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Luminosità, parsec telescopi e osservazioni astronomiche

La Galassia

Mentre alcuni scienziati ritenevano che alcune macchie di luce genericamente chiamate "Nebulae" fossero un nuovo tipo di corpo celeste situato alla stessa distanza delle stelle da noi. Altri, invece, (tra i quali anche I. Kant) sostenevano che in realtà tali nebulose erano enormi aggregati di stelle, ma così lontani da noi che sembrano formare un unico aggregato luminoso. Questa ipotesi detta degli "Universi - Isola", implicava un cambiamento radicale della visione e delle dimensioni dell'Universo con la presenza di enormi spazi "vuoti" che separano tali nebulose. Nel 1751 T. Wright e poco dopo I. Kant spiegarono l'evidente anisotropia (o comportamento variabile con la direzione) nella distribuzione di stelle della Via Lattea, ipotizzando che il Sole si trovasse all'interno di un sistema stellare di dimensioni finite e fortemente schiacciato. Oggi, per distinguerle dalle nebulose locali poste nella nostra galassia, come quella di Orione, usiamo il termine "Galassia". Addirittura sino al 1910 gli scienziati pensavano che il Sole fosse ancora al centro della Galassia e che questa fosse l'intero Universo. In tale periodo l'astronomo olandese Jacobus Kapteyn, sulla base di conteggi stellari più precisi ed estesi di quelli di Herschel, assegnò alla Galassia la forma di un 'ellissoide alquanto schiacciato il cui diametro misurava ca. 30 mila a.l. Egli era convinto però che il sole si trovasse al centro della Galassia. Verso il 1920, tuttavia, - e inizia un'opera di "decentralizzazione" - l'astronomo americano Harlow Shapley dimostrò che la distribuzione degli ammassi globulari era eccentrica rispetto al Sole e che quindi, assumendo per semplicità che gli ammassi stessi fossero disposti attorno al centro galattico, il Sole si trovava nella periferia del sistema stellare.

Oggi sappiamo che la Via Lattea ha la forma di una girandola, se vista di fronte e di un disco lenticolare con rigonfiamento centrale, se vista di taglio. Ma persino Shapley nel 1920 era convinto che la Galassia fosse l'intero Universo. Proprio misurando la distanza degli ammassi globulari, assegnava al sistema stellare un diametro di circa 300 mila anni luce. Anche Herschel ed altri già pensavano che alcuni tipi di nebulose visibili al telescopio, le c.d. nebulose spirali, fossero del tutto esterne alla Via Lattea e che quindi l'Universo fosse più esteso.

Nel 1924/25 gli studi di Edwin Hubble sulle galassie vicine M31, M33 e NGC6822 dimostrarono che esse si trovavano almeno tre volte più lontano del valore massimo assegnato al diametro della Galassia da Shapley.

Tra il 1922 e il 1936 Hubble propose una prima classificazione delle galassie (diagramma a diapason), dividendole in tre categorie individuate dalla loro forma:
- ellittiche, divise in sottotipi determinati dal loro grado di schiacciamento, da E0 per quelle sferiche a E7 per quelle più schiacciate;
- spirali divise in normali (S) e barrate (SB);
- irregolari, ossia prive di qualsiasi struttura riconoscibile al loro interno.

Inoltre Hubble individuava un tipo intermedio tra le spirali e le ellittiche, le S0 con struttura a disco ma senza bracci di spirale. Secondo recenti osservazioni la Via Lattea sarebbe una Galassia intermedia tra una spirale normale e una barrata.. Ossia il rigonfiamento centrale si allunga in una specie di barra. Abbiamo inoltre le galassie ellittiche nane o "Dwarf Spheroidal" (tipo: d Sph) ed oggi sono andate a costituire una sottoclasse delle ellittiche. Nella classificazione sia delle spirali che delle barrate, si usano le lettere a/b/c/ (e anche "d") per entrambi i tipi:
- "a" per le spirali con rigonfiamento centrale di grande dimensioni e bracci a spirale numerosi, sottili e strettamente avvolti.
- "b" il caso intermedio.
- "c" per rigonfiamenti molto ridotti e bracci larghi e molto aperti.

