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:: Scott McClatchy - il fascino della classe operaia

Pensavate che il buon rock'n'roll di matrice operaia fosse andato definitivamente in soffitta? I ricordi della Silver Bullet Band di Bob Seger iniziavano a sbiadire? Le ultime uscite di Joe Grushecky non vi convincevano troppo e dei grandissimi Del Lords avevate un'immagine un po' sfuocata? Scott McClatchy è qui per ribadire che il vecchio rock delle tute blue ha ancora una ragione d'esistere. Certo, il momento non è propizio e conviene sopravvivere ai margini, magari finendo per essere scambiati per uno dei tanti songwriter del movimento Americana: Redemption contiene troppe rozze tirate rock'n'roll per essere catalogato nel genere. E poi basterebbe la splendida cover di The Weight (The Band) con Willie Nile e Dion per ristabilire le distanze.
Questo il frutto di una piaceviole chiacchierata attraverso le fredde linee della rete...
(di Fabio Cerbone)
>> Recensione di Redemption

www.scottm.com


Quale è la storia musicale di Scott McClatchy fino a Redemption? So che avevi una band e poi hai deciso di diventare solista...

Dunque, la mia storia musicale…sono cresciuto suonando nell'area di Filadelfia, ho iniziato a suonare in qualche band a partire dai sedici anni. Il gruppo con cui ho avuto più successo in quel periodo sono stati The Stand e quella fu un'esperienza eccitante. Abbiamo suonato al fianco di molti artisti che ho sempre ammirato: Bo Deans, Steve Earle, un sacco di bella gente. Dopo che gli Stand si sono sciolti, mi sono trasferito a New York e ho incominciato a collaborare con Scott Kempner e Manny Caiati. La loro band, i Del Lords, erano in un momento di stallo, così abbiamo deciso di registrare alcune canzoni e di fare qualche show. È stato veramente un periodo così bello che quando è arrivato il momento di pubblicare il mio primo cd (Blue Moon Revisited), avevo Scott Kempner come produttore. Anche adesso, per Redemption, Scott suona alcune parti di chitarra e canta nella cover di The Weight

Il tuo linguaggio musicale non nasconde forti legami col filone del blue-collar rock e in generale con il rock degli anni settanta: nomi come quelli di Springsteen o di Bob Seger significano molto per la tua crescita musicale?

È sicuramente tutto vero ed è una tradizione di cui sono onorato di far parte. Crescendo ho ascoltato un sacco Springsteen e i Creedence, e poi ovviamente i Beatles e gli Stones, i Beach Boys, tutto il materiale di Rod Stewart, insomma tutta quella musica che aveva un forte impatto. Ma sono sempre stato ispirato anche dai songwriters di matrice folk come John Prine, Steve Goodman o Richard Thompson, e Bob Dylan, naturalmente. L'obiettivo era di trovare un mio stile, penso sia stato un sentiero che il mio songwriting ha imboccato naturalmente e ho cercato di essere fedele a questa tradizione musicale

Ci sono comunque diverse pause acustiche nel disco: le hai composte da solo o hai proposto gli arrangiamenti a tutta la band?

Sono molto fortunato ad avere questa band. Ci cono dei musicisti veramente eccezionali che riescono ad aggiungere il loro talento alle mie canzoni. Per quanto riguarda le canzoni più folk, come del resto tutte le altre, le propongo alla band nella vesta chitarra/voce. Cerco di dare a tutti i ragazzi l'idea generale di come vorrei che uscisse il brano e poi li lascio liberi di aggiungere un po' del loro gusto personale nella canzone. Fino ad ora non mi hanno mai abbadonato.

Quello che oggi viene chiamato Americana, forse niente altro che buon vecchio rock'n'roll, sembra essere una delle rare possibilità di creare un circuito indipendente per il rock tradizionale: ti senti parte di questa scena?

So che molta gente vorrebbe fuggire da questa etichetta di artisti Americana, ma personalmente la cosa non mi disturba. La mia musica è Americana, la mia musica è rock'n'roll, è folk music. Per come la vedo io, il mio compito è di offrire le migliore musica che sono in grado di dare e poi lasciare che la gente la chiami come vuole. Ma alla fine sono d'accordo con te quando dici che è tutto buon vecchio rock'n'roll.

Forse alla gente è tornata la voglia di una musica che sia più profonda: tu che ne pensi?

C'è sempre stata gente che ha suonato questo stile di musica e ci sarà anche nel futuro. Piuttosto sono la stampa e l'industria musicale che stanno cercando un movimento. Se vai a sbirciare nella tua collezione di dischi, sono sicuro che troverai grandi dischi di Americana per ogni anno in cui hai acquistato musica.

Parliamo delle cover che hai scelto di interpretare. Heaven dei Del Lords, e poi The Weight della Band: è stata una scelta coraggiosa, un brano storico. Perché proprio queste canzoni?

