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:: John Cate Band - new guys in town

It's hard to be a rocker in the city, potremmo riadattare da una celebre canzone del Boss e il futuro di certa musica "out of time" sembra ancora più nero. Al quinto tentativo (semplicemente nominato V) John Cate è letteralmente sbucato fuori dal nulla e noi ringraziamo per l'ennesima volta la benemerita Blue Rose, che ci ha permesso di conoscere un songwriter dal riff facile. Melodico come se fosse una versione campagnola di Tom Petty e abbagliato da Dylan come lo furono Willie Nile e Steve Forbert. Le sue canzoni non inventano nulla, eppure sorprendono proprio perchè quel misto di roots e rock'n'roll urbano lo abbiamo sotto pelle: è l'amata riedizione dell'outsider di provincia alle prese con le sue canzoni ed una solida rock band alle spalle, quella che in fondo fa sempre la differenza. Abbiamo raggiunto John Cate via rete in quel di Boston...
(di Fabio Cerbone)

>> Recensione di John Cate Band - V

www.johncate.com


L'intervista


Scorrendo la tua lunga carriera ho notato che hai iniziato a suonare in una band di fusion e jazz-rock, è esatto? Quando e perché hai deciso di diventare un songwriter, suonando uno stile completamente differente, più orientato alle radici del rock?

Ho iniziato a suonare fusion prima che si inventassero un termine del genere, per noi era semplicemente musica classica mischiata con il rock: il pianista del gruppo aveva un'istruzione classica, mentre io ero un rocker. In ogni caso ho cominciato a scrivere folk songs da quando avevo 11 o 12 anni, influenzato al tempo in particolar modo da Joni Mitchell, Tim Buckley, Judy Collins, Tom Rush e gente del genere. Durante alcune serate inserivo un set folk durante il concerto della band. Poi ho lasciato il music business per una decina d'anni e quando sono tornato, l'ho fatto da songwriter ed il mio linguaggio musicale sembrava adattarsi alla perfezione con quello che chiamano roots-rock, probabilmente perché questo genere include al suo interno un insieme di stili che sono realmente uno specchio della musica popolare in un certo periodo storico.

E per quanto riguarda l'attuale John Cate Band: quando l'hai messa insieme? Dall'energia che traspare dal disco sembrerebbe che siate insieme da parecchio tempo…

Grazie per avermelo chiesto. Quando sono tornato a fare musica nei primi anni novanta, volevo assolutamente una band, ma era difficile trovare dei nuovi musicisti dopo aver lasciato questo mondo da diversi anni, ed era parecchio tempo che non suonavo più con gente del giro roots, rock e blues. Ho provato una dozzina di chitarristi prima di arivare a Paul Candilore nel 1995, grazie al batterista che avevo allora. Questo è stato uno degli avvenimenti più fortunati che mi siano mai capitati. Paul ed io abbiamo esattamente la stessa età e siamo cresciuti ascoltando la stessa musica. Sin dal nostro primo cd insieme nel 1996, abbiamo lavorato con altri due batteristi e diversi bassisti. Jay Fitzgibbons si è unito alla band nell'autunno del 99 e attualmente lavoriamo con tre-quattro differenti bassisti. Credo sia giusto dire che sia io che Paul siamo il cuore della band

Quanto questa band influenza il tuo modo di scrivere? Lavori di comune accordo con gli altri musicisti nella scelta degli arrangiamenti?

La band ha un'influenza primaria sulle canzoni che scrivo, anche se alcune canzoni le compongo senza pensare a come suoneranno con il resto degli strumenti. I membri del gruppo si scrivono le loro parti personali e io porto le canzoni alle prove, così lavoriamo insieme agli arrangiamenti. Le parti soliste e le melodie d'appoggio sono invece tutte composte e arrangiate da Paul. Non mi piace dire alla gente quello che deve suonare e penso che che l'interpretazione che gli altri musicisti danno di quello che scrivo possa solo migliorare il prodotto finale, perché aggiungono creatività e credo che gli stessi musicisti preferiscano questo modo di lavorare.

Quanto conta per un songwriter come te avere una vera rock'n'roll band alle spalle? In fondo tutti i grandi autori l'hanno sempre avuta e ha sempre fatto la differenza tra un buon cantautore e un rocker…non credi?

Penso di si. Sono un rocker nel cuore e il più delle volte, specie quando suono dal vivo, prefisco suonare una buona canzone rock con una grande band che una grande canzone tutto da solo! La differenza nel suonare con ottimi musicisti è che essendo un songwriter, questi musicisti ti spingono a scrivere canzoni migliori, proprio per tenere in piedi il lavoro con loro.