Nel 1960 è stato introdotto da Sidney Van Den Bergh un ulteriore criterio morfologico, aggiornato nel 1980 da Debra e Bruce Elmegreen: vi sono le spirali "Grande forma", nelle quali i bracci sono larghi e simmetrici e si estendono dal rigonfiamento centrale sino al margine del disco, come ad esempio in M51. Vi sono poi le galassie "Fioccose", nelle quali i bracci a spirale sono costituiti da pezzi corti e asimmetrici che danno un 'impressione "lanosa" alla struttura. Infine le galassie di tipo intermedio a "bracci multipli", che hanno due bracci simmetrici nella parte interna del disco, ma possiedono una notevole quantità di diramazioni e bracci apparentemente indipendenti nelle parti esterne, come ad esempio M74 nei Pesci. Abbiamo anche delle "Galassie a conchiglia", che derivano dalla collisione di una piccola galassia a spirale con una grande galassia ellittica. Nella regione dell'Universo più vicina a noi, ca. la metà delle galassie ha una struttura spiraliforme e di esse 1/3 presenta una struttura barrata. I bracci di spirale rappresentano generalmente solo il 4-6% della massa totale, ma è qui che si formano le stelle.

La Galassia è costituita da:
- un Nucleo
- un Bulge ( o Sferoide centrale), ossia il rigonfiamento centrale grande 3 Kpc dal centro
- un Alone stellare, dove vi sono gli ammassi globulari (ca. 1% della massa totale) e le stelle isolate o "stelle di campo".
- un Disco stellare (nella Via Lattea è un disco o piano di tipo sottile, non di tipo spesso) che è la componente galattica per la quale è più difficile ottenere un modello affidabile. Qui la materia interstellare e il conseguente perdurare della formazione stellare introducono una grande dispersione nell'età e nelle metallicità osservate. Nel disco stellare sono ubicati gli ammassi aperti e le associazioni stellari.

Le nubi del disco sono composte per il 99% di gas, principalmente idrogeno, con una densità di appena 1 atomo per 2-3 cm3 (si pensi che invece la densità dell'aria è di 2,7 x 1019 molecole per cm3). Nonostante la densità sia così bassa rispetto a quella terrestre, risulta quanto mai elevata se la si confronta con la densità media dello spazio interstellare, dove la densità arriva ad appena 5-8 x 10-25 atomi/cm3. La Via Lattea, come ogni spirale, ruota ma non in modo uniforme: le regioni centrali, infatti, hanno una velocità di rotazione più alta di quelle periferiche. A causa della diversa velocità di rotazione, i dintorni delle stelle non rimangono sempre gli stessi: le braccia, ruotando più velocemente delle zone centrali, tendono a comprimere le nubi di gas che incontrano sul loro percorso.

Il Sole non occupa un posto centrale nella Via Lattea, ma si trova invece in posizione un po' eccentrica. La Galassia presenta una certa asimmetria, sia per quanto riguarda la sua luminosità totale, che per il numero di stelle contenute. Il numero massimo di stelle è concentrato nelle costellazioni del Sagittario e dello Scudo (costellazioni estive), mentre alla distanza di 180° da queste si osserva il numero minimo di stelle, cioè in Orione e nel Toro (costellazioni invernali). In direzione della costellazione del Sagittario di trova il centro del sistema; il nucleo galattico è localizzato nella posizione della Radiosorgente Sagittario "A" (Ascensione retta: 17h 42m,5 e Declinazione: -28°,59' per il 1950). Purtroppo non è possibile osservare né l'intera Via Lattea a causa della materia interstellare che è particolarmente densa sul piano galattico e né il suo nucleo. Approssimativamente la luminosità, indice della densità stellare, diminuisce dal centro verso l'esterno secondo la potenza di 1/4 del raggio (legge definita da De Vaucouleurs).

La rotazione della Via Lattea
Nel 1913 Vesto Slipher, al Lowell Observatory dell'Arizona, misurò per primo l'effetto Doppler nella Galassia "Sombrero" e trovò che un bordo della galassia M104 mostrava un redshift diverso dall'altro bordo. Egli notò anche il generale moto di allontanamento delle galassie, ma all'epoca non seppe interpretarlo. Nel 1927 Jan Oort ottenne le prove definitive della rotazione della Via Lattea. Egli mise a punto un modello di rotazione differenziale analoga a quella dei pianeti del sistema solare e lo verificò sulle velocità radiali delle stelle. Egli trasse anche una stima della massa della Via Lattea nel 1932.

 

Quante galassie ci sono nell'Universo.

