L'intervista
La vostra musica sembra avere un marchio
ben preciso: se dovessi esprimere la principale differenza tra
Cut The Cord e il resto della vostra produzione, cosa pensate
di avere raggiunto con il nuovo disco?
La conquista maggiore credo sia un approccio differente alle canzoni:
abbiamo cercato di assecondare molto di più la nostra immaginazione,
concentrandoci in particolar modo sulle storie che raccontavamo
attraverso le canzoni: descrizioni e immagini che colpissero l'ascoltatore.
I testi rappresentano senz'altro una parte fondamentale del nuovo
lavoro e anche nello stile musicale, almeno dal mio punto di vista,
abbiamo provato a rischiare qualcosa di diverso
Le liriche delle tue canzoni sembrano
procedere per piccole immagini e spesso rivelano un'influenza
delle "short stories" della letteratura americana. La
narrativa ha un fascino particolare sui tuoi testi?
La narrativa americana, soprattutto quella
classica, è un punto di riferimento insostituibile: concordo sul
fatto che esitstano questi riferimenti alle short stories nel
disco e ti posso dire che tra i miei autori preferiti metto senza
dubbio William Faulkner, soprattutto alcuni brevi racconti,
che sono stati importanti per la stesura di Cut The cord. Poi
ti posso citare Humbert Selby jr., in assoluto una delle
mie maggiori influenze letterarie e anche qualcosa di Fitzgerald
Come si svolge il proceso di scrittura
e di arrangiamento in studio? Raccontami qualcosa sulla produzione
di Cut the Cord: avete registrato dal vivo?
Non è una cosa prestabilita: alcune canzoni
nascono prima di entrare in studio e vengono definite fin nei
minimi dettagli, di modo che non c'è molto da lavorarci sopra.
Altre invece si trasformano durante le registrazioni, ci aggiungiamo
nuove parti strumentali, nuove idee e spesso capita anche di scontrarsi
per questo. Mi piace lavorare in tutte e due i modi e così abbiamo
fatto per la produzione del nuovo disco. Brani come la stessa
Kill the Tiger o The Very Air sono nati spontaneamente
nella prima maniera, altre come Village Fireworks, il brano
d'apertura, hanno subito un processo di elaborazione
La vostra musica pare essere concepita
per lunghe improvvisazioni: siete soliti espandere il vostro suono
durante i concerti?
Si, effettiivamente ci piace prendere dei
rischi, provare a espandere il nostro suono durante i concerti,
fa parte del nostro background. Ci riserviamo sempre di improvvisare
su alcune parti "aperte" delle nostre canzoni, da cui possiamo
prendere spunto per una jam. Magari non sempre riusciamo negli
intenti, a volte sembra che tutto sia sull'orlo del collasso,
ma ci proviamo
In questo senso qual'è il vostro rapporto
con la stagione del rock psichedelico della fine dei sixties?
Penso ci siano molti punti di contatto con il vostro modo di scrivere
Crescere nella zona di Austin significa avere
nel sangue certe sonorità: è stato un momento incredibile dell'evoluzione
della musica rock e non possiamo negare che parte delle nostre
radici risiedono in quel suono. Sono molti gli artisti che ti
potrei citare: Rocky Erickson, che ringraziamo anche nelle
note del cd, 13th Floor Elevators e cose del genere. Certo,
noi cerchiamo di evolvere, di sviluppare quel suono in altre direzioni,
ma non nego che l'abbiamo scritto nel nostro dna
Molte canzoni possiedono particolari
suggestioni cinematografiche: il nome della band è stato preso
da un film di Roman Polanski, così mi chiedevo quale fosse il
vostro rapporto con il cinema: è una fonte di ispirazione primaria?
Personalmente ti posso dire che sono sempre
stato molto affascinato sia dal cinema che dal teatro, due passioni
che coltivo da tempo, che ho studiato anche per mio diletto personale.
