L'intervista
Scorrendo la tua lunga carriera ho notato
che hai iniziato a suonare in una band di fusion e jazz-rock,
è esatto? Quando e perché hai deciso di diventare un songwriter,
suonando uno stile completamente differente, più orientato alle
radici del rock?
Ho iniziato a suonare fusion prima che si inventassero un termine
del genere, per noi era semplicemente musica classica mischiata
con il rock: il pianista del gruppo aveva un'istruzione classica,
mentre io ero un rocker. In ogni caso ho cominciato a scrivere
folk songs da quando avevo 11 o 12 anni, influenzato al tempo
in particolar modo da Joni Mitchell, Tim Buckley, Judy Collins,
Tom Rush e gente del genere. Durante alcune serate inserivo un
set folk durante il concerto della band. Poi ho lasciato il music
business per una decina d'anni e quando sono tornato, l'ho fatto
da songwriter ed il mio linguaggio musicale sembrava adattarsi
alla perfezione con quello che chiamano roots-rock, probabilmente
perché questo genere include al suo interno un insieme di stili
che sono realmente uno specchio della musica popolare in un certo
periodo storico.
E per quanto riguarda l'attuale John Cate Band: quando l'hai
messa insieme? Dall'energia che traspare dal disco sembrerebbe
che siate insieme da parecchio tempo…
Grazie per avermelo chiesto. Quando sono tornato a fare musica
nei primi anni novanta, volevo assolutamente una band, ma era
difficile trovare dei nuovi musicisti dopo aver lasciato questo
mondo da diversi anni, ed era parecchio tempo che non suonavo
più con gente del giro roots, rock e blues. Ho provato una dozzina
di chitarristi prima di arivare a Paul Candilore nel 1995,
grazie al batterista che avevo allora. Questo è stato uno degli
avvenimenti più fortunati che mi siano mai capitati. Paul ed io
abbiamo esattamente la stessa età e siamo cresciuti ascoltando
la stessa musica. Sin dal nostro primo cd insieme nel 1996, abbiamo
lavorato con altri due batteristi e diversi bassisti. Jay Fitzgibbons
si è unito alla band nell'autunno del 99 e attualmente lavoriamo
con tre-quattro differenti bassisti. Credo sia giusto dire che
sia io che Paul siamo il cuore della band
Quanto questa band influenza il tuo modo di scrivere? Lavori
di comune accordo con gli altri musicisti nella scelta degli arrangiamenti?
La band ha un'influenza primaria sulle canzoni che scrivo, anche
se alcune canzoni le compongo senza pensare a come suoneranno
con il resto degli strumenti. I membri del gruppo si scrivono
le loro parti personali e io porto le canzoni alle prove, così
lavoriamo insieme agli arrangiamenti. Le parti soliste e le melodie
d'appoggio sono invece tutte composte e arrangiate da Paul. Non
mi piace dire alla gente quello che deve suonare e penso che che
l'interpretazione che gli altri musicisti danno di quello che
scrivo possa solo migliorare il prodotto finale, perché aggiungono
creatività e credo che gli stessi musicisti preferiscano questo
modo di lavorare.
Quanto conta per un songwriter come te avere una vera rock'n'roll
band alle spalle? In fondo tutti i grandi autori l'hanno sempre
avuta e ha sempre fatto la differenza tra un buon cantautore e
un rocker…non credi?
Penso di si. Sono un rocker nel cuore e il più delle volte, specie
quando suono dal vivo, prefisco suonare una buona canzone rock
con una grande band che una grande canzone tutto da solo! La differenza
nel suonare con ottimi musicisti è che essendo un songwriter,
questi musicisti ti spingono a scrivere canzoni migliori, proprio
per tenere in piedi il lavoro con loro.
La tua musica sembra essere influenzata al tempo stesso dai
songwriter di estrazione folk e country e dal rock'n'roll. Puoi
citarmi alcuni dei tuoi dischi preferiti o qualche artista che
ti ha spinto ad intraprendere questa carriera?