E’ stato calcolato che esistono circa 100 miliardi di galassie con una media di circa 100 miliardi di stelle per galassia: un numero di stelle corrispondente circa al numero di 1022, ossia 10 con 22 zeri, 10.000.000.000.000.000.000.000 di stelle, un numero quasi sicuramente superiore al numero dei granelli di sabbia di tutte le spiagge della Terra!

 

Sono presenti nell'Universo galassie di ogni dimensione, dalle piccole "nane sferoidali", sino alla galassia supergigante nell'ammasso di galassie "Abell 2029". Quest’ultima, osservata recentemente (1999) dallo "European Southern Observatory" in Cile, è attualmente la più grande galassia che si conosca. Questo immenso e vecchio agglomerato di stelle, assieme a circa 1.000 galassie dell’ammasso, dista un miliardo di anni luce ca. da noi. E’ 3.000 miliardi ca. di volte più luminosa della nostra Via Lattea, ha un diametro di ben 6 milioni di anni luce, ossia 60 volte circa il diametro della nostra Via Lattea e potrebbe contenere addirittura 100.000 miliardi di stelle!        (Abstract by:  http://adsabs.harvard.edu )

 

La Via Lattea
La nostra Galassia è, dopo M31, la più grande galassia del nostro Gruppo Locale ed è più grande della maggior parte delle galassie dell'Universo.
- Numero di stelle:  300-400 miliardi  
- Tipo di galassia:  a spirale  
- Diametro del disco:  130.000 anni luce  
- Diametro dell'alone oscuro:  più di 130.000 a.l.
- Magnitudine visuale assoluta:  -20,6
 
- Luminosità totale visuale:  16 miliardi di Soli  
- Rapporto massa / luminositàca.70  
- Numero delle galassie "satelliti":  una decina  
- Distanza della più lontana galassia "satellite":  890.000 a.l.  
- Formazione di nuove stelle:  10 all'anno  
- Distanza del Sole dal centro:  27.000 a.l.  
- Periodo orbitale del Sole:  230 milioni di anni  
- Velocità orbitale del Sole:  220 Km/sec.  
- Eccentricità dell'orbita:  6%  
- Asse maggiore30.000 a.l.  
- Asse minore:  027.000 a.l.

 

Ipotesi di formazione delle Galassie a spirale

- Secondo Sandage-Eggen e Lynden-Bell una galassia si forma dal collasso di una grande nube di gas in rotazione.
- Il modello di Alar Toomre prevede una nascita della fusione di numerosi grandi agglomerati di gas.
- Una variante dovuta a Searle e Zinn considera un'aggregazione a partire da nubi di gas più piccole e numerose.

E' probabile che il modello sia un "misto" dei tre citati, ovvero che il 1) possa funzionare per le componenti interne della galassia, rigonfiamento centrale e alone interno, mentre l'alone esterno potrebbe essersi formato a partire dalla fusione di frammenti più o meno grandi.
Era opinione comune che le galassie ellittiche si evolvessero in spirali, ma oggi si ritiene invece che tutte le galassie si siano formate pressoché contemporaneamente. Che una protogalassia abbia dato origine a una spirale o ad una ellittica sarebbe dipeso dalla sua velocità di rotazione. Da una protogalassia a rotazione lenta si sarebbe condensata una galassia a spirale e da una rotazione veloce  una galassia ellittica. In tempi antichi, quando nell'Universo le galassie erano più vicine e le collisioni dovevano essere più frequenti, è anche possibile che la maggior parte delle galassie ellittiche (e grandi galassie ellittiche sono presenti nelle regioni centrali di molti Ammassi di galassie), contrariamente all'opinione prevalente, abbia avuto origine da collisioni tra galassie a spirale.

 

Ipotesi sulla genesi dei bracci a spirale all'interno del disco della Galassia

- La prima ipotesi di un certo rilievo fu quella avanzata nel 1964 da Frank Shu e Chia-Chiao Lin. Secondo i due scienziati (tesi ancora oggi condivise da molti) i bracci a spirale si formerebbero a causa della presenza delle c.d. "Onde di densità", una specie di solchi o depressioni di origine gravitazionale, presenti all'interno di un disco galattico. Nella parte interna del disco le stelle si muovono più velocemente delle onde e le sorpassano; nella parte esterna, invece, succede il contrario. Così nei solchi rimangono intrappolati polveri e gas, che vengono fortemente compressi a causa dell'arrivo di altro gas, che viene portato dalla rotazione della galassia. Alla fine la compressione genera i bracci.
- Un'altra idea, proposta da Alar e Jury Toomre nel 1972, è che perlomeno in qualche caso la caratteristica struttura a spirale si formi in seguito all'interazione mareale fra galassie (ad esempio, M51 con la galassia interagente NGC5195).
- Una teoria proposta da Philip Seiden e Humberto Gerola nel 1978, suggerisce che almeno la struttura a spirale più esterna possa essere prodotta da instabilità gassose ed esplosioni di supernova. Queste innescano formazioni stellari a catena e inducono delle deformazioni nel mezzo interstellare che degenerano poi in archi di spirale