Heaven era una delle mie canzoni preferite dei Del Lords: appena ho saputo che Scott Kempner (autore del brano in questione) avrebbe suonato nel mio disco, mi è sembrato il momento giusto per registrarla. La storia per The Weight è questa: per ogni mio disco, mi piace suonare un pezzo che metta in evidenza le mie radici. Sul primo cd, Blue Moon Revisited, avevamo suonato You Wear It Well di Rod Stewart, per Redemption volevo registrare una canzone che fosse divertente da suonare, che mostrasse le mie radici e in cui potessi utilizzare le voci dei miei ospiti.

A proposito, come sei riuscito a coinvolgere Dion, Willie Nile e Scott Kempner nelle registrazioni del disco?

Far cantare un verso a Scott Kempner è stato molto semplice. Quando ha finito di incidere le sue parti di chitarra, lo abbiamo semplicemente costretto e messo davanti al microfono (risate). Willie Nile è un mio caro amico da anni. Durante le sessions, sono letteralmente corso da lui, che si trovava in un club, e l'ho invitato ad unirsi per cantare il brano. Il giorno che è arrivato in studio e ci ha regalato la sua parte vocale, tutti hanno incominciato a pensare che avessimo catturato un momento speciale. E poi c'è Dion, wow! Scott ed io suonavamo nella sua band e così ho chiesto a Scott se pensava che Dion avesse piacere a cantare con noi. Scott mi ha risposto: -"chiamiamolo" - E' stato così semplice.

Parlando invece delle tue canzoni: c'è un tema che lega tutti i brani originali del disco? Oppure ognuno rappresenta una storia particolare?

In Redemption è presente un tema latente, quello di una "seconda possibilità". Molti personaggi in queste canzoni capiscono che esiste più di una sola chance nella vita che hanno immaginato per se stessi. E invecchiando si accorgono che i sogni che hanno adesso sono gli stessi di quando erano più giovani. Con l'eccezione di Goodnight Bobby, in quasi ogni canzone del cd esiste una seconda possibilità per loro, è la possibilità per la persona di trovare, appunto, una redenzione.

Pensando alla tua musica, come del resto a quella dei Del Lords e di Willie Nile, sembra sempre più difficile farsi largo per un rocker classico: la scelta di una piccola etichetta, dell'indipendenza è l'unica strada?

Penso che essere indipendenti non sia l'unica soluzione, ma è la scelta più logica per me. Le major stanno cercando di fare più soldi che possono, e in questo non c'è niente di male, nel senso che nel clima moderno tutto orientato al business, è il loro lavoro. Ma questo significa anche che non hanno tempo per seguire un artista. A livello indipendente puoi controllare meglio la tua musica e lavorare non solo per trovare il tuo pubblico ma per migliorare la tua creatività. Per quello che riguarda il successo, non lo vedo molto all'interno del movimento Americana. Per molti giovani ascoltatori la musica non ha lo stesso significato che aveva se crescevi negli anni sessanta o settanta. Ci sono molte altre distrazioni e divertimenti, e grazie anche ad una saturazione di pessima musica, i ragazzini hanno cercato altrove l'eccitazione. Questo è un peccato, perché ci sono ottime realtà in giro che non sono riconosciute. Quando ero ragazzo non vedevi l'ora che uscisse il prossimo 45 giri di Springsteen o dei Clash. Tu, e tutti gli amici con cui gironzolavi, venivate identificati con la musica che ascoltavate. Oggi questo non succede. Internet è stasta sicuramente un grande aiuto per me, ha fatto ascoltare la mia musica. Mi ha permesso di organizzare la distribuzione, i tours, le interviste…lunga vita alla banda larga! (risate)

Esiste ancora una ricca scena rock'n'roll a New York? Se ricordo bene esistevano diversi locali dediti ad una programmazione rock tradizionale, tra cui il Lakeside Lunge…

Ci sarà sempre dell'ottimo rock'n'roll a New York. E ci sono sempre differenti scene musicali che saltano fuori, ma una delle cose che apprezzo di più da queste parti è quando queste scene si sovrappongono. Non sono sicuro se ci siano dei club "importanti"…so che esistono il Lakeside, il Rodeo Bar e qualche altro posticino grazioso, ma ogni giorno di più sento suonare bella musica in nuovi spazi, sette notti alla settimana c'è sempre grande musica in questa città

Conosci Eric Ambel (noto produttore ed attuale chitarrista per Steve Earle)? Credo che sia il produttore ideale per la tua musica...

Eric è un grande. L'ho incontrato la prima volta quando i Del Lords calcavano le scene e la sua band successiva, i Roscoe's Gang, erano eccezionali, come adesso gli Yayhoos. Il suo modo di produrre è fantastico, penso di avere quasi tutte le sue produzioni nella mia collezione di dischi. Non abbiamo mai avuto l'occasione di lavorare insieme in studio. Se dovesse accadere, sono sicuro che le chitarre comincerebbero ad arrostire (risate)


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