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Le poesie di Loretta Menegon
Loretta Menegon, docente del Liceo
Linguistico "Veronese", ha pubblicato due raccolte di versi.
Presentiamo, per gentile concessione dell'Autrice, alcune sue poesie
tratte da
"Lampi D'Autunno" (1996) e da "Neppure un
Lamento" (1999). |
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SCRIVERE
In te, carta bianca,
sento nascere
l'odore della vita
e l'eco della morte.
Ti penso
nuvola del passato,
rifiuto del futuro;
nel cuore
storpi il mio sangue,
illumini il mio sguardo.
Scruto nell'aria
e tremano le mie dita
sotto la terra umida.
24/08/94
da "LAMPI D'AUTUNNO"
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MADRE
L'acqua delle mie gote
ha lavato
le tue spalle.
Eri forte, madre mia
ti confortavo,
mi confortavi.
Lo sguardo
assalito dalla notte,
dall'oscuro alito
nei giorni infiniti.
La paura
si stringeva a te
Era notte, era giorno
smorivi nel ricordo
e l'inchiostro della sconosciuta notte
scrutava
l'oblio del tuo sonno.
Sonno, riposo.
La gabbia del tempo
nutriva le tue fantasie
e rinchiusa
nel ferro della vita
ti spegnevi, a poco, a poco
senza luce, senza ombra
senza tempo, senza spazio,
sola.
da "NEPPURE UN LAMENTO" |
Com'è mutevole il giorno...
il grigiore dell'aria,
il verde dell'erba,
l'amaranto delle foglie,
il candore delle nuvole,
il velo ammiccante della pioggia
il luccichio della neve all'alba
il sudore abbagliante del sole.
La notte è sempre uguale,
trema appena
appesantita dalle stelle,
imbalsamata dalla luna;
E' solo un ruvido seppellirsi nel sonno.
26/06/96
da "LAMPI D'AUTUNNO"
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Le tue labbra
fior di corallo
spinose
baciano assetate
la mia pelle
fredda.
da "LAMPI D'AUTUNNO"
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UNA BREVE PRESENTAZIONE DELLE RACCOLTE
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All'insegna
di una tenera malinconia, Loretta Menegon si fa interprete di un mondo di
affetti e di memorie, di figure amate ed evocate con un gusto netto
e profondo della vita, assaporata in ogni suo aspetto: l'amore, la casa,
la felicità, la decadenza, la morte.
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Nel
riscontro di un paesaggio oggetto di incantamento, l'autrice dà voce a
quel senso, insieme pieno e sottilmente obliquo, di adesione alla terra,
fonte di vita e di ogni ricchezza.
La natura, con i suoi cicli stagionali e con il suo ordine di eterno
ritorno, domina queste pagine e suggerisce la coincidenza degli opposti
pienezza/transitorietà del titolo: Lampi d'autunno.
Del resto, "in un fulmineo lampo di tempo" la forza della poesia
è quella di radunare infanzia, maturità e vecchiaia",
materializzando il senso stesso di una esistenza di tutte le esistenze.
Ecco il sortilegio della scrittura fulminato nei versi che bene lo
rappresentano: In te, carta bianca, / sento nascere / l'odore de1la vita /
e l'eco della morte".
Paolo Ruffilli |
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II
gaio dolore. Ogni lettore, anche di questo diario di poesie di Loretta
Menegon, pensa ad un proprio titolo al posto di quello in copertina.
Questo è "Neppure un lamento". Dentro a quel
"neppure" c'è un morso che addenta e gusta la gioia
passata che, poichè tutto davvero passa tranne la trama della memoria,
rende saporoso di gioia anche il dolore.
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E'
uno scavo nella Psiche, questo quaderno di versi che in momenti di vertice
toccano la commozione poetica, però, ed è segno di arte della poesia,
sempre con una polivalenza di sensazioni.Uno
di tali vertici? Quando abbiamo fame di baci", e la nostra attesa
"morde le ore", d'improvviso la realtà impone per noi "un
viso divenuto sconosciuto". Loretta Menegon sfiora e reinventa la
situazione di Saffo sotto le Pleiadi. La solitudine di quella eterna notte
sola, sotto le stelle, si alza di tono. C'è l'altra persona. Ma l'amore
è continuità sempre da reinventare. Invece il viso amato non è più
al nostro passo. La trascrizione, trasferita nel lettore, di un suo
frammento ci fa sentire lo scavo di felice profondità' del poetare
realistico di Loretta Menegon. |
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Questa
scrittrice, che immaginiamo anche in pagine di prosa narrante, offre una
cultura di poesia di alti sensi.
Ricordiamo in lei il disperato e insieme gaio verso dettato da Keats per
la sua tomba giovane. Sotto la terra e le viole giace in amore con la
morte una esistenza dal nome scritto sull'acqua. Un sereno "niente di
niente" (parole nel libretto che leggerete). Loretta Menegon ci
invita: "Fingi che l'inchiostro sia neve - e che i papaveri
fioriscano - in inverno)". Un incontro nel nome di Keats è già
felice in se stesso. John Keats non c'entra. E' bello vederlo angelo
accanto a questo poeta, Loretta Menegon.
Roma
30.IV.1999
Giuseppe Selvaggi
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