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Il vino e le sue proprieta'.

E' ormai noto da vari anni che l'assunzione di vino, in moderate quantità, possa determinare significativi effetti benefici sull'organismo ed in particolare sull'apparato cardiovacolare.

Numerosi studi, condotti nel corso degli anni su popolazioni più o meno ampie in diversi paesi (Framingham Heart Study, Male British Doctors Study, Seven Countries Study, MONICA Study etc), hanno infatti confermato come il consumo di alcol moderato sia in grado di ridurre la mortalità per malattie cardiovacolari.

Sulla base di queste considerazioni, al consumo di vino, particolarmente quello rosso, è stato attribuita la spiegazione del "paradosso francese", fenomeno caratterizzato da una minore mortalità per coronaropatia in alcune regioni della Francia, nonché in alcuni paesi dell'area mediterranea (in particolare Italia e Spagna), a parità di fattori di rischio di aterosclerosi, più bassa rispetto ai paesi dove il consumo di vino è meno rappresentato. In seguito al suggerimento che il consumo di vino potesse spiegare questo "paradosso", alcuni studi hanno confrontato i diversi tipi di bevande alcoliche rispetto alla loro efficacia nel ridurre il rischio cardiovascolare. Sebbene alcuni autori abbiano riscontrato un effetto benefico del vino superiore a quello degi altri alcolici, le conclusioni allo stato attuale non sono unanimi.

Un concetto molto importante che bisogna sottolineare riguarda la quantità di alcol da assumere.

Vari studi, infatti, hanno non solo confermato la correlazione inversa tra tasso di mortalità per coronaropatia e consumo di alcol, ma anche evidenziato una curva di correlazione a "J", nel senso che i tassi di mortalità più elevati si riscontravano fra gli astemi ed i forti bevitori, mentre la significativa riduzione si osservava solo in presenza di un consumo moderatodi alcol (<30 gr/die equivalenti a massimo 2-3 bicchieri di vino da 100-125 ml).

Quindi soltanto l'assunzione moderata di alcol esplica potenziali effetti benefici a differenza di un consumo elevato (>=30 grdie), che, invece, si accompagna ad una mortalità più elevata , soprattutto per cirrosi, cerebrovasculopatie, incidenti etc. I motivi per cui il vino, in moderate quantità, è in grado di proteggere dalla patologia aterosclerotica sono pittosto numerosi.

Non vi è dubbio alcuno che uno dei meccanismi principali, e anche più conosciuto, è rappresentato dalla componente alcolica del vino che incrementa i livelli plasmatici delle HDL, lipoproteine denominate "colesterolo buono" per le quali è stata provata una correlazione inversa con la prevalenza della malattia coronarica.

L'alcol determina, inoltre, una riduzione dei livelli plasmatici di fibrinogeno. Tuttavia il contenuto alcolico del vino non rappresenta l'unico meccanismo di protezione. Pertanto l'attenzione dei ricercatori si è rivolta alla individuazione di componenti non alcoliche, partendo dall'ipotesi che, oltre all'alcol, il vino doveva possedere altre sostanze in grado di esercitare un potere protettivo aggiuntivo.

A tal proposito la ricerca si è concentrata soprattutto sui polifenoli, sostanze presenti nel vino, (soprattutto in quelo rosso), in grado di esercitare vasi effetti antiaterogeni. Tra i polifenoli possiamo distingere:
- Flavonoidi (1-3 gr/L) che comprendono la quercitina, le catechine, le antocianine, le procianidine e i tannini;
- non Flavonoidi (0.2-0.4 gr/L) di cui fanno parte gli stilbeni, in particolare il resveratrolo, e gli idrossicinnamati.

Caratteristica comune ai polifenoli è soprattutto l'elevato potere antiossidante (superiore a quello posseduto dalle vitamine E, A, C), che li rende potenzialmente in grado di contrastare i processi ossidativi innescati dai radicali liberi che contribuiscono all'invecchiamento cellulare ed alla patogenesi di malattie cardiovasc olari e tumorali. Tali composti sarebbero, pertanto, in grado di proteggere le lipoproteine a bassa densità (LDL) dai processi ossidativi, meccanismo importante per l'innesco e la formazione della placca aterosclerotica.

