della consorte di Carlo Felice, su disegno del colonnello Boyl, che imitò la Porta Angelica romana. La porta è un arco non troppo alto, affiancato da un edificio basso ed il suo compito era quello di abbreviare il cammino dei pellegrini verso la Porta Reale e il contado. Dalla parte di Buon Cammino è facilmente leggibile l’epigrafe, mentre, dalla parte della piazza dell’Arsenale, una più recente lapide ricorda come nelle acque del golfo cagliaritano sostò Michele Cervantes, durante la spedizione di Carlo V contro Tunisi e i suoi pirati. Anche la porta della Zecca è, in fondo, solo un basso portico sovrastato dal basso edificio dove ha sede la Sovrintendenza archeologica, nei pressi del museo, dove era situata la Zecca, che fu Armeria ed anche Carcere Femminile. La Zecca fu poi sistemata sotto la terrazza del Bastione S. Remy, nella Passeggiata Coperta. Torniamo ora alla porta della Zecca, alla gloria di Carlo Alberto che vi fece mettere sopra una lapide, e alla porta di San Pancrazio. Incorporata quasi negli edifici più moderni, si leva la bella torre pisana, eretta nel 1305, che fu poi tristemente famosa come luogo di prigionia dura. Da lì, per anni, risuonò il lugubre rintocco de sa campana maIa che accompagnava al patibolo i condannati. Le carceri e l’ospedale per i carcerati, voluto da Carlo Felice, continuavano anche sull’altro arco, eretto anch’esso nel 1825. E l’effetto è ancor più triste poiché sono ancora ben visibili le inferriate delle prigioni. Ma, si noti che, i livelli non erano certo quelli attuali: la piazza, del resto, era in parte occupata dal fossato che cingeva le prime difese della torre e da passaggi coperti: c’era dunque un fosso con ponte levatoio, la cui ubicazione si può ancora ritrovare ricercando, appunto, le basi di appoggio del ponte stesso che si concludeva sotto la torre di San Pancrazio, nella porta che aveva il nome del Santo. Più tardi, i Savoia con scavi e riempimenti sistemarono le cose più o meno come sono attualmente. S’Avanzada è, oggi la porta che non c’è più, una bella salita dove ci si può fermare ad ammirare la lunga catena di tetti di Villanova, i nuovi palazzi, il Monte Urpinu e il Campidano da una parte, la Sella del Diavolo, la Basilica di Bonaria e lo scintillio del mare dall’altra. Se poi , la notte, dopo aver percorso il viale del Terapieno e aver seguito, con lo sguardo, il grande dirupo roccioso, quasi irreale sotto la luna, che precipita dal Castello verso Villanova e che i Savoia rinforzarono, con le mura del Palazzo e del Viceré, di San Carlo e del Beato Amedeo e più in là ancora del Mulino a vento, sui Giardini pubblici, si può andare avanti e fermarsi lungo la balaustra dell’Avanzada. Il lungo serpente luminoso che segna, sul Monte Urpinu, la presenza del viale Europa è la prima cosa a colpirti; poi si notano le luci di Pirri, Monserrato, Quartucciu e Quartu - la grande Cagliari di domani - ed infine la curvatura emblematica della Sella sul mare. Scintillii di luci a Su Siccu, il Santuario di Bonaria, bianco sul suo colle. Dal viale Europa si possono godere scorci panoramici unici: Castello e le sue mura, la Città bassa fino a San Benedetto e a San Giuliano, lo stagno, il nostro superbo golfo, largo e aperto in tutta la sua curvatura, così bello che non a caso fu chiamato il golfo degli Angeli. E le porte? Torniamo alla piazzetta, alle sue quattro porte. L’ultima, quella che le diede il nome, è proprio la porta dell’Arsenale, eretta anch’essa nel 1825. Elegante e pretenziosa come tutte le belle imitazioni, ci riporta a Porta del Popolo a Roma. L’architetto militare, conte Carlo Boyl di Putifigari, non dimostrò molta fantasia, ma, in compenso, fu guidato da un certo buon gusto. Qui, nell’Arsenale, furono fusi la statua ed anche il busto di Carlo Felice che si trovano rispettivamente l’una in piazza Yenne e l’altro, che era nell’atrio del Museo Archeologico, sistemato ora chissà dove. E qui poteva vedersi la piccola statua di santa Barbara, protettrice degli Artiglieri, sull’ingresso di una specie di tempietto. Poi venne il tempo del Distretto Militare. Sotto
il piano di campagna del vecchio Distretto, sono stati scoperti vari
passaggi e ritrovati elementi di sicuro interesse per la storia della
Città.
Qui è nata la Cittadella dei Musei, dalle cui ampie sale, ricche di
luce e vetrate, si possono ammirare tutta Cagliari e l’intorno. La
cittadella, che dovrà raccogliere tutte le glorie e tutta la storia
della cultura di Cagliari,
è dunque, una realizzazione superba e, se un nome dovrà avere, uno
solo le starà veramente giusto: quello appunto di Francesco Alziator,
cagliaritanissimo, che tanto ha combattuto per la realizzazione di
questa gloria. |
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Interreg IIC Restauro - Cagliari 2000 |