"FRANCESCO, GLI
ANZIANI
E LE CAMPANE"
(Articolo di Giacomo Downie)
Come annunciato traccerò una sintesi dell'esposizione
dell'esperienza di Francesco Delicati che ho già pubblicato nel
1993 nel giornale della mia casa di riposo ; il paragrafo
"Verifiche e valutazioni" è qui riportato per esteso.
L'attività veniva svolta in gruppi di 8-12 anziani. Lo spunto di
partenza fu casuale: il rintocco della campana di una chiesa vicina al
luogo dove Delicati faceva musica con gli anziani.
Da qui il via a un'attività di narrazione "quali erano i suoni che
c'erano una volta e che adesso non si udivano più?"
Il primo ad emergere alla mente degli anziani fu quello delle campane
con il suo effetto di scandire le varie fasi della giornata. Alcuni
anziani evidenziarono la sua funzione di "segnale", la
differenzazione del tocco a seconda della situazione e dell'avvertimento
che doveva dare. Fu quindi sottolineata la "sparizione" o
comunque la diminuizione del suono delle campane dovuta alla crescita
del rumore ambientale, alla perdita delle finalità originarie o
dell'attenzione ad essa "tanto tutti hanno l'orologio".
Successivamente vennero fatte ascoltare registrazioni del suono in tre
diverse situazioni: a festa, a lutto e durante il temporale.
Gli anziani colsero la diversità dello scampanio prestando
particolare attenzione per il suono della "malacqua". La
campana nella tradizione popolare faceva parte di un complesso di
scongiuri fatti per allontanare, fra le altre cose, anche il
temporale. Sull'esempio del suono delle campane e delle sensazioni
legate ad esso nacque un confronto sui suoni che piacevano di più e
"quelli che non vi piacevano per niente".
Dai ricordi emerge l'uso di uno strumento il "crepitacolo".
Il ripresentarlo agli anziani è motivo di nuove narrazioni. Le
attività proseguirono con la proposta di nuove situazioni-stimolo
legate al tema della campana: la registrazione di frammenti di canti
che parlano di campane ricordati dagli anziani; la successiva
esecuzione con accompagnamento; l'invenzione di parole su un frammento
melodico sulla campana; l'ascolto di canzoni sullo stesso tema tratte
dal repertorio della canzone italiana; la registrazione di
filastrocche e storie sulla campana e sul suo simbolismo sessuale;
presentazione e improvvisazioni su campane tubolari; incontro e
intervista con campanaio.
Verfiche e valutazioni
L'esperienza fatta conferma l'importanza del suono come linguaggio
sociale della cultura di ciascuno e del gruppo e come linguaggio degli
affetti, delle emozioni e della memoria.
Questo è estremamente vero per il suono della campana, evento sonoro
carico di contenuti simbolici e di significati, vera "impronta
sonora" (Murray Shafer), uno di quei suoni peculiari verso i
quali gli anziani hanno un atteggiamento, un attaccamento e una
capacità di riconoscimento particolari. Si può dire che questo
suono, di per sé semplice, ma al tempo stesso eterogeneo e complesso,
è stato il vero e proprio contenitore delle varie esperienze proposte
sulla campana. Grazie ad esso gli anzian hanno vissuto un'esperienza
di coinvolgimento, di partecipazione e di contatto; lo testimonia il
piacere provato nel raccontare, il risveglio della curiosità e
dell'interesse, il miglioramento delle proprie capacità di
socializzazione e di integrazione nel gruppo, il protagonismo e il
recupero di un ruolo attivo e propositivo.
In modo particolare, suscitata dall'ascolto dei suoni, la narrazione
ha consentito agli anziani di raccontare le proprie esperienze in un
clima di condivisione e di ascolto: non a caso un aspetto
dell'esperienza narrativa è stato quello di un "sano
contagio" tra i membri del gruppo che si è tradotto in una
collaborazione e in uno scambio reciproco di ricordi e di esperienze.
Il gruppo ha funzionato come cassa di risonanza, e come contesto che
ha favorito la partecipazione di tutti: ciascuno ha potuto far
emergere la sua identità, aprendosi all'esperienza secondo i propri
tempi, rispecchiandosi e identificandosi in quello che diceva l'altro,
attraverso il legame analogico, l'associazione e la dialettica del
contrasto. Per quanto riguarda infine, l'interazione
operatore-soggetto, ho fatto semplicemente da tramite tra la proposta
e gli anziani, raccogliendo gli stimoli e i suggerimenti che venivano
da loro, guidandoli nel percorso rievocativo e lasciandomi guidare a
mia volta da loro. Dal punto di vista professionale e umano questa
esperienza è stata per me molto significativa, e di essa sono grato
agli anziani soprattutto per aver ritrovato con loro un pezzo della
mia storia e delle mie radici.
Francesco Delicati
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