Il saggio è colui che fondamentalmente medita sui misteri di Dio. Allora non è solo quello che sa fare, ma anche secondo quello che sa vivere, cioè la vita secondo il suo vero senso. Non solo operare ma vivere e vivere nel senso dell'esistere, quindi, nella realizzazione del progetto di Dio; per questo bisogna conoscere la legge di Dio e meditarla; per questo bisogna riflettere sugli enigmi e sui proverbi; per poter scoprire il piano di Dio e vivere in armonia con gli uomini e con Dio, nel timore di Dio e nella preghiera.
Questa è la Sapienza propriamente detta; quella sapienza politica che si esplica in due luoghi fondamentali: la famiglia e la scuola. La famiglia nel suo rapporto padre-figlio, che è il rapporto di base, educativo e formativo di ogni uomo.

La famiglia è il primo luogo dove la persona viene educata alla vita, è nella famiglia che si ricevono i principi fondamentali che poi diventeranno il fondamento del vivere. Perché qui l'esperienza del padre passa al figlio: il padre dona al figlio il cibo, l'eredità, la benedizione di Dio, la il padre dona al figlio la sua sapienza.
Poter vivere e vivere bene; questo è ciò che il padre insegna al figlio. Questo padre può insegnare al figlio perché a sua volta anche lui è stato figlio e ha avuto un padre che gli ha trasmesso la sua esperienza e la sua sapienza.

La sapienza è questo dono che viene passato da chi ce l'ha a chi ancora lo sta aspettando, dal padre al figlio.
Il rapporto è quindi disimmetrico perché il padre sa, il figlio no. Il padre ha l'esperienza e il figlio è inesperto. Il padre è portatore di tutta la tradizione, di quella sapienza orale che ha radici lontanissime e che ci si continua a passare di padre in figlio. Però la trasmissione della sapienza non è automatica.
Nella famiglia il padre, tra i doni più grandi dona al figlio quello di saper vivere, ma è un dono perciò e necessario che ci sia un padre che doni e un figlio che accolga il dono. La trasmissione impegna il padre e il figlio, il maestro e il discepolo.