La tua musica sembra essere influenzata al tempo stesso dai songwriter di estrazione folk e country e dal rock'n'roll. Puoi citarmi alcuni dei tuoi dischi preferiti o qualche artista che ti ha spinto ad intraprendere questa carriera?

Ascolto musica da quando sono ragazzino: mi ricordo mio padre che a casa ascoltava l'Opera italiana e le canzoni popolari napoletane (John ha chiare origini italiane, ndr), e poi la American Top Forty alla radio alla fine degli anni cinquanta e per tutti gli anni sessanta, che ha influenzato moltissimo sia me che Paul. Questo è il nostro linguaggio musicale ed è per questo motivo che si sentono diverse influenze sulla mia musica: a quel tempo la top 40 includeva ogni genere di musica popolare, non come oggi. Da bambino ho imparato a suonare la fisarmonica e poi il violoncello. Quando sono arrivati i Beatles mi sono buttato sul basso e la chitarra acustica. Tra i miei dischi prereriti metteri Wildflowers di Judy Collins, il primo disco di Joni Mitchell, Happy Sad di Tim Buckley, Blood on the Tracks di Bob Dylan, Nebraska e The Ghost of Tom Joad di Springsteen, tutto quello che ha fatto Roy Orbison; sicuramente Damn the Torpedos di Tom Petty e la maggior parte delle cose incise da Sheryl Crow, Steve Earle, Lucinda Williams, Buddy Miller o le Dixie Chicks, ed infine la recente collezione di Time-Life The Hits of the Sixties!

Come hai coinvolto gli Swinging Steaks (roots-rock band storica dell'area di Boston) nelle registrazioni del disco? Presumo ci sia una lunga amicizia con loro…

Con le Swinging Steaks ci conosciamo e siamo amici sin dai primi anni novanta, ma in realtà abbiamo amicizie comuni già a partire dai settanta. Abbiamo iniziato a collaborare strettamente e fare tour insieme dal 1999 ed è stato naturale lavorare con loro in V, che è stato scritto in gran parte durante i nostri tours. Inoltre ci siamo prestati a vicenda bassisti e batteristi nei nostri show.

Ho notato che i tuoi testi parlano spesso di amori finiti e rimpianti…sono canzoni autobiografiche? Cosa ti ispira di più per le tue liriche?

Parlare di questioni d'amore è abbastanza semplice perché è un tema universale, tutti abbiamo sperimentato delusioni d'amore e nuovi innamoramenti e cosa c'è di male? Mi ricordo mio padre, poco prima che morisse, dire che nulla aveva contato di più nella sua vita se non l'amore e se ci pensi bene delusioni e innamoramenti sono presenti nel cuore della vita di ognuno di noi

Boston è ancora una città molto attiva nella sua scena musicale? Puoi farmi il nome di qualche artista locale che stimi in particolar modo?

Si, Boston è ancora una città molto stimolante dal punto di vista musicale, perchè ci sono una forte scena folk, il Berklee College che ha prodotto così tanti talenti, da Pat Metheny nel jazz a Natalie Maines delle Dixie Chicks nel country. Questo accresce la competizione tra musicisti e autori. Certo abbiamo anche un'eccellente storia di band hard rock e blues con gli Standells, la J Geils band, gli Aerosmith, Godsmack ed altri ancora. I miei artisti preferiti al momento sulla scena di Boston (oltre alle Swinging Steaks) sono Dennis Brennan, Todd Thibaud e Tim Easton, che sono tutti in giro da diverso tempo e sono diventati grandi songwriters con incredibili band alle spalle

Spesso sia ha l'impressione che la scena roots sia troppo ristretta agi ambiti locali: riuscite a suonare molti shows al di fuori dell'area di Boston?

Suoniamo di frequente attorno a Boston ma anche a Nashville, che è a circa 1000 miglia di distanza, quasi tutti i mesi. Nashville è ovviamente un posto molto importante per i songwriters e per la musica roots in generale. Viaggiamo diverse volte l'anno anche nel Midwest.

Quale è il tipo di audience che registrate durante i vostri live? Hai notato dei cambiamenti dopo il rinato interesse nelle radici del rock in questi anni? Magari un pubblico più giovane…

Assolutamente si: ho notato una crescita notevole di persone giovani durante i nostri show e in generale un forte apprezzamento dal pubblico verso la musica d'autore, che poi è quello di cui è fatto il roots-rock e il movimento Americana

info@rootshighway.it