Il cinema in particolar modo mi ha sempre coinvolto perché apre
ai sogni e lo stesso può fare la musica: c'è una stretta relazione
tra queste due arti e sono sostanzialmente d'accordo quando sottolineano
questo rapporto tra la nostra musica e le suggestioni ricreate
dal cinema
A volte hanno anche descritto la vostra
musica come esempio di desert-rock: pensi veramente di essere
affascinato dal paesaggio desertico del Texas?
Be sai, l'America, il Texas sono davvero
immensi, c'è un sacco di spazio per tutti. Quando cresci in queste
zone, e in particolar modo vicino al deserto, non puoi non introiettare
le sensazioni che sprigiona il paesaggio. Il deserto credo sia
una parte essenziale di ogni musicista di queste parti. C'è una
small town vicino al confine con il Messico, Merpha, che mi ha
sempre stregato. Non sono in molti a conoscerla
Forse queste influenze arrivano da più
lontano: apprezzi la vecchia tradizione folk americana? Ti chiedo
questo perché penso che molte tue canzoni abbiano un'atmosfera
gotica, dark, tipica di certe vecchie ballate
Mi fa un immenso piacere che tu mi abbia
fatto questa domanda, perchè effettivamente l'antologia di Harry
Smith è una delle mie grandi passioni. Da ragazzino, in piena
era punk, invece di andare dietro alla moda del momento, ero rimasto
folgorato da questa raccolta. Queste canzoni mi avevavo letteralmente
scioccato: la loro profondità, erano fantasmi che sbucavano dal
passato e ho sempre apprezzato quelle atmosfere un po' cupe che
le cinrcondavano
Oltre all'antologia di Harry Smith, c'è
qualche altro disco in particolare che ti ha guidato verso la
nascita dei Knife in The Water?
Veramente sarebbero molte le cose da citare.
Dovessi proprio citarne uno direi senz'altro Pet Sounds
dei Beach Boys: è un disco che è riuscito ad unire
splendidamente l'intelligenza del songwriting e la semplicità
della pop music. È profondo e spensierato allo stesso tempo
Quale musica stai ascoltando in questo periodo?
Non abbiamo sempre la possibilità di portarci
dietro un lettore cd, ma quando posso ovviamente cerco di ascoltare
musiche interessanti, sia nuove che vecchie: per esempio in questo
periodo sono rapito da una compilation di musica brasiliana, personaggi
come Caetano Veloso o Gilberto Gil sono dei veri
geni, scrivono melodie bellissime. Recentemente in Germania ho
riscoperto i Knaftwerk, una band davvero affascinante
Che tipo di reazione suscitate nel pubblico
americano e quali differenze invece hai riscontrato incidendo
e suonando qui in Europa?
Le differenze sono enormi: quella principale
è che qui in Europa il pubblico viene a vederti, si siede e ti
segue in silenzio per tutto il concerto. C'è una enorme sensibilità:
ogni singola persona nella sala ascolta quello che fa la band.
per un musicista è una soddisfazione immensa. In genere in America,
soprattutto nelle grandi città come Chicago, L.A. o New York il
pubblico sembra darti cinque minuti di tempo per conquistarlo
e decidere se vali o meno. E' un po' frustrante
I critici vi hanno spesso accostato alle
migliori realtà dell'indie-rock americano di questi anni: Calexico,
Lambchop, Smog, Black Heart Procession sono solo alcuni di questi.
Cosa ne pensi? Ti senti veramente in sintonia con questi artisti?
Facciamo sicuramente cose simili, siamo
legati da una sottile linea, e sono tutte band che rispetto infinitamente,
in particolare con gente come i Calexico, ma mi sento sempre
a disagio ad esprimermi su questi paragoni. In generale credo
i Knife in The Water abbiano un loro suono: facciamo una musica
abbastanza personale e diversa da non sentirci veramente simili
a nessuno in particolare
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