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CENERE: IL RAPPORTO DELEDDA-DUSE

di
Martha King


Martha King  (U.S.A.), vive in Toscana fin dal 1979.
Laureata in letteratura italiana presso la University of Wisconsin. Ha tradotto opere di narratori quali la Deledda, Pratolini, Maraini, Banti, Pasolini, Leopardi e Arcangeli.

Due delle donne più conosciute e dotate del primo '900 unirono i loro sforzi per creare quello che pensavano sarebbe stato un durevole contributo ai loro rispettivi talenti. Grazia Deledda, romanziera e drammaturga, fornì il soggetto per il film nel quale debuttò la grande attrice Eleonora Duse. La Deledda, che pubblicò parecchi articoli e trentadue libri di narrativa, per la maggior parte ambientati nella nativa Sardegna, desiderava da sempre che la famosa attrice interpretasse uno dei suoi drammi o un suo romanzo che, in tal caso, avrebbe adattato per il teatro. Questo desiderio ci è noto da alcune lettere che lei stessa scrisse al critico Pirro Bessi e al suo traduttore francese Georges Hérelle, nel 1907 e nel 1908. 
Nulla di buono era venuto da un primo tentativo di collaborazione tra le due donne, quando la Deledda aveva sperato che la Duse recitasse in una versione teatrale che lei stava preparando dal suo romanzo "L'edera" (Ivy), del 1908. Nel 1916 la Duse mancava dal palcoscenico già da sette anni, ma era tentata di ritornarvi dopo l'offerta fattale di apparire in un film muto, perciò, dopo molti timori, firmò un contratto con la Casa Ambrosio di Torino.

Eleonora Duse (da A. Cara)

La Duse aveva riposto grandi speranze nelle possibilità di questo nuovo mezzo di intrattenimento come forma artistica, e ciò che infine la convinse fu che la Casa cinematografica voleva che lei "desse inizio a una produzione di contro cinema", cioè a "qualcosa di bello e di degno, in contrapposizione alle bestialità di opere stupide!" come scrisse alla figlia Enrichetta, che era sposata a un inglese e viveva in Inghilterra.

Dal maggio 1916 i progetti avevano progredito tanto che la Deledda scrisse alla Duse chiedendole consiglio prima di cedere alla Casa Ambrosio il materiale per un "film sardo". L'ammirazione della Deledda per la famosa attrice era sincera, come la sua speranza che la Duse avrebbe un giorno accettato di interpretare una delle sue opere; tuttavia appaiono palesi anche i suoi timori circa ciò che sarebbe potuto accadere al romanzo in questione: Cenere.

"Come le dissi (la versione cinematografica), sarebbe un lavoro che non ha nulla, neppure lontanamente a che vedere con Cenere. Questa resterebbe una cosa solamente Sua; ora e sempre: è una cosa ormai sacra, diventata per me grande solo perché illuminata dalla Sua anima. D'altra parte sono informata che c'è chi lavora per far apparire questo sullo schermo cinematografico: una Sardegna fotografica e commerciale, e per amore della mia isola, mio primo amore, non vorrei adesso lasciarmi sfuggire l'occasione di farla apparire io quale essa è. 
Mi dica, mi dica lei cosa devo fare. Il nostro sogno resterebbe ugualmente intatto e puro, forse anche più intatto e puro, perché in Cenere Lei deve essere solamente lei, Eleonora Duse, qual'è adesso, amore e dolore assieme, madre e figlio, anima intrecciata di luci e di ombre, senza altro colore esterno. La Sardegna, Grazia Deledda, tutto deve sparire intorno a Lei. Lei sola deve vivere, spirale verso l'infinito; dolore e amore, perno intrecciato della nostra vita mortale''.