 

 

Fusione di galassie

Man mano che due galassie si avvicinano le forze mareali deformano le strutture galattiche, creando dei filamenti e code. All'inizio le galassie si avvicinano in un abbraccio stretto, poi orbitano per qualche tempo avvinte in una specie di balletto, infine si fondono. Le interazioni fra galassie possono determinare la produzione delle strutture più strane, oltre a ponti e code come nei bracci a spirale, anelli di gas, stelle e enormi gusci gassosi. Inoltre le collisioni sono all'origine del tasso di formazione parossistica di stelle all'interno di galassie peculiari chiamate Starburst, stelle nascono al ritmo vertiginoso di centinaia all'anno, contro le due, tre o dodici di una galassia normale come la Via Lattea. Gli impulsi di formazione stellare durano ca. 100 milioni di anni, dopo di che la galassia torna alla luminosità normale. Infine, le interazioni mareali possono essere alla base, o in ogni caso favorire, l'attività di oggetti fortemente energetici come i Quasar e , in genere, i Nuclei galattici attivi. Sono state osservate molte interazioni tra le galassie. Una è quella tra due galassie a spirale NGC5426 e NGC5427 nella Vergine, i cui rispettivi bracci si toccano. Nella costellazione del Serpente vi è il "Quintetto di Stephan", cinque galassie interagenti. Anche le due Nubi di Magellano interagiscono fra loro tramite un a lunga striscia di gas che le collega chiamata "corrente di Magellano". Una famosa fusione di galassie è quella della "Galassia Cartwheel", posta a 650 milioni di anni luce, che presenta un anello esterno e uno interno, che si ritiene dovuto alla collisione con una piccola galassia che ha attraversato frontalmente quella più grande ca. 300 milioni di anni prima della formazione dell'anello. Quindi forse era una galassia a spirale che è diventata anulare a seguito della collisione. Le due sono ora separate da oltre 250 mila a.l. Il bordo esterno della Cartwheel è un 'onda d'urto in espansione che innescando la nascita di un cospicuo numero di grandi stelle assai luminose, le quali però hanno vita breve ed esplodono come se fossero supernovae. Il ritmo di generazione di queste stelle esplosive è 100 volte maggiore che in una galassia a spirale.

 

 

Le galassie Early Type   (a cura di: http://boas5.bo.astro.it/HomePage.html)

La caratteristica comune delle galassie early type è quella di presentare un colore rossastro, generalmente interpretato come sinonimo di "vecchiaia" per la popolazione stellare che compone queste galassie. Inoltre, in questi sistemi stellari la quantità di gas freddo e polveri è trascurabile o del tutto assente. Da un punto di vista morfologico le galassie early type non presentano particolari evidenti nella loro distribuzione di luce. Le galassie appartenenti a questa classe si dividono nelle due grandi famiglie delle Ellittiche e delle S0. La brillanza superficiale di questi sistemi (una misura della luminosità delle loro immagini punto per punto, come viste ad esempio al telescopio) decresce in genere senza discontinuità apprezzabili allontanandosi dal centro della galassia, sfumando al di sotto della soglia di rivelabilità e confondendosi con lo spazio circumgalattico. Le curve di uguale luminosità (isofote) delle galassie Ellittiche hanno una caratteristica forma ellittica (da cui il nome della famiglia), con rapporti assiali compresi tra 0 (galassie E0) e 3 (galassie E7). In generale una particolare galassia ellittica viene indicata col simbolo En, dove n=10 (1-b/a), e b ed a sono rispettivamente l'asse minore e maggiore isofotale. Quindi, una galassia E0 presenta delle isofote perfettamente circolari. A differenza delle galassie Ellittiche, le galassie S0 sono caratterizzate dalla presenza di un grosso disco stellare, con un rigonfiamento centrale che viene chiamato bulge, che le fa assomigliare (quando viste di taglio) a delle gigantesche lenti da ingrandimento; il bulge a sua volta è molto simile ad una galassia ellittica "in miniatura". Finiamo questa breve descrizione ricordando che con l'avvento dei primi satelliti artificiali sensibili ai raggi X si è scoperto che le galassie early type possono contenere anche significative quantità di gas caldo (con temperature intorno al milione di gradi), diffuso attorno ad esse in un'ampia corona di bassa densità.

