13 dicembre Santa Lucia
S. Lucia entrò ben presto
nel novero dei Santi più amati dai romani.
Numerosi testi letterari testimoniano la sua presenza nel culto romano fin dal sec. VI. Molte furono le chiese che Roma elevò a onore della Santa Siracusana, nel corso dei secoli, a cominciare dalla cappella che Gregorio Magno le eresse in S. Pietro, e che era situata alla testata del secondo ordine di colonne della navata laterale destra, verso il transetto. Il Card. Schuster ha scritto nel suo Liber Sacramentorum: " Non si saprebbe indicare la ragione di quest'intenso culto professato dai Pontefici Romani alla Martire Siracusana: probabilmente vi influì, oltre che la celebrità del suo martirio, anche la circostanza, che in Roma la colonia siciliana era assai numerosa". A Roma, dunque, e
specialmente nella chiesa di Via Dei Banchi Vecchi, che è stata sempre
la più attiva, la devozione a S. Lucia fu sempre viva; ed ha assunto
aspetti e manifestazioni che qui è giusto ricordare. Una cosa nuova il Novidio ci fa sapere: che S. Lucia era invocata anche dai marinai. A Ostia infatti, dice, non solo S. Aurea ma anche S. Lucia è invocata e ha il suo tempio. E spiega: S. Aurea (Aura) porta sulle onde le navi con il suo prospero vento - ma Lucia fa che il cielo non nasconda le sue luci. Perque undas vento puppim regit AURA secundo LUCIA quae ut coelum luceat ipsa facit. Curioso anche il fatto le fanciulle preghino per la luce dei loro occhi: con ingenuo candore il poeta canta che S. Lucia " ama le fanciulle belle come lei, e desidera che le offrano candele e occhi: questi perché sono la parte principale del corpo nelle tenere fanciulle: e poi è per essi che una figlia dona un genero a suo padre ecc. ". Devozioni e usanze che ricevono ancora chiara testimonianza e documentazione dal seguente brano che leggiamo nella vita di Benvenuto Cellini, il geniale e bizzarro artista che visse e lavorò in questo rione e invocò, come ogni altro buon cristiano, e ottenne, la protezione della patrona della vista. Eccolo nella sua pittoresca eloquenza. - " E perché una mattina in fra l'altre io m'acconciavo certi scarpelletti per 'lavorare il mio Narciso e' mi schizzò una verza d'acciaio sottilissimo in nell'occhio diritto, ed era tanto entrata dentro nella pupilla, che in modo nessuno la non si poteva cavare: io pensava per certo perdere la luce di quell'occhio. Io chiamai in capo di parecchi giorni Maestro Raffaello de Pilli Cerusico, il quale prese due pippioni vivi, e facendomi stare rovescio su una tavola, prese i detti pippioni e con un coltellino forò loro una venuzza che hanno nell’alie; di modo che quel sangue mi colava dentro in nel mio occhio; per il qual sangue subito mi sentii confortare, e in ispazio di due giorni uscì la verza d'acciaio ed io restai libero e 'migliorato della vista. E venendo la festa di S. Lucia alla quale eravamo presso a tre giorni, io feci un occhio d'oro di uno scudo francese, e gnelo feci presentare a una delle mie sei nepotine figliole della Liperata mia sorella, la quale era dell’età di dieci anni in circa, e con essa io ringraziai Iddio e S. Lucia. E per pezzo non volli lavorare sul detto Narciso, ma tiravo innanzi il Perseo colle sopraddette difficoltà, e m'ero disposto di finirlo e andarmi con Dio ". Così il Cellini, - con Dante Alighieri, devoto di S. Lucia, che la indica come " nimica di ciascun crudele " e la collocò, con Beatrice loda di Dio vera, vicino a Maria, umile ad alta più che creatura, a formare le tre donne benedette che in Cielo si prendevan cura della sua salute; con S. Caterina Benincasa che additava agli uomini pellegrini e viandanti nella " dolce Vergine Lucia la luce bellissima che ci da lume perché non si erri nel cammino "; con Cristoforo Colombo che pose il nome di S. Lucia a un'isola delle piccole Antille scoperta il 13 dicembre, - è nel numero dei grandi italiani devoti di S. Lucia i quali hanno fatto testimonianza alla fede che professavano. |