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:: Knife in The Water - Oltre la frontiera

Durante una fugace comparsa in Italia per la presentazione live del loro ultimo lavoro, Cut The Cord (il terzo ad uscire sul mercato europeo grazie all'interessamento della tedesca Glitterhouse), abbiamo scambiato qualche opinione con l'autore e chitarrista della band texana dei Knife in The Water, Aaron Blount. Esponenti di una Austin alternativa e meno gioviale del solito, si sono guadagnati un piccolo spazio tra le realtà indie più interessanti dell'america provinciale, pressochè ignorati in patria, come spesso accade. Il loro desert-rock dai profumi psichedelici troverà orecchie sensibili tra gli estimatori della generazione post-Giant Sand, idealmente collocato tra la border music dei Calexico e la malinconia folk dei Lambchop
(di Fabio Cerbone)

>> Recensione di Cut the Cord

www.knifeinthewater.com


L'intervista


La vostra musica sembra avere un marchio ben preciso: se dovessi esprimere la principale differenza tra Cut The Cord e il resto della vostra produzione, cosa pensate di avere raggiunto con il nuovo disco?

La conquista maggiore credo sia un approccio differente alle canzoni: abbiamo cercato di assecondare molto di più la nostra immaginazione, concentrandoci in particolar modo sulle storie che raccontavamo attraverso le canzoni: descrizioni e immagini che colpissero l'ascoltatore. I testi rappresentano senz'altro una parte fondamentale del nuovo lavoro e anche nello stile musicale, almeno dal mio punto di vista, abbiamo provato a rischiare qualcosa di diverso

Le liriche delle tue canzoni sembrano procedere per piccole immagini e spesso rivelano un'influenza delle "short stories" della letteratura americana. La narrativa ha un fascino particolare sui tuoi testi?

La narrativa americana, soprattutto quella classica, è un punto di riferimento insostituibile: concordo sul fatto che esitstano questi riferimenti alle short stories nel disco e ti posso dire che tra i miei autori preferiti metto senza dubbio William Faulkner, soprattutto alcuni brevi racconti, che sono stati importanti per la stesura di Cut The cord. Poi ti posso citare Humbert Selby jr., in assoluto una delle mie maggiori influenze letterarie e anche qualcosa di Fitzgerald

Come si svolge il proceso di scrittura e di arrangiamento in studio? Raccontami qualcosa sulla produzione di Cut the Cord: avete registrato dal vivo?

Non è una cosa prestabilita: alcune canzoni nascono prima di entrare in studio e vengono definite fin nei minimi dettagli, di modo che non c'è molto da lavorarci sopra. Altre invece si trasformano durante le registrazioni, ci aggiungiamo nuove parti strumentali, nuove idee e spesso capita anche di scontrarsi per questo. Mi piace lavorare in tutte e due i modi e così abbiamo fatto per la produzione del nuovo disco. Brani come la stessa Kill the Tiger o The Very Air sono nati spontaneamente nella prima maniera, altre come Village Fireworks, il brano d'apertura, hanno subito un processo di elaborazione

La vostra musica pare essere concepita per lunghe improvvisazioni: siete soliti espandere il vostro suono durante i concerti?

Si, effettiivamente ci piace prendere dei rischi, provare a espandere il nostro suono durante i concerti, fa parte del nostro background. Ci riserviamo sempre di improvvisare su alcune parti "aperte" delle nostre canzoni, da cui possiamo prendere spunto per una jam. Magari non sempre riusciamo negli intenti, a volte sembra che tutto sia sull'orlo del collasso, ma ci proviamo

In questo senso qual'è il vostro rapporto con la stagione del rock psichedelico della fine dei sixties? Penso ci siano molti punti di contatto con il vostro modo di scrivere

Crescere nella zona di Austin significa avere nel sangue certe sonorità: è stato un momento incredibile dell'evoluzione della musica rock e non possiamo negare che parte delle nostre radici risiedono in quel suono. Sono molti gli artisti che ti potrei citare: Rocky Erickson, che ringraziamo anche nelle note del cd, 13th Floor Elevators e cose del genere. Certo, noi cerchiamo di evolvere, di sviluppare quel suono in altre direzioni, ma non nego che l'abbiamo scritto nel nostro dna

Molte canzoni possiedono particolari suggestioni cinematografiche: il nome della band è stato preso da un film di Roman Polanski, così mi chiedevo quale fosse il vostro rapporto con il cinema: è una fonte di ispirazione primaria?