Ascolto musica da quando sono ragazzino: mi ricordo mio padre
che a casa ascoltava l'Opera italiana e le canzoni popolari napoletane
(John ha chiare origini italiane, ndr), e poi la American Top
Forty alla radio alla fine degli anni cinquanta e per tutti gli
anni sessanta, che ha influenzato moltissimo sia me che Paul.
Questo è il nostro linguaggio musicale ed è per questo motivo
che si sentono diverse influenze sulla mia musica: a quel tempo
la top 40 includeva ogni genere di musica popolare, non come oggi.
Da bambino ho imparato a suonare la fisarmonica e poi il violoncello.
Quando sono arrivati i Beatles mi sono buttato sul basso e la
chitarra acustica. Tra i miei dischi prereriti metteri Wildflowers
di Judy Collins, il primo disco di Joni Mitchell,
Happy Sad di Tim Buckley, Blood on the Tracks
di Bob Dylan, Nebraska e The Ghost of Tom Joad
di Springsteen, tutto quello che ha fatto Roy Orbison;
sicuramente Damn the Torpedos di Tom Petty e la
maggior parte delle cose incise da Sheryl Crow, Steve Earle, Lucinda
Williams, Buddy Miller o le Dixie Chicks, ed infine la recente
collezione di Time-Life The Hits of the Sixties!
Come hai coinvolto gli Swinging Steaks (roots-rock band storica
dell'area di Boston) nelle registrazioni del disco? Presumo ci
sia una lunga amicizia con loro…
Con le Swinging Steaks ci conosciamo e siamo amici sin
dai primi anni novanta, ma in realtà abbiamo amicizie comuni già
a partire dai settanta. Abbiamo iniziato a collaborare strettamente
e fare tour insieme dal 1999 ed è stato naturale lavorare con
loro in V, che è stato scritto in gran parte durante i
nostri tours. Inoltre ci siamo prestati a vicenda bassisti e batteristi
nei nostri show.
Ho notato che i tuoi testi parlano spesso di amori finiti e
rimpianti…sono canzoni autobiografiche? Cosa ti ispira di più
per le tue liriche?
Parlare di questioni d'amore è abbastanza semplice perché è un
tema universale, tutti abbiamo sperimentato delusioni d'amore
e nuovi innamoramenti e cosa c'è di male? Mi ricordo mio padre,
poco prima che morisse, dire che nulla aveva contato di più nella
sua vita se non l'amore e se ci pensi bene delusioni e innamoramenti
sono presenti nel cuore della vita di ognuno di noi
Boston è ancora una città molto attiva nella sua scena musicale?
Puoi farmi il nome di qualche artista locale che stimi in particolar
modo?
Si, Boston è ancora una città molto stimolante dal punto di vista
musicale, perchè ci sono una forte scena folk, il Berklee College
che ha prodotto così tanti talenti, da Pat Metheny nel jazz a
Natalie Maines delle Dixie Chicks nel country. Questo accresce
la competizione tra musicisti e autori. Certo abbiamo anche un'eccellente
storia di band hard rock e blues con gli Standells, la J Geils
band, gli Aerosmith, Godsmack ed altri ancora. I miei artisti
preferiti al momento sulla scena di Boston (oltre alle Swinging
Steaks) sono Dennis Brennan, Todd Thibaud e Tim
Easton, che sono tutti in giro da diverso tempo e sono diventati
grandi songwriters con incredibili band alle spalle
Spesso sia ha l'impressione che la scena roots sia troppo ristretta
agi ambiti locali: riuscite a suonare molti shows al di fuori
dell'area di Boston?
Suoniamo di frequente attorno a Boston ma anche a Nashville, che
è a circa 1000 miglia di distanza, quasi tutti i mesi. Nashville
è ovviamente un posto molto importante per i songwriters e per
la musica roots in generale. Viaggiamo diverse volte l'anno anche
nel Midwest.
Quale è il tipo di audience che registrate durante i vostri
live? Hai notato dei cambiamenti dopo il rinato interesse nelle
radici del rock in questi anni? Magari un pubblico più giovane…
Assolutamente si: ho notato una crescita notevole di persone giovani
durante i nostri show e in generale un forte apprezzamento dal
pubblico verso la musica d'autore, che poi è quello di cui è fatto
il roots-rock e il movimento Americana
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