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La mia prima caduta libera

Finalmente l'agognato momento è giunto; finalmente sarò un caduta libera da 4000 metri di quota.

Il lancio comincia ben prima di imbarcarsi sull'aereo: il mio istruttore mi introduce ai principi del volo a corpo libero e mi illustra la sequenza di azioni che dovrò compiere per completare correttamente il mio lancio. Provo e riprovo i movimenti che dovrò eseguire su di un lettino, munito di rotelle, in modo che si possa assumere la posizione ad arco tipica della caduta libera e simulare a terra gli spostamenti che poi si realizzeranno in cielo.

E' importante, in questa preparazione, cercare di immedesimarsi il più possibile, ascoltare quanto ci suggerisce l'istruttore e visualizzare la situazione che a breve si realizzerà. Ripercorrendo mentalmente il lancio che mi aspetta, avverto una certa eccitazione: la magia del volo già inizia a sortire i suoi effetti.

...

Indossato il paracadute, altimetro al polso e ben regolato, controlli effettuati, casco sotto braccio, mi incammino verso l'aereo a fianco dei due istruttori che mi assisteranno nel volo.

Una volta a bordo, durante la salita, contemplo lo spettacolo offertomi da un cielo di un blu mai visto. Il mio istruttore mi chiede che cosa farò una volta uscito dall'aereo: gli rispondo quasi automaticamente, descrivendo dettagliatamente ciascuna azione.

...

Siamo in quota. Non appena aperto il portellone, un'aria fresca e frizzantina mi investe: mi sento irresistibilmente attratto dal suo profumo, non vedo l'ora di attraversarla, ma devo attendere che gli altri occupanti si lancino.

Tocca a me. Mi avvicino con cautela al portellone, affiancato dai due istruttori, Matteo e Walter. Chiedo l'ok a sinistra, ok a destra, ok, sù, giù, fuori, arco!

Meraviglioso! L'aria mi investe con la sua freschezza, il rombo del motore dell'aereo svanisce in lontananza e viene sostituito dalla voce del vento. Mi sento adagiato su qualcosa di impalpabile, l'aria mi circonda e mi sostiene.

Dopo aver eseguito due prove di apertura, penso a volare. Guardando avanti a me, vedo il videoman che mi riprende da qualche metro di distanza. Quando, a terra, vedrò il video, mi accorgerò di come un volo possa sembrare breve ad un osservatore distaccato. Io, rivedendomi nel filmato, sono rimasto scioccato da quanti pensieri mi abbiano attraversato la mente in un istante e di come il tempo si dilati in caduta libera. Ecco, ad esempio, mi ricordo di aver sorriso per un tempo molto lungo, mentre invece nel filmato sorrido forse per un secondo. Tutto è veloce, in caduta libera, sono veloci anche i pensieri, le azioni e le sensazioni.

Torno a concentrarmi su di me, per apprezzare le sensazioni che il mio corpo sta provando. Per un attimo, riesco a rilassarmi completamente e ad assaporare il piacere dell'essere veloce, in volo e libero.

Purtroppo la caduta libera non è eterna; è necessario interromperla aprendo il paracadute. Perciò alla quota prefissata, 1500 metri, ripeto lo stesso movimento delle prove di apertura precedentemente eseguite, questa volta impugnando e trazionando realmente la maniglia di apertura.

Mi aspetto di vedere i miei compagni proseguire nella caduta libera, allontanandosi velocemente verso il basso, mentre invece per un interminabile istante continuo a cadere assieme a loro. Il pilotino estrattore della mia vela esita per qualche istante nella scia d'aria creata dal mio corpo, prima di ancorarsi al vento relativo e innescare la sequenza di apertura.

Poi, la mia vela si gonfia e mi rallenta: la trazione è forte, ma non violenta. La mia vela è ben aperta e simmetrica; sistemo la maniglia di apertura dentro la mia tuta e impugno i comandi...

...comincia un altro volo, il volo a vela. Ma questa è una altra storia.

Matteo Vescovi ©