L'intervista
Sono davvero curioso di conoscere meglio
i dettagli della tua carriera: come sei arrivato fino in Olanda
dal Canada ed hai trovato un contratto con una etichetta locale?
Mi sono spostato in Olanda nel 2001 su suggerimento di un
amico e anche lui songwirter come me, Rob Lamothe.
Rob aveva girato in tour l'Olanda e la Germania per quasi
dieci anni e spesso mi aveva offerto il suo aiuto per farmi
entrare in contatto con le persone giuste. Sai come succede
in questi casi: una cosa tira l'altra e così ho preso un biglietto
di sola andata per Amsterdam. Un tour che doveva essere di
sole quattro settimane si è trasformato in due anni di permanenza.
Ho conosciuto Jos della Inbetweens (l'etichetta
che pubblicato gli ultimi due dischi di Shannon, ndr),
ha apprezzato il mio materiale ed abbiamo negoziato un contratto.
È questo il motivo principale che ha reso possibile la mia
vacanza olandese: la Inbetweens records
E ti senti soddisfatto di questi risvolti della tua carriera?
Non rimpiangi nulla che sia accaduto o meno al momento giusto?
Cerco di non piangermi addosso, sono sempre rivolto alla mia
prossima mossa, al mio prossimo errore, all'ostacolo che dovrò
superare. La vita "on the road" è dura, ma se avessi
scelto di lavorare in una banca per 40 ore alla settimana,
sono sicuro che mi sarei sentito di gran lunga come un condannato
a vita!
Chiedo spesso a songwriters con alle spalle una storia
simile alla tua come si spiegano questo rapporto intenso con
il pubblico europeo: tu che idea ti sei fatto?
Il pubblico europeo apprezza l'arte e la musica ad un livello
differente rispetto a quello nord-americano. Sicuramente su
tutto questo hanno avuto una certa influenza fattori sociali
e politici. Per esempio ho notato che la gente che vive nell'est
della Germania è splendida e ascolta con grande attenzione.
Amano l'arte e la musica per delle ragioni che qualcuno che
è cresciuto a New York non capirà mai. Nell'Europa dell'est
non è così semplice uscire di casa e dirigerti in un negozio
per comprare quel disco particolare che hai in mente. Non
avevano nemmeno i negozi di dischi fino a 12 anni fa. In qualche
modo te lo devi procurare quasi di nascosto e questo ovviamente
condiziona una società intera. Non c'è dubbio che tutto ciò
spinga una persona a desiderare di far parte di qualcosa di
vero ed onesto, quello che in fondo era il mondo della musica
una volta, anche se questa è un'altra lunga storia. L'artista
è una parte necessaria della società europea e questo fattore
lo aprezzo davvero molto
Torniamo al nuovo disco: appare subito come più complesso
del precedente Dharma. Quanto tempo ci hai lavorato? Raccontami
qualcosa della sua produzione e di questi fantastici musicisti
che suonano con te
Ho registrato Dharma in Canada, durante il corso
di un'estate. Ci siamo piazzati a registrare in cucina, nella
baracca sul retro di casa e persino sotto il portico e in
alcune tracce puoi sentire cinguettare gli uccelli, se ascolti
con molta attenzione. È stato fatto con un approccio rilassato
che mi è piaciuto, non c'era bisogno di guardare all'orologio.
L'unico problema era stabilire se ci fosse stato abbastanza
vino per arrivare alla fine della session. Quando abbiamo
registrato Wandered vivevo e giravo in tour
in Europa ed ero accompagnato da alcuni grandi musicisti locali
come BJ Bartmans, Robin Berlijn ed il mio personale
pedal steel player Harrie Brekelmans. Ci siamo trasferiti
in questa vecchia fattoria del sedicesimo secolo (Leon's
Farm di Boekend) per due settimane: abbiamo vissuto, dormito
e mangiato insieme durante le registrazioni. Ci alzavamo ogni
giorno per fare colazione, discutevamo un poco sulle session
precedenti e ad uno ad uno ci dirigevamo nella sala di registrazione.
Con molta calma ci immergevamo nuovamente nelle nostre canzoni.
