Partiamo dal significato del termine "profeta":

"prophetes" deriva da "pro-femi" con "femi" = parlare
"pro" può assumere le seguenti connotazioni :

a) "prima" : dire ciò che accadrà in futuro
b) "davanti" : pro-porre, mettere davanti cose nascoste, più profonde
c) "al posto di", "per", "a favore" ("così dice il Signore", linguaggio diplomatico).

Ma il Profeta non è un automa un registratore. Il Profeta, che parla in rappresentanza di Dio, lo fa dal di dentro, col suo linguaggio, col peso della sua esperienza, la storia, l'intelligenza, a seconda delle circostanze, delle opportu-nità.
In ebraico il termine per designare il profeta è nabì e sembra derivi dall'accadico nabu , "chiamato", "invi-ato".

Nella Bibbia che Profeti abbiamo?
Distinguiamo, tra i "Profeti":

a) Profeti "anteriori", che corrispondono ai nostri "libri storici" (Gs-Gdc-1 e 2 Sam-1 e 2 Re)

b) Profeti "posteriori" o "scrittori", che sarebbero i Profeti tradizionalmente chiamati tali.

I Profeti anteriori
E' importante sottolineare che i Libri storici sono considerati profetici. Significa che la storia veicola una Parola di Dio, e che prima di ascoltare le parole vere e proprie dei Profeti, è necessario tener conto della storia in cui si muovono.

I Profeti storici nascono con la monarchia: incontriamo le figure di Samuele, Elia, Eliseo, Natan.
Caratteristiche di questo tipo diprofeti:

* sono "veggenti" (= il "vedere")

* sono "uomini di Dio" es. 1 Sam 9, 6-10

* sono in rapporto con il re e le altre istituzioni.

Il veggente
E' l'uomo che "vede". Sa vedere la realtà nel profondo. In 1Sam 9, quando Saul non è stato ancora proclamato re, Samuele sa riconoscerlo (vede in lui un re per Israele) e conosce la sorte delle asine che aveva perso e delle quali andava in cerca.
A questi veggenti era anche dato un compenso per i loro oracoli. Si tratta di un usanza che tende a scomparire presto, poiché i profeti in Israele vivono del loro lavoro.

Uomini di Dio
Indica un'appartenenza particolare che svela una speciale vicinanza di Dio. Dio assiste in modo particolare coloro che sono deputati alla guida del popolo e ne determinano la storia. Questo vale anche per i profeti. Essi sono "di Dio" in quanto le loro parole si avverano (cf. 1 Re 17, 24: Elia è riconosciuto profeta quando resuscita il figlio della vedova di Zarepta) e i loro atti sono straordinari.

In rapporto con le istituzioni
Il Profeta (e ciò vale anche per i posteriori) veicola la Parola di Dio nelle istituzioni. Sono le istituzioni, in particolare l'autorità, che determinano storia e destino del popolo.
L'intervento del Profeta riflette la premura di Dio per la storia e per il destino del suo popolo e si rivolge innanzi tutto al re, al quale si affianca col consiglio o con la critica, e svolge il suo ruolo anche in relazione al culto; svela, cioè, se esso è fatto in modo da essere gradito a Dio o se è puramente esteriore.

I Profeti Posteriori o Scrittori
Sono coloro i cui oracoli i cui oracoli troviamo raccolti nei libri loro omonimi. Questi oracoli, questi annunci, dapprima furono orali. I Profeti esortano sempre ad ascoltare , e l'organo a questo preposto è l'orecchio . Dio stesso apre il cuore e le orecchie agli esiliati che ritorneranno a Dio (Bar 2, 31).
Quando la parola orale comincia ad essere fissata per iscritto , inizialmente lo è affinché possa essere declamata al popolo (quindi non primariamente per una lettura privata), ed anche affinché potesse essere controllata, diffusa, fissata nel tempo.
A tale compito si dedicano forse inizialmente i profeti stessi, poi i loro discepoli, che seppero adattare i vecchi oracoli alle nuove situazioni, o spiegarli quando fosse il caso (= le glosse).