Una delle sintesi più affascinanti degli studi di Leonardo sul volo è la cosiddetta navicella volante, costituita da una cabina di pilotaggio in cui il pilota può stare in piedi o seduto, munita di una coppia di grandi ali e di una enorme coda
Il sogno di volare accompagna fin dall'antichità
la storia dell'uomo.
A fianco di questi episodi, che hanno probabilmente una base storica, molti altri sono del tutto leggendari: dai carri volanti che la tradizione cinese vuole guidati dagli abitanti del favoloso regno di Ki Kouang alla macchina sognata nel XIII secolo dal monaco inglese Ruggero Bacone, munita di ali battenti "come se si trattasse di un uccello che vola".
Fin dall'inizio quindi il volo umano è concepito come una imitazione di quello naturale degli uccelli, che si cerca di riprodurre nel modo più semplice - utilizzando una coppia di ali direttamente attaccate alle spalle o alle braccia del pilota - oppure ricreando artificialmente l'uccello, ossia elaborando una vera e propria macchina volante, munita di ali battenti. Anche Leonardo all'inizio dei suoi studi segue
questa stessa linea di ricerca, ma a differenza di
contemporanei e predecessori affronta il problema in un'ottica
rigorosamente tecnico-scientifica, supportata da un principio
fisico basilare: l'aria è comprimibile ed esercita quindi una
resistenza in grado di sostenere un corpo.
Quanto all'ala, dopo svariate ricerche e probabilmente anche sperimentazioni, Leonardo sembra orientarsi verso un tipo che richiama quella del pipistrello e che realizza con un'ossatura in canna ricoperta da un rivestimento continuo e compatto. Una delle sintesi più affascinanti di tutti questi studi è la cosiddetta navicella volante, costituita da una cabina di pilotaggio a forma di imbarcazione, in cui il pilota può stare in piedi o seduto, munita di una coppia di grandi ali tipo-pipistrello e di una enorme coda.
Un meccanismo a viti e madreviti, cui sono
collegate le radici delle ali, provvede al loro azionamento,
alleviando contemporaneamente la fatica dell'equipaggio, che
in questo caso - dato il peso e le dimensioni della macchina -
è presumibile debba essere costituito da più di una persona.
Benché gli studi sulle macchine volanti si
concentrino soprattutto negli anni del primo soggiorno
milanese - dal 1482 al 1499 - tuttavia l'interesse di Leonardo
per il volo si estende fino ad abbracciare l'intero arco della
sua esistenza. La sua indagine si amplia progressivamente nel
corso del tempo ed egli affiancherà al tentativo di
riprodurre mimeticamente la struttura e la dinamica degli
uccelli, lo studio dei principi fisici che ne regolano il
volo, in un'ottica omni-comprensiva.
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