Ora come ora è l'unico modo in cui registrerei…niente più
lunghissime sedute di registrazione con perdite di tempo.
L'obbiettivo è entrare ed uscire dallo studio con convinzione:
essere concentrati e mantenere intatte le giuste vibrazioni
Il tema centrale di queste canzoni sembra essere sempre
l'amore o la perdita di quest'ultimo: sono canzoni autobiografiche?
Si, solitamente scrivo in primo persona. Non ho bisogno di
nascondere le mie paure, le mie ansie attraverso il gioco
fittizio del passaggio dal personale all'impersonale. Vivo
intensamente il mio lavoro ed è tutto quello che conosco.
Faccio affidamento sul mio istinto, su quello che ho nelle
viscere. Di cos'altro potrei mai parlare?
Una delle mie preferite resta Barcellona: come nascono
le parole di questa canzone?
Al tempo vivevo proprio a Barcellona con la mia ragazza di
origini olandesi: stava studiando spagnolo e io mi dedicavo
ad esplorare la città e i suoi cafè. Sono capitato in un vecchio
bar nel quartiere gotico chiamato Marsalla: hanno aperto verso
mezzanotte e mi hanno servito questo liquore verdastro che
chiamano Absinthe. Ragazzi, dopo i miei primi bicchieri di
questa roba ero senza speranze. Dentro aveva questo ingrediente
detto Wormwood (è la pianta dell'assenzio, ndr) che
intacca il tuo sistema nervoso e che ti manda completamente
fuori di testa. Picasso e Van Gogh bevevano questo intruglio
durante i loro periodi di maggiore ispirazione e così mi sono
immaginato che dovevo investigare meglio. L'ho sperimentato
più tardi nella mia villa e ho cominciato a scrivere tutto
quello che mi veniva in mente. Ho riempito alcune pagine del
notebook con parole e frasi non connesse fra loro. Una delle
canzoni che ho scritto era proprio Barcellona. Da un verso
di questa canzone ho tratto anche il titolo del mio ultimo
lavoro, quando dico: dreamers and pickers, leveled and
wandered
Sia Barcelona, sia tutti gli altri episodi del disco sono
registrati con un suono scarno, elettro-acustico: cosa ritieni
più importante per la tua musica tra le liriche, l'arrangiamento
e la melodia?
È vero, mi piace prendere le cose in maniera molto semplice
e scarna, penso che sia qui che risieda la vera magia, negli
spazi vuoti, in mezzo alle note e alle parole. Tutto sta nelle
dinamiche e nella melodia della voce. È importante far passare
il giusto feeling, lo devo sentire, ci devo credere o altrimenti
non funziona nulla. Come posso sperare che il pubblico percepisca
le mie parole se non riesco a dare il 100% di me stesso: se
non scendessi dal palco con la sensazione di essere distrutto,
di avere veramente dato tutto, allora non avrei fatto bene
il mio lavoro
Credo anch'io che una delle armi migliori della tua musica
sia il tuo modo di cantare, al tempo stesso passionale ed
intimo: quali sono le tue finti d'ispirazionea livello vocale?
Sono cresciuto ascoltando molta musica country, e da qui arriva
la passionalità di cui parli. È stata fondamentale la collezione
di dischi dei miei genitori e poi sono sempre stato un grande
fan sin da piccolo di Elvis Presley, e certamente Neil
Young ha avuto un grande impatto sul mio modo di scrivere
e interpretare
I punti di paragone maggiori utilizzati dalla critica per
descriverti sono Townes Van Zandt e nuovi talenti come Richard
Buckner o Ryan Adams. Sono un reale riferimento per te?
Sicuramente direi che Townes Van Zandt è uno dei più
grandi songwriters che mi sia capitato di ascoltare. Era un
angelo sul palco ed un diavolo giù dalla scena. Assolutamente
una delle mie più grandi ispirazioni. Anche autori come Jay
Farrar e Richard Buckner sono certamente nella
mia collezione. Ultimamente, e lo si può in parte sentire
anche nel nuovo disco, sto ascoltando molta musica Flamenco.
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