<< Torna agli Speciali

:: Le altre rubriche


Recensioni:

SoundsHighway
Outsiders
Outtakes
BlackHighway
ClassicHighway
Shortcuts
Made in Italy

Le altre rubriche:

BooksHighway
MoviesHighway
Pneumonia
Speciali
News
Playlist

Servizi:

Live in Italy
Forum
Archivio
Links


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

:: Scott Gibson - Young songwriters from Texas #1

La musica americana sforna giovani talenti quasi periodicamente. Molti, se si considerano le scene di New York e Los Angeles, per non includere completamente le due coste, sono il prodotto di moda e televisione, del marketing in genere e dell'atmosfera fredda ed individualista che spesso marcisce fra i palazzi delle metropoli: dall'asfalto difficilmente sboccia un fiore. Ma esistono anche luoghi, e penso all'Ohio o a Tucson, che regalano genuinità e tradizioni, che allevano marmocchi al suono semplice delle chitarre. Uno dei luoghi mitici della musica a noi cara è il Texas, Austin in particolare. Quindi, la terra d'origine è indubbiamente uno degli elementi che ci spinge ad approfondire semplici curiosità. L'altro non può che essere la bella impressione fatta da Make Ready. Questi i motivi dell'intervista a Scott Gibson, che mostra il lato puro della tradizione, riflesso in un paio di occhi angelici ed innocenti
(di Carlo Lancini)

>> Recensione di Make Ready

www.scottgibsonmusic.com


L'intervista

Sei Texano, nato a Waco, e, all'età di 10 anni, ti sei trasferito ad Austin. Questo spostamento ha cambiato anche il tuo approccio alla musica?

Credo di si. Tutti i generi di musica possono essere ascoltati in entrambe le città, ma a Waco ero davvero circondato dalla musica country e dalla mentalità del cowboy. Il country era decisamente la cosa più vissuta a Waco ma, come teenager, ad Austin era sicuramente più avanti essere nel rock and roll. Così, passai dall'ascoltare Waylon Jennings, Willie Nelson e Hank Williams a Waco all'ascoltare i Led Zeppelin e gli Ac/Dc ad Austin. Avevo circa diciotto o diciannove anni, quando alla fine mi buttai su Robert Earl Keen, Guy Clark e quel genere di cantautori del mitico Texas. Keen e Clark sono quelli che mi hanno fatto venire la voglia di scrivere canzoni.

Al tempo la moda e la televisione proponevano il grunge ed altri generi. Come vivevi quel periodo?

Mi piacevano molte band grunge ma, ad eccezione di "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana, non ho mai comprato davvero nessuno di quei dischi. Le ascoltavo un sacco alla radio e su Mtv, ma credo di non essermi mai fatto prendere abbastanza da voler cercarle ed ascoltarle per più di una volta. Mi piaceva la profonda influenza che quella musica aveva sulle cose, al contrario del glam rock e della pop music anni ottanta. Mi sembrava sincera, ma io proprio in quel periodo preferivo ascoltare i classici come Stevie Ray Vaughan, Joe Ely, Robert Earl Keen e Guy Clark.

La tua è una famiglia di musicisti?

Mia madre suona il piano e canta abbastanza bene, ma non è mai stata una musicista professionista. Mio padre canta e suona strumenti da dilettante, ma nemmeno lui è stato un professionista.

Cosa ricordi della tua infanzia?

Sia mia madre che mio padre cantavano molta gospel music in giro per la casa. Penso che sia da quei momenti che è venuta gran parte dell'influenza gospel nel mio comporre.

Ti incoraggiano in quello che stai facendo?

Molto. Ed io gliene sono molto grato.

Hai cominciato come bassista. Immagino tu abbia cambiato molte band.

Si, da bassista ho suonato in moltissimi gruppi e i più svariati stili (rock, pop, country, blues, folk, ecc.).

Quando hai capito che potevi cominciare questa tua carriera solista?

"Love's A Word I Never Throw Around" di Robert Earl Keen è la canzone che ha cambiato il mio mondo musicale. E' quando ho sentito quel pezzo che ho cominciato a sperare di poter scrivere canzoni. Da lì a pochi anni ho scritto la prima canzone che mi piaceva. Pensavo fosse davvero buona. L'ho scritta durante un viaggio in macchina dal Texas al Colorado. Una volta terminata, mi sono messo in testa che forse avrei potuto scriverne un'altra, così ho semplicemente continuato a farlo. Una canzone alla volta.