 

Le galassie Late Type  (a cura di:   http://boas5.bo.astro.it/HomePage.html) 

A differenza delle galassie early type, le galassie late type hanno un colore tendente al blu, usualmente interpretato come sintomo di una popolazione stellare più giovane di quella delle galassie Ellittiche ed S0. Inoltre, la morfologia delle galassie late type è molto più complicata di quella delle galassie early type, poiché questi sistemi contengono anche una sostanziale quantità di gas freddo e polveri interstellari. Cominciamo col descrivere la categoria di gran lunga più rappresentativa dell'insieme delle galassie late type, ossia quella delle Spirali (ricordiamo qui per inciso che anche il nostro Sistema solare è situato nel disco di una galassia a spirale, la Via Lattea). Così come per le S0, anche la forma di questi sistemi è a disco e quando visti di taglio assomigliano anch'essi ad enormi lenti da ingrandimento, con un rigonfiamento più o meno accentuato nelle loro regioni centrali. Tale rigonfiamento (il bulge) è composto di stelle dal colore rossastro, analogo al bulge delle galassie S0. In base alla grandezza relativa del bulge rispetto al disco galattico (in ordine di importanza decrescente), le galassie a Spirale vengono indicate come Sa, Sb, ed Sc. A differenza delle S0 però, dove in genere non è riscontrabile traccia di gas freddi né strutture che risaltino in maniera evidente, sui dischi delle Spirali, quando visti di fronte, si nota immediatamente una chiara struttura a spirale (da qui il loro nome), una delle strutture più belle e maestose che sia dato osservare nel cielo. Il disco delle galassie a spirale è in realtà costituito da varie componenti di gas e di stelle. Per quanto riguarda la parte stellare, si ha un disco sottile ed una componente di alone, con le stelle di alone considerevolmente più vecchie delle stelle del disco. Anche il gas è distribuito in un disco sottile ed un disco spesso. È inoltre importante ricordare che la struttura dei bracci di spirale (lungo i quali è presente formazione stellare e quindi una popolazione stellare blu) risulta (in media) fortemente correlata alla dimensione (relativa) del bulge, per cui in genere galassie Sa hanno un bulge grande, poco gas, braccia molto avvolte e generalmente ben definite, mentre galassie di tipo Sc a volte non presentano quasi traccia del bulge, hanno bracci molto aperti, ed una notevole frazione della materia è in fase di gas. Esistono poi tre classi "parallele" di galassie a spirale, le cosiddette Spirali Barrate. In questi sistemi il bulge è sostituito da una struttura marcatamente asimmetrica rispetto al loro centro della galassia, a forma di barra. Di conseguenza, si parla di galassie SBa, SBb, SBc, ed anche SB0, ovvero galassie S0 (vedi sopra) barrate. Al contrario delle Spirali, che possono essere anche sistemi di massa e dimensioni enormi, le galassie Irregolari sono in genere galassie di piccola massa, senza una struttura ben definita, molto ricche di gas e con una popolazione stellare relativamente giovane: il loro colore è quindi fortemente blu.

   

Le Galassie interagenti   (a cura di:  http://boas5.bo.astro.it/HomePage.html)

Molte galassie mostrano segni evidenti di interazione con altre galassie vicine. In effetti, le interazioni tra galassie sono relativamente frequenti, e sono molto piu' probabili di quelle tra stelle. In una galassia come la nostra, per esempio, la distanza media tra due stelle equivale a diversi milioni di volte il loro diametro e quindi uno scontro e' molto improbabile, mentre in un ammasso la distanza media tra due galassie e' pari a poche decine di volte il loro diametro. 
In certi casi, le galassie che sembrano interagenti non sono associate fisicamente, ma appaiono vicine soltanto per un effetto prospettico. 
Vedi la galassia M51 con la compagna NGC 5195, con la quale interagisce.
L'interazione tra galassie avviene quando esse sono abbastanza vicine da risentire del reciproco campo gravitazionale. A questo punto esse si mettono in orbita l'una attorno all'altra. La forza mareale che si esercita tra le due galassie tende a deformarle ed eventualmente a disgregarle, in modo tanto piu' profondo quanto piu' esse sono vicine e quanto minore e' la loro velocita' relativa. 
Inizialmente vengono interessate dall'effetto mareale solo le regioni piu' esterne delle galassie; per esempio, se questo sono spirali, le loro braccia tendono a "srotolarsi", e la galassia si disgrega parzialmente. Un esempio molto noto e' la coppia di galassie NGC 4038-4039, detta comunemente "le antenne". 