Personalmente ti posso dire che sono sempre stato molto affascinato sia dal cinema che dal teatro, due passioni che coltivo da tempo, che ho studiato anche per mio diletto personale. Il cinema in particolar modo mi ha sempre coinvolto perché apre ai sogni e lo stesso può fare la musica: c'è una stretta relazione tra queste due arti e sono sostanzialmente d'accordo quando sottolineano questo rapporto tra la nostra musica e le suggestioni ricreate dal cinema

A volte hanno anche descritto la vostra musica come esempio di desert-rock: pensi veramente di essere affascinato dal paesaggio desertico del Texas?

Be sai, l'America, il Texas sono davvero immensi, c'è un sacco di spazio per tutti. Quando cresci in queste zone, e in particolar modo vicino al deserto, non puoi non introiettare le sensazioni che sprigiona il paesaggio. Il deserto credo sia una parte essenziale di ogni musicista di queste parti. C'è una small town vicino al confine con il Messico, Merpha, che mi ha sempre stregato. Non sono in molti a conoscerla

Forse queste influenze arrivano da più lontano: apprezzi la vecchia tradizione folk americana? Ti chiedo questo perché penso che molte tue canzoni abbiano un'atmosfera gotica, dark, tipica di certe vecchie ballate

Mi fa un immenso piacere che tu mi abbia fatto questa domanda, perchè effettivamente l'antologia di Harry Smith è una delle mie grandi passioni. Da ragazzino, in piena era punk, invece di andare dietro alla moda del momento, ero rimasto folgorato da questa raccolta. Queste canzoni mi avevavo letteralmente scioccato: la loro profondità, erano fantasmi che sbucavano dal passato e ho sempre apprezzato quelle atmosfere un po' cupe che le cinrcondavano

Oltre all'antologia di Harry Smith, c'è qualche altro disco in particolare che ti ha guidato verso la nascita dei Knife in The Water?

Veramente sarebbero molte le cose da citare. Dovessi proprio citarne uno direi senz'altro Pet Sounds dei Beach Boys: è un disco che è riuscito ad unire splendidamente l'intelligenza del songwriting e la semplicità della pop music. È profondo e spensierato allo stesso tempo

Quale musica stai ascoltando in questo periodo?

Non abbiamo sempre la possibilità di portarci dietro un lettore cd, ma quando posso ovviamente cerco di ascoltare musiche interessanti, sia nuove che vecchie: per esempio in questo periodo sono rapito da una compilation di musica brasiliana, personaggi come Caetano Veloso o Gilberto Gil sono dei veri geni, scrivono melodie bellissime. Recentemente in Germania ho riscoperto i Knaftwerk, una band davvero affascinante

Che tipo di reazione suscitate nel pubblico americano e quali differenze invece hai riscontrato incidendo e suonando qui in Europa?

Le differenze sono enormi: quella principale è che qui in Europa il pubblico viene a vederti, si siede e ti segue in silenzio per tutto il concerto. C'è una enorme sensibilità: ogni singola persona nella sala ascolta quello che fa la band. per un musicista è una soddisfazione immensa. In genere in America, soprattutto nelle grandi città come Chicago, L.A. o New York il pubblico sembra darti cinque minuti di tempo per conquistarlo e decidere se vali o meno. E' un po' frustrante

I critici vi hanno spesso accostato alle migliori realtà dell'indie-rock americano di questi anni: Calexico, Lambchop, Smog, Black Heart Procession sono solo alcuni di questi. Cosa ne pensi? Ti senti veramente in sintonia con questi artisti?

Facciamo sicuramente cose simili, siamo legati da una sottile linea, e sono tutte band che rispetto infinitamente, in particolare con gente come i Calexico, ma mi sento sempre a disagio ad esprimermi su questi paragoni. In generale credo i Knife in The Water abbiano un loro suono: facciamo una musica abbastanza personale e diversa da non sentirci veramente simili a nessuno in particolare

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