E' stato infatti documentato che la lipoperossidazione delle LDL aumenta considerevolmente il loro potere aterogeno.

Le LDL ossidate interagendo con i recettori dell'endotelio determinano una diminuzione di ossido nitrico ed un aumento di molecole endoteliali che favoriscono l'adesione dei monociti; questi ultimi penetrano nello stato sottoendoteliale e si trasformano in cellule schiumose ricche di colesterolo le quali sono implicate nella formazione dell'ateroma. Inoltre è stato dimostrato che le placche ateroscletotiche sono rese estremamente fragili dalla continua ossidazione di LDL di superficie con un maggiore rischio di distacco di frammenti trombotici.

Un ulteriore apporto alla importanza dello stress ossidativo nella aterosclerosi è stato fornito da alcuni studi che hanno dimostrato la presenza nei macrofagi e nelle cellule muscolari lisce delle placche, di alcuni tipi di isoprostani, che rappresetano una famiglia di eicosanoidi derivanti dalla ossidazione dell'acido arachidonico. Va da se pertanto che tutte le sostanze in grado di bloccare il processo ossidativo, tra cui i piolifenoli, possono ralentare il processo aterogeno e le sue complicanze.

Un altro meccanismo con cui il vino proteggerebbe nei confronti delle malattie cardiovascolari è rappresentato dalla possibile azione antiaggregante piastrinica e fibrinolitica.

La ricerca di quali dei vari composti fenolici fossero più attivi nell'espletare gli effetti antiaterogeni e antitrombotici, ha portato gli studiosi ad accentrare la loro attenzione particolarmente sul resveratrolo, sostanza localizzata nella buccia delle uve rosse. Tale molecola che nell'acino svolge essenzialmente un ruolo di difesa contro patogeni, era già nota ed usata nella medicina tradizionale cinese come ingrediente attivo nel "kojo-kon", composto usato per il trattamento di vari disordini (come antinfiamatorio, antialergico etc).

Il resveratrolo, assieme ad altri prodotti fenolici quali la quercitina e le catechine, ha dimostrato di possedere il maggiore potere antiossidante.

L'aspetto peculiare è che esso, a differenza degli altri polifenoli, che sono largamente rappresentati anche in molti prodotti vegetali, è invece molto raro in natura.

Il suo contenuto nel vino rosso non è elevato (da alcune centinaia di microgrammi a pochi milligrammi per litro), e pertanto il potere protettivo del vino contro l'aterosclerosi è da attribuire non a questa sola sostanza, ma all'insieme dei composti fenolici in esso presenti.

Per quanto riguarda la diffrenza tra vino bianco e rosso bisogna sottolineare la maggiore quota fenolica in quello rosso, oltre alla presenza del resveratrolo; questo è dovuto alla maggiore liberazione di queste sostanze dalla buccia durante la vinificazione in rosso che si caratterizza per un prolungato contatto con la buccia durante la fermentazione. Tra le altre attività attribuite al vino è da menzionare quella antimutagena, svolta anch'essa dal resveratrolo, che si è dimostrato in grado di interferire con i processi di carcinogenesi.

Possiamo quindi affermare, visto i risultati di vari studi, che un consumo moderato di vino (max 20-30 gr di alcol/die equivalenti a max 2-3 bicchieri da 100-125 ml), se non vi sono controindicazioni, può contribuire a ridurre il rischio cardiovascolare e ad ostacolare il danno mediato dai radicali liberi per le sue specifiche proprietà antiossidante e antiaggregante piastrinica.

Non va infine dimenticato che tutte le bevande alcoliche forniscono calorie nascoste in quanto l'alcol ha un potere calorico di 7 Kcal per grammo.

Il principio base resta questo: "il consumo di bevande alcoliche, di vino in particolare, può risultare utile o dannoso a seconda della sua entità che, se eccessiva, porta inevitabilmente ad alterare l'equilibrio della dieta, sostituendo con l'alcol altri fondamentali consumi alimentari, oltre ad esporre al rischio delle conseguenze tossiche derivanti dall'uso sconsiderato ed eccessivo di alcol.

Rubrica a cura del professor Emanuele Altomare, Ordinario di Medicina Interna dell'Università di Foggia, specialista in gastoenterologia, specialista in medicina interna.

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