Vedi le due galassie NGC 4038-4039, le "antenne". La struttura ad antenna e' dovuta allo "srotolamento" dei bracci a spirale.
Se l'interazione prosegue, il gas eventualmente presente nelle galassie e le stelle si concentrano nel nucleo. Sembra che gas e stelle diano origine ad una barra di stelle e gas che attraversa la galassia nel centro, e questo spiegherebbe la presenza delle galassie spirali barrate. In alcuni casi, le due galassie possono fondersi, dando origine ad una galassia piu' massiccia e luminosa. Con le moderne tecniche di calcolo, e' stato possibile simulare l'incontro tra due galassie e l'evoluzione della loro forma al procedere dell'interazione. Il risultato delle simulazioni sembra consistente con le osservazioni: esistono infatti molte galassie con una morfologia distorta che assomiglia a quella delle simulazioni. In particolare, sembra che dall'unione di due galassie a disco si possa formare un'ellittica, anche se non ci sono ancora prove decisive. Il processo di interazione, la deformazione delle galassie e la concentrazione di gas al centro richiedono in tutto qualche centinaio di milioni di anni. Se le galassie che interagiscono sono spirali o irregolari, cioe' se possiedono del gas, un effetto importante dell'interazione e' un forte aumento della formazione di stelle al loro interno. Come abbiamo detto, infatti, durante l'interazione gran parte del gas viene concentrato nel nucleo delle galassie, ad alta velocita'; questo gas subisce una compressione e si formano dense nubi, le quali a loro volta possono collassare, dando origine ad un gran numero di stelle. Sembra che, se questa formazione stellare e' molto intensa e concentrata in una piccola regione della galassia, l'evoluzione delle stelle possa dare origine ad un gigantesco buco nero al centro della stessa. Il gas circostante, cadendovi sopra, produrrebbe enormi quantita' di radiazione. Secondo i modelli piu' accreditati, questo meccanismo sarebbe alla base della produzione di energia nelle galassie attive e nei quasar. In un ammasso di galassie, dove esse sono piu' ravvicinate, gli eventi di interazione sono piuttosto frequenti. Spesso al centro di questi ammassi si trovano galassie ellittiche giganti, di massa notevolmente superiore alle altre galassie dell'ammasso. Esse sembrano essersi accresciute attraverso ripetuti fenomeni di cannibalismo nei confronti di galassie vicine, catturate dal campo gravitazionale della galassia centrale. Il telescopio Spaziale Hubble ha rivelato in questa galassia a "ruota di carro" immense nubi di gas a forma di cometa, che si muovono attraverso il suo nucleo a velocita' altissime. Esse appaiono come striature bianche all'interno di un anello blu; esse devono probabilmente la loro forma alla collisione tra gas ad alta velocita' e gas piu' lento. L'insolita forma di questa galassia e' stata infatti prodotta dalla collisione frontale con una galassia piu' piccola, avvenuta all'incirca 200 milioni di anni fa. (HST).

BIBLIOGRAFIA:
M.Rigutti, Cento miliardi di stelle, Giunti, 1995.
P.Bianucci e W.Ferreri, Atlante dell'Universo, Utet, 1997.
J.Herrmann, Atlante di Astronomia, Sperling & Kupfer, 1992.
G.Vanin, Atlante fotografico dell'Universo, Mondadori, 1995.
I.Ridpath e W.Tirion, Guida delle stelle e dei pianeti, Muzzio, 1988.
W.Ferreri, Come osservare il cielo, Il Castello, 1996.
P.Bianucci, Stella per stella, Giunti, 1997.
Colin A.Ronan, L’Universo, Mondadori, 1991.
Voce "Galassia", Enciclopedia Treccani delle Scienze fisiche.
[ Materiale raccolto da Pietro Musilli  - Roma 1997 ]