Opponendosi al volere del produttore, di circondarla delle più popolari stelle del cinema del momento, la Duse infine riuscì nel suo intento di essere l'unica attrice, la sola che avrebbe interpretato la parte della madre, Olì, o Rosalia . "È un libro sulla Sardegna, ...fatto di azione, di sogno e senza crudeltà sensuale, ma pieno di pietà, scrisse la Duse nella sua regolare corrispondenza con la figlia4. Assieme alla fondamentale relazione madre-figlio, questo romanzo esplora l'ossessione come forza potente, esclusiva ed escludente, che può distruggere delle vite. Dopo aver firmato il contratto, la Duse così descrive il personaggio che avrebbe interpretato nel progettato film: "Mi sono permessa di plasmare avanti lo schermo il personaggio di Rosalia Derios, del romanzo di Grazia Deledda, perché nella dolente figura della madre, la quale tutta si sacrifica per il figlio, muovendosi su un paesaggio austero e solenne, si assommano tutte quelle complete e chiare significazioni plastiche e spirituali che il teatro silenzioso deve sforzarsi di realizzare. La Duse stessa si impegnò ad adattare la storia per il cinema con note manoscritte e disegni conservati presso l'Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro
La Deledda, residente a Roma fin dal 1900, consigliò alcune piccole primitive località intorno a Viareggio per le ambientazioni simili nel paesaggio alla Sardegna della sua memoria e immaginazione; il resto fu girato in Studio, a Roma. In realtà nessuna scena fu girata in Sardegna.

Nonostante la Deledda e la Duse fossero in corrispondenza da anni per una possibile collaborazione per il teatro, pare che non si siano mai incontrate prima di collaborare per questo film. Comunque, quando la Deledda intervenne alla inaugurazione della Residenza per Attrici sfortunate, della Duse, a Roma, il 27 maggio 1914, è probabile che abbiano parlato in quell'occasione. La Deledda non era ansiosa quanto la Duse di un incontro, in quel momento, per discutere del film. Oltre alla sua naturale riservatezza, che era divenuta ancora più pronunciata col passare degli anni, aveva la sensazione che Cenere nelle mani della Duse non avesse più nulla a che vedere con lei o con il suo romanzo quale l'aveva concepito. 
Comunque, dopo molti incoraggiamenti da parte di comuni amici, vinse la sua riluttanza e andò all' Hotel Eden, a Roma, per incontrarsi con l'attrice; incontri che "sebbene lusinghieri, la sgomentavano". Le riprese durarono quattro mesi, da maggio a settembre. Il film fu diretto da Febo Mari, che interpretò anche la parte del giovane Anania. Durata: 30 minuti. Cenere si apre con la scena estremamente dolorosa della madre che, pur straziata dall'affetto per il figlio, è costretta ad abbandonarlo per il suo bene, lasciandolo nel frantoio dove lavora il padre naturale del piccolo Anania. 
La Duse si mostra nella figura di una giovinetta di 16 anni, ma la faccia è sempre ripresa in lontananza in queste scene, oppure è coperta da uno scialle. Questo episodio dura dieci minuti; il resto dell'azione è centrata sul ragazzo che, divenuto adulto, dopo aver studiato a Roma, torna in Sardegna e infine, dopo una lunga ricerca, ritrova la vecchia e povera madre la quale, per non essergli di ostacolo nel ricco matrimonio che sta per effettuare, si toglie la vita, mentre lui resta con una manciata di simboliche ceneri. La Deledda andò alla rappresentazione del film a Torino, il 2 settembre 1916.

Grazia Deledda (da A. Cara)

