Un progetto giovanile di Leonardo,
databile intorno al 1478, raffigurante un carro semovente
azionato da un dispositivo a molla. Si tratterebbe di un
apparato teatrale per movimentazioni sceniche e non, come si è
a lungo ipotizzato, di un antesignano dell'automobile
Nel corso del Quattrocento eventi di
particolare importanza - matrimoni, visite di personaggi
illustri, ricorrenze religiose - forniscono occasione per
l'allestimento di grandiosi spettacoli pubblici, mentre in
parallelo sempre più fastose diventano le feste private
organizzate da principi e signori.
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Miniatura quattrocentesca che raffigura un attore
in costume demoniaco. Immagine ingrandita [58 Kb]
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Gli allestimenti sono spesso imponenti,
caratterizzati da complessi giochi scenici la cui
realizzazione richiede l'impiego di ingegnose macchine per il
sollevamento e lo spostamento di attori e scenografie, ma
anche dispositivi per la realizzazione di effetti
stupefacenti, come ad esempio l'accensione in rapida sequenza
di una lunga fila di lumi.
L'organizzazione di questo tipo di spettacoli
richiede sensibilità estetica ma anche conoscenze tecniche e
viene quindi spesso affidata ad artisti, anche di grande
prestigio, i quali appaiono gli interlocutori ideali grazie
alla loro esperienza architettonica, da cui traggono la
consuetudine alla progettazione e all'utilizzo di macchine.
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Ricostruzione ipotetica di una scenografia ideata
da Filippo Brunelleschi per la festa dell'Annunciazione,
svoltasi a Firenze nel 1439. Immagine ingrandita [169 Kb]
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Famosi sono rimasti ad esempio gli apparati
scenici predisposti da Filippo Brunelleschi per una serie di
sacre rappresentazioni tenute in chiese fiorentine nel 1439.
Anche Leonardo viene coinvolto in questo tipo di attività
che lo impegna fin dagli anni giovanili e che si traduce in
apprezzati allestimenti, alcuni dei quali divenuti celebri,
come la cosiddetta Festa del Paradiso o la messa in scena
dell'Orfeo di Poliziano, di cui l'artista cura regia,
scenografia e perfino costumi.
A questo contesto la critica più recente
riconduce un famoso progetto giovanile vinciano, databile
intorno al 1478, raffigurante un carro semovente a quattro
ruote e timone, azionato da un dispositivo a molla.
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Leonardo da Vinci - Studio per la scenografia
dell'Orfeo (Cod. Arundel, c. 224 r). Immagine ingrandita [33 Kb]
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Si tratterebbe quindi di un apparato teatrale
per movimentazioni sceniche e non, come si è a lungo
ipotizzato, di un antesignano dell'automobile.
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Leonardo da Vinci - Studio per carro automotore
(Cod. Atlantico, c. 296 va). Immagine ingrandita [56 Kb]
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La meccanica del veicolo - su cui si concentra
l'attenzione di Leonardo - si impernia su un apparato motore,
formato da due grosse molle a balestra caricate mediante un
dispositivo a tenaglia, e su un complesso sistema di
trasmissione. Quest'ultimo è costituito da una coppia di ruote
dentate ingrananti fra loro e munite, ognuna sul proprio asse,
di un rocchetto che aggancia i pioli posti sulle ruote
motrici.
Non risulta chiaro dal disegno come si colleghino
fra loro motore e trasmissione e come quindi l'energia possa
venire comunicata alle ruote. E' certo invece che l'autonomia
del veicolo non può che essere limitata, dal momento che il
sistema a molle provoca una notevole perdita di potenza e
necessita di continue ricariche: è stato calcolato infatti che
ne occorrerebbero ben 370 per consentire al mezzo di
percorrere in piano una distanza di un solo chilometro.
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Il
carro automotore di Leonardo nella ricostruzione del
Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Immagine ingrandita [26 Kb]
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Nonostante sia lecito dubitare della
funzionalità di un simile dispositivo, e perfino della sua
capacità di muoversi effettivamente, il progetto presenta due
indiscutibili punti di interesse: da un lato l'adozione di un
motore a molle che immagazzina energia ed alleggerisce quindi
lo sforzo fisico dei manovratori; dall'altro un sistema di
trasmissione imperniato su due ruote dentate che girano in
senso opposto e che quindi sono in qualche modo assimilabili
al moderno differenziale.
Questi due elementi
costituiscono senza dubbio la parte di maggiore originalità
del progetto vinciano e ciò che lo differenzia da studi
analoghi di tecnici antecedenti e contemporanei.
I veicoli
semoventi, infatti, da impiegare soprattutto in feste e
spettacoli ma anche a scopi bellici, fanno parte di una lunga
tradizione che risale all'antichità e che trova nei trattati
tardo medioevali molteplici formulazioni, ora concrete ora
decisamente fantasiose.
Se concreti e realistici appaiono infatti i
carri meccanici del senese Francesco di Giorgio, azionati
mediante manovelle da un equipaggio di manovratori, più
stravagante è il carro a vento di Roberto Valturio, che
applica al veicolo pale di mulino illudendosi così di poter
sfruttare l'energia eolica.