IL MONTE CORRASI E I SUOI ENDEMISMI |
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Nell'era Mesozoica, nei periodi Giurassico e
Cretaceo, tra i 180 e i 60 milioni di anni fa, quando i lenti processi
di sedimentazione formarono i calcari del Supramonte, la Sardegna si
trovava in prossimità delle coste francesi e spagnole. I sollevamenti
tettonici avvenuti nell'Era Cenozoica hanno portato i banchi calcarei sedimentati all’emersione e
nell'Oligocene, circa 27 milioni di anni fa, il blocco sardo-corso si
stacca dalla costa franco-iberica e, ruotando in senso antiorario, si
dispone nella posizione attuale. In quel periodo si manifestò
un'intensa attività vulcanica che si protrasse fino al Miocene, il mare
ebbe una regressione e l'isola si trovò ancora una volta in condizioni
di continentalità. Ma è soprattutto nel Pliocene, a causa dei grandi
movimenti tettonici dovuti all'Orogenesi alpina, che di riflesso
investì l'isola, che avviene la separazione e la frantumazione tra il
Supramonte, il Monte Albo, il Monte Tutta vista, l'Isola di Tavolara,
Capo Figari e i tacchi d'Ogliastra. Alterne fasi climatiche portarono
anche in Sardegna il fenomeno delle glaciazioni e periodi di intensa
piovosità che determinarono la sommersione di vasti territori
dell'isola con imponenti fenomeni di erosione, fratture e frane. Il Monte Corrasi e le vette più alte dei monti di Oliena sono un vero eden per la flora; vegetano infatti oltre 650 specie botaniche, pari a un terzo della flora sarda. Circa 60 sono le specie endemiche, alcune esclusive del Corrasi, altre dei calcari centro-orientali, oppure sono endemiche della Sardegna o sardo-corse o del bacino del Mediterraneo. Altre specie floristiche, pur non essendo endemiche, sono molto rare e hanno importanza fitogeografica.
Per la rarità e l'importanza della sua flora il Monte Corrasi fin
dal secolo scorso affascinò gli studiosi di botanica, primo tra tutti
il piemontese Giuseppe Giacinto Moris. Questi visitò i monti di Oliena
nel 1827, in compagnia di Alberto Ferrerò Della Marmora, e scoprì e
descrisse un incredibile numero di specie botaniche. Oltre i 1000 metri
di altitudine le specie dominanti sono soprattutto la Santolina
insularis e il Teucrium marum, presenti sia nella roccia nuda, sia tra
gli accumuli di terra. Entrambe utilizzate dai pastori per curare
animali e persone, dalla Santolina si otteneva un decotto che veniva
somministrato agli animali per espellere i vermi dei cavalli, "su
cuscusone". Mentre il Teucrium essiccato e ridotto in polvere,
se annusato profondamente, provoca lo starnuto, utile per liberare le
vie respiratorie; ad Oliena è chiamato appunto "isturridahe".
Nelle depressioni o nelle piccole doline, ricche di terra e di sostanza organica e con una maggiore umidità, vegeta una flora molto interessante,come la Nepeta foliosa, segnalata e descritta da G. G. Moris nel giugno 1828, un raro endemismo dell'areale limitato al solo pianoro di Pradu e alle conche nivali del Corrasi. Anche il Ribes sardoum è un raro endemismo del Corrasi ad areale puntiforme, vegeta infatti in pochi metri quadrati ed è considerato dai botanici un paleo-endemismo, relitto di antica origine. Sempre nelle conche riparate, ai primi tepori primaverili, fanno la comparsa le fioriture del Pancratium illyricum, del Bellium bellidioides, della Scabiosa holosericea e della bella rossa Paeonia mascula ssp. russii. Ai bordi dei "laheddos", le conche naturali dove si raccoglie l'acqua piovana, vegetano il Narcissus Tazetta ssp. Bertolonii, la Menta insularis, il Ranunculus Cordiger ssp. diffusus e la profumatissima Calamintha nepeta ssp. glandulosa. Diffusi a tutte le altitudini vegetano il Ptilostemon Casabonae, il Verbascum conocarpum, la Scrophuiaria trifoliata, l'Allium parciflorum, endemismi sardo-corsi e dell'Arcipelago toscano. Intorno agli ovili, dove abbonda la sostanza organica, vegetano l'Urtica atrovirens, l'Arum pictum, la Bryonia marmorata, il Crocus minimus, anch'essi endemismi tirrenici. Tra le tante orchidee che ingentiliscono i calcari del Supramonte, due specie endemiche meritano di essere segnalate: l'Orchis mascula ssp. ichnusae e l'Orchis brancifortii endemica anche della Sicilia. Tra gli arbusti c'è da segnalare il Cistus corsicus e un raro albero: la Genista aetnensis, presente in pochi esemplari nella zona di Dogones. Ma la flora del Corrasi può ancora riservare eclatanti sorprese. Tutto lascia supporre che ci sia ancora molto da scoprire, soprattutto nelle cenge e nelle pareti inaccessibili agli esperti botanici. Qualche anno fa chi scrive ha rinvenuto, all'interno di una nicchia, un'unica piantina di Daphne oleoides, finora segnalata solo per il Gennargentu. Recentemente, sotto le creste del Corrasi, lo scrivente ha anche rinvenuto una stazione di Aquilegia nugorensis e di Cymbalaria muelleri, mentre sotto le impervie falesie di Punta Sos Nidos ha scoperto il Limonium morisianum, uno dei più rari endemismi sardi; delle tré specie finora non era certa la presenza nei Monti di Oliena. |
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