La Duse era ben consapevole delle riserve della scrittrice e, saputo che questa si era recata a Torino per vedere il film, espresse i suoi dubbi sul fatto che le fosse piaciuto. Dal mese di novembre la Duse si trovava nuovamente a Roma, all' Hotel Eden. Dopo parecchi giorni scrisse alla Deledda che il motivo per cui non l'aveva contattata prima era in parte dovuto alla propria salute ...e in parte al fatto che dopo aver terminato il film, era rimasta con "un senso enorme di vuoto e di tristezza. Nello stesso modo che sono certa di non aver reso in Cenere ciò che il mio spirito, nel silenzio, aveva raccolto per dare, così sono ugualmente turbata anche nel mio sentimento (sempre così sincero verso di lei, cara Grazia Deledda) ...e dopo averle chiesto e urlato "aiuto, aiuto" durante le difficoltà (non poche) del Lavoro, oggi non trovo più lo stesso coraggio fidente nel cuore mio. Perché? Ho forse sentito (uscita dal fervore del lavoro) che qualche cosa in Lei non detta a me, vedeva però e giudicava la vanità del mio sforzo? Non lo so. È per devozione verso di Lei e per amore di sincerità che oggi le dico questo". Nel 1916 la Duse aveva 57 anni, 13 più della Deledda, eppure le sue insicurezze erano più marcate di quelle della giovane donna, o forse erano solamente più drammatizzate. La stessa sera la Deledda si affrettò gentilmente a rassicurare la Duse circa il suo apprezzamento e il suo sostegno. 
I dubbi artistici erano un tormento che la scrittrice poteva comprendere e fece del suo meglio per tranquillizzarla. Dopo aver ringraziato l'attrice per le sue gentili parole, scrisse che non avrebbe mai dimenticato la vita che aveva dato alla povera creatura della sua immaginazione. "Lei ha fatto di Cenere una cosa bella e viva. Ma quando anche così non fosse, mi basterebbe il conforto di aver veduto la mia opera passare attraverso la sua anima e riceverne il soffio vivificatore. Le ripeto, il lavoro è suo ormai, non più mio, come il fiore è del sole che gli da caldo più che della terra che gli da le radici". Sebbene sempre gentile nel trattare con la Duse, nondimeno la Deledda si sarebbe sempre dissociata dalla versione filmata di Cenere come da una creatura non sua. E i pensieri della Duse al riguardo non erano più entusiasmanti, dato che commentò: "Uno degli errori fondamentali di Cenere, secondo me... è il soggetto, così ridotto, diventa assurdo: non è più ne fuori ne dentro il libro. Vi si parla in un certo tono che vuoi essere superiore, velato, tra il dire e il non dire. Bisognava invece dire: due e due fan quattro, e far apparire chiara l'umile verità, che così avrebbe persuaso e commosso...". Cenere fu proiettato a Roma il 20 marzo 1917 durante una rassegna. Grande perplessità suscitò il paradosso che un'attrice di talento, dotata di una voce espressiva, dovesse recitare in un film muto. Ne risultò una forma ibrida a metà strada fra la recitazione e il primo vago tentativo di costruire un linguaggio scenico completo in se stesso". Cenere sarebbe rimasto l'unico film interpretato dalla Duse. Appena finite le riprese l'attrice ritornò sul palcoscenico e, nel 1924, si recò in tournée negli Stati Uniti, dove morì, a Pittsburgh, all'età di 65 anni.

La Duse non riconobbe mai come rappresentativa della sua abilità nel recitare, la parte da lei avuta nel film muto. Alla cantante francese Yvette Guilbert consigliò di non andare a vedere "quella asineria, perché non ritroveresti in quella pellicola niente o quasi niente di me".

Finché visse, la Duse cercò di impedirne la proiezione e spesso, si disse, a sue spese. Il 13 maggio 1924, nell'interesse e a nome dell'attrice deceduta, un centinaio di persone si radunarono in un teatro padovano per protestare contro la proiezione, che vedevano come un gesto irriverente verso la memoria della grande attrice.

La Deledda, d'altra parte, non nascose mai le sue riserve. Se qualcuno le chiedeva cosa pensasse della versione filmata di Cenere, rispondeva schiettamente che si era "in tempo di guerra e che qualunque cosa era accettabile, purché rendesse". Cenere viene proiettato ogni anno al Museo d'Arte Moderna di New York La troppo libera interpretazione di Febo Mari nel caricare eccessivamente la parte e poco apprezzata ove l'opera della Deledda rappresenta solamente uno sfondo e la Duse e ben lontana dall'apice della bellezza fisica che affascinò il pubblico e numerosi amanti Tuttavia non si può fare a meno di godere del privilegio di vedere gli immortali gesti espressivi della Duse nel silenzio dell'unico film che interpretò.

Traduzione dall'inglese di Sara Bellodi

Traduzione dall'inglese di opuscoli, articoli, libri.


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