Benchè consideri la guerra una "pazzia
bestialissima", Leonardo
dedica una parte significativa dei
suoi studi all'analisi di armi e
macchine belliche
La contraddizione è più apparente che reale, se
si tiene presente che Leonardo trascorre la vita al servizio
di alcuni dei maggiori signori dell'epoca e che per molti di
essi la guerra, effettivamente combattuta o soltanto
preventivata, costituisce un elemento imprescindibile nella
gestione del potere.
Non è quindi un caso se, nella celebre lettera
di presentazione in cui offre i suoi servigi a Ludovico il
Moro, l'artista mette in evidenza soprattutto le proprie doti
di ingegnere militare e di progettista di armi.
Le armi che egli propone al Duca milanese sono
principalmente da fuoco, ma non mancano macchine da assedio,
catapulte e simili, che riconducono ad una gestione della
guerra più tradizionale. Del resto, l'introduzione della
polvere da sparo, che risale già al '300, non comporta
l'immediata scomparsa degli strumenti bellici antecedenti:
armi bianche e da fuoco convivono quindi per un lungo periodo
e divengono entrambe oggetto di studi e perfezionamenti da
parte dei tecnici dell'epoca.
Un esempio significativo di questa coesistenza
è fornito dalla "arabica machina" di Valturio, imponente
dispositivo destinato all'espugnazione di città , in cui
moderne bocche da fuoco - sia pure per il lancio di
giganteschi dardi - convivono con ponti da assalto e strutture
per il trasporto di guerrieri armati.
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Leonardo da Vinci, Disegni di mazze e
punte di lancia (cod. Ashburnham 2037, c. A2 r). Immagine
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La macchina di Valturio, che nonostante la sua
ingegnosità sarebbe stata ben poco pratica sul campo di
battaglia, lascia trasparire anche un altro elemento che
ricorre frequentemente negli autori dell'epoca, ossia
l'attitudine al fantastico, in funzione fra l'altro di
deterrente psicologico nei confronti del nemico.
La fantasia esercita un ruolo notevole anche in
Leonardo, come attestano i bellissimi e immaginosi disegni per
mazze e punte di lancia, nonchè il machiavellico progetto di
balestra multipla per tiro in rapida successione.
Al di sotto dell'elemento fantastico, che
conduce l'artista ad elaborare progetti talvolta
impraticabili, emerge tuttavia lo sforzo costante non tanto di
ideare armi nuove, quanto di perfezionare tecnicamente e di
migliorare l'efficienza di quelle esistenti, sia tradizionali
che da fuoco.
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Leonardo da Vinci, Balestra multipla per
tiro in rapida successione (cod. Atlantico, c. 1070 , ex
387 r a). Immagine
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Questo sforzo appare evidente in uno dei
progetti più spettacolari, quello per una balestra gigante,
ideata come arma campale trasportabile, destinata
probabilmente all'abbattimento di strutture murarie difensive
mediante il lancio di pesanti palle di pietra.
Balestre di dimensioni eccezionali erano
effettivamente in uso all'epoca, benchè armate di più tradizionali dardi, lunghi fino a 5 metri e con ben 12 cm di
sezione. La loro diffusione era legata al fatto che riuscivano
ad ottenere risultati perfino migliori di quelli raggiungibili
dai primi cannoni, piuttosto imprecisi nel tiro, essendo in
grado di sfondare palizzate di grosso spessore perfino da 50
metri di distanza.
La balestra leonardiana appare ancor più imponente di quelle contemporanee: la lunghezza
complessiva dello strumento non è specificata, ma appare
agevolmente ricostruibile in rapporto alle dimensioni del
carro destinato a trasportarlo - lungo circa 23 metri -,
mentre l'apertura dell'arco raggiunge quasi 24 metri.
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Leonardo da Vinci, Progetto di balestra
gigante con particolari del duplice meccanismo di
sgancio (cod. Atlantico, c. 149 b, ex 53 v b). Immagine
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Per garantire la flessibilità di un arco di
misura così eccezionale, l'artista adotta una tecnica
costruttiva particolare: realizza separatamente i due bracci
mediante blocchi di lamine, verosimilmente in legno, saldate
assieme mediante robusti legacci; unisce poi i due bracci fra
loro e con la struttura per mezzo di tiranti e fasce di ferro.
Alla tensione dell'arco provvede una doppia
corda, agganciata ad un carrello mobile che scorre lungo il
corpo dell'arma fino alla posizione di lancio. Lo sblocco
della corda può avvenire mediante due distinti tipi di
meccanismo, a percussione o a leva, che Leonardo analizza
separatamente e fra i quali non opera una reale scelta.