CENERE: IL RAPPORTO DELEDDA-DUSE |
Martha King (U.S.A.), vive in Toscana fin dal 1979. |
Due delle donne più conosciute e dotate del primo '900
unirono i loro sforzi per creare quello che pensavano sarebbe stato un
durevole contributo ai loro rispettivi talenti. Grazia Deledda,
romanziera e drammaturga, fornì il soggetto per il film nel quale
debuttò la grande attrice Eleonora Duse. La Deledda, che pubblicò
parecchi articoli e trentadue libri di narrativa,
per la maggior parte ambientati nella nativa Sardegna, desiderava da
sempre che la famosa attrice interpretasse uno dei suoi drammi o un suo
romanzo che, in tal caso, avrebbe adattato
per il teatro. Questo desiderio ci è noto da alcune lettere che lei
stessa scrisse al critico Pirro Bessi e al suo traduttore francese
Georges Hérelle, nel 1907 e nel 1908.
La Duse aveva riposto grandi speranze nelle possibilità di questo nuovo mezzo di intrattenimento come forma artistica, e ciò che infine la convinse fu che la Casa cinematografica voleva che lei "desse inizio a una produzione di contro cinema", cioè a "qualcosa di bello e di degno, in contrapposizione alle bestialità di opere stupide!" come scrisse alla figlia Enrichetta, che era sposata a un inglese e viveva in Inghilterra. Dal maggio 1916 i progetti avevano progredito tanto che la Deledda scrisse alla Duse chiedendole consiglio prima di cedere alla Casa Ambrosio il materiale per un "film sardo". L'ammirazione della Deledda per la famosa attrice era sincera, come la sua speranza che la Duse avrebbe un giorno accettato di interpretare una delle sue opere; tuttavia appaiono palesi anche i suoi timori circa ciò che sarebbe potuto accadere al romanzo in questione: Cenere. "Come le dissi (la versione cinematografica),
sarebbe un lavoro che non ha nulla, neppure lontanamente a che vedere
con Cenere. Questa resterebbe una cosa solamente Sua; ora e sempre: è
una cosa ormai sacra, diventata per me grande solo perché illuminata
dalla Sua anima. D'altra parte sono informata che c'è chi lavora per
far apparire questo sullo schermo cinematografico: una Sardegna
fotografica e commerciale, e per amore della mia isola,
mio primo amore, non vorrei adesso
lasciarmi sfuggire l'occasione di farla apparire io quale essa è. Opponendosi al volere del produttore, di circondarla
delle più popolari stelle del cinema del momento, la Duse infine
riuscì nel suo intento di essere l'unica attrice, la sola che avrebbe
interpretato la parte della madre, Olì, o Rosalia . "È un libro
sulla Sardegna, ...fatto di azione, di sogno e senza crudeltà sensuale,
ma pieno di pietà, scrisse la Duse nella sua regolare corrispondenza
con la figlia4. Assieme alla fondamentale relazione madre-figlio, questo
romanzo esplora l'ossessione come forza potente, esclusiva ed
escludente, che può distruggere delle vite. Dopo aver firmato il
contratto, la Duse così descrive il personaggio che avrebbe
interpretato nel progettato film: "Mi sono permessa di plasmare
avanti lo schermo il personaggio di Rosalia Derios, del romanzo di
Grazia Deledda, perché nella dolente figura della madre, la quale tutta
si sacrifica per il figlio, muovendosi su un paesaggio austero e
solenne, si assommano tutte quelle complete e chiare significazioni
plastiche e spirituali che il teatro silenzioso deve sforzarsi di
realizzare. La Duse stessa si impegnò ad adattare la storia per il
cinema con note manoscritte e disegni conservati presso l'Istituto
Superiore Regionale Etnografico di Nuoro. Nonostante la Deledda e la Duse fossero in
corrispondenza da anni per una possibile collaborazione per il teatro,
pare che non si siano mai incontrate prima di collaborare per questo
film. Comunque, quando la Deledda intervenne alla inaugurazione della
Residenza per Attrici sfortunate, della Duse, a Roma, il 27 maggio 1914,
è probabile che abbiano parlato in quell'occasione. La Deledda non era
ansiosa quanto la Duse di un incontro, in quel momento,
per discutere del film. Oltre alla sua naturale riservatezza, che era
divenuta ancora più pronunciata col passare degli anni,
aveva la sensazione che Cenere nelle mani della Duse non avesse più
nulla a che vedere con lei o con il suo romanzo quale l'aveva concepito.
La Duse era ben consapevole delle riserve della scrittrice e,
saputo che questa si era recata a Torino per vedere il film, espresse i
suoi dubbi sul fatto che le fosse piaciuto. Dal mese di novembre la Duse
si trovava nuovamente a Roma, all' Hotel Eden. Dopo parecchi giorni
scrisse alla Deledda che il motivo per cui non l'aveva contattata prima
era in parte dovuto alla propria salute ...e in parte al fatto che dopo
aver terminato il film, era rimasta con "un senso enorme di vuoto e
di tristezza. Nello stesso modo che sono certa di non aver reso in
Cenere ciò che il mio spirito, nel silenzio, aveva raccolto per dare,
così sono ugualmente turbata anche nel mio sentimento (sempre così
sincero verso di lei, cara Grazia Deledda) ...e dopo averle chiesto e
urlato "aiuto, aiuto" durante le difficoltà (non poche) del
Lavoro, oggi non trovo più lo stesso coraggio fidente nel cuore mio.
Perché? Ho forse sentito (uscita dal fervore del lavoro) che qualche
cosa in Lei non detta a me, vedeva però e giudicava la vanità del mio
sforzo? Non lo so. È per devozione verso di Lei e per amore di
sincerità che oggi le dico questo". Nel 1916 la Duse aveva 57
anni, 13 più della Deledda, eppure le sue insicurezze erano più
marcate di quelle della giovane donna, o forse erano solamente più
drammatizzate. La stessa sera la Deledda si affrettò gentilmente a
rassicurare la Duse circa il suo apprezzamento e il suo sostegno. La Duse non riconobbe mai come rappresentativa della sua abilità nel recitare, la parte da lei avuta nel film muto. Alla cantante francese Yvette Guilbert consigliò di non andare a vedere "quella asineria, perché non ritroveresti in quella pellicola niente o quasi niente di me". Finché visse, la Duse cercò di impedirne la proiezione e spesso, si disse, a sue spese. Il 13 maggio 1924, nell'interesse e a nome dell'attrice deceduta, un centinaio di persone si radunarono in un teatro padovano per protestare contro la proiezione, che vedevano come un gesto irriverente verso la memoria della grande attrice. La Deledda, d'altra parte, non nascose mai le sue riserve. Se qualcuno le chiedeva cosa pensasse della versione filmata di Cenere, rispondeva schiettamente che si era "in tempo di guerra e che qualunque cosa era accettabile, purché rendesse". Cenere viene proiettato ogni anno al Museo d'Arte Moderna di New York La troppo libera interpretazione di Febo Mari nel caricare eccessivamente la parte e poco apprezzata ove l'opera della Deledda rappresenta solamente uno sfondo e la Duse e ben lontana dall'apice della bellezza fisica che affascinò il pubblico e numerosi amanti Tuttavia non si può fare a meno di godere del privilegio di vedere gli immortali gesti espressivi della Duse nel silenzio dell'unico film che interpretò. |
Traduzione dall'inglese di opuscoli, articoli, libri. |
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