Alcuni dei brani di Make Ready erano pronti già al tempo di Live Session...

Ero davvero soddisfatto di Live Session come registrazione dal vivo, ma ho sempre sperato di avere l'opportunità di entrare in uno studio e registrare alcune di quelle canzoni esattamente nel modo in cui mi suonarono in testa la prima volta. "Make Ready" è stata l'opportunità di soddisfare quel desiderio, assieme alla registrazione di alcune nuove canzoni.

In America quel disco passò inosservato

"Live Session" non godette di alcuna promozione, mentre io volevo dare a quelle canzoni la chance di essere ascoltate da più persone.

In Europa qualcuno invece…

Fortunatamente un gruppo di Dj europei scovò il disco e lo diffuse. Sono molto grato ai Dj e ai critici in Europa per essere stati di così larghe vedute da promuovere la musica di un artista che nessuno aveva mai sentito e che non aveva alcun budget o stuff pubblicitario che lavorasse per lui. Sono sorpreso dalla passione che avete per la musica. E' un elemento innovativo e molto incoraggiante.

E' stato difficile trovare un'etichetta che pubblicasse il tuo album?

Abbastanza, e ci ho messo molti anni per mettere insieme il tutto. Ho registrato "Make Rady" senza un'etichetta alle spalle pensando che mi sarei fatto da solo. Ma, appena prima che venisse pubblicato, sempre autoprodotto, venni presentato alla Hayden's Ferry Records e finii per dar loro la licenza del disco. Così facendo ebbi una distribuzione migliore. Comunque, al di là della diffusione commerciale, mi sento tutt'ora molto coinvolto. La musica è una grande gratifica e una sfida.

Make Ready suona un buon rock. La cosa che sorprende è che il tuo stile è molto vicino anche alle tradizioni country-folk. Hai dei musicisti/cantautori hai quali fai riferimento?

L'elemento rock viene da gente come Joe Ely e tutte quelle grandi band roots rock che per anni hanno gravitato attorno ad Austin. Ma penso che l'influenza più profonda in quello che faccio venga da un background country folk, ossia dall'elemento Robert Earl Keen/Guy Clark.

Ballad Of The Balladeer è una delle mie preferite

E' una canzone molto vicina al mio cuore. Ho conosciuto così tanti musicisti durante questi anni, incredibilmente di talento e che hanno musica importante da condividere con il mondo, ma che non hanno mai raggiunto il loro obiettivo solo a causa della mancata tempestività e di non essere cresciuti abbastanza da oltrepassare il livello di della bar band. Mi rattrista molto che della musica così grande rimanga nell'oblio della storia senza che le venga data l'opportunità di toccare più persone ed essere apprezzata per il grande valore che ha.

E Put Away The Blues?

Beh, è semplicemente una delle poche canzoni nata di botto, dall'istinto. L'ho scritta abbastanza in fretta. Ho dovuto semplicemente cercare di attaccare la penna al foglio.

Qual è la canzone di Make Ready che preferisci?

Mi piacciono davvero tutte, ovviamente. Ma, se devo proprio sceglierne una, credo che dovrei dire "Hand It Over". Adoro l'introduzione del dobro ed il suo messaggio.

Come ti senti ora?

Sono davvero eccitato. Mi sento al settimo cielo per aver realizzato questo disco, per averlo promosso e distribuito e per aver ricevuto un così vasto apprezzamento.

E cos'hai in programma?

Ora sono quasi a metà di un tour radiofonico di cinque settimane negli Stati Uniti. E' davvero molto divertente incontrare i Dj e suonare dal vivo in diretta.

In Germania e nel nord d'Europa si parla ancora una volta molto bene di questo disco e di te.

L'Europa ha catturato per prima il mio disco, è per questo che ora sto cercando di presentare la mia musica a molti ascoltatori e stazioni radio in America. Sono molto grato a tutti gli Europei per essere così aperti alla nuova musica e per essere entusiasti delle mie canzoni. E' davvero sorprendente trovare altre persone che reagiscano così fortemente a un qualcosa di talmente personale. E' ancora più incredibile quando queste persone vivono dall'altra parte del mondo. E' un onore e mi sento molto fortunato.

Pensi ad un tour europeo o è ancora presto?

Sembra che farò un tour in Europa in primavera, e non né vedo l'ora. Stiamo ancora tentando di organizzare il tutto, ma nuoterò fino in Europa e suonerò per le strade se proprio dovrò. E' molto importante per me essere lì il più presto possibile.

info@rootshighway.it