Quale è la storia musicale
di Scott McClatchy fino a Redemption? So che avevi una band
e poi hai deciso di diventare solista...
Dunque, la mia storia musicale…sono cresciuto suonando nell'area
di Filadelfia, ho iniziato a suonare in qualche band a partire
dai sedici anni. Il gruppo con cui ho avuto più successo in
quel periodo sono stati The Stand e quella fu un'esperienza
eccitante. Abbiamo suonato al fianco di molti artisti che ho
sempre ammirato: Bo Deans, Steve Earle, un sacco di bella gente.
Dopo che gli Stand si sono sciolti, mi sono trasferito a New
York e ho incominciato a collaborare con Scott Kempner
e Manny Caiati. La loro band, i Del Lords, erano in un
momento di stallo, così abbiamo deciso di registrare alcune
canzoni e di fare qualche show. È stato veramente un periodo
così bello che quando è arrivato il momento di pubblicare il
mio primo cd (Blue Moon Revisited), avevo Scott Kempner
come produttore. Anche adesso, per Redemption, Scott suona alcune
parti di chitarra e canta nella cover di The Weight
Il tuo linguaggio musicale non nasconde forti legami col
filone del blue-collar rock e in generale con il rock degli
anni settanta: nomi come quelli di Springsteen o di Bob Seger
significano molto per la tua crescita musicale?
È sicuramente tutto vero ed è una tradizione di cui sono onorato
di far parte. Crescendo ho ascoltato un sacco Springsteen e
i Creedence, e poi ovviamente i Beatles e gli Stones, i Beach
Boys, tutto il materiale di Rod Stewart, insomma tutta quella
musica che aveva un forte impatto. Ma sono sempre stato ispirato
anche dai songwriters di matrice folk come John Prine, Steve
Goodman o Richard Thompson, e Bob Dylan, naturalmente. L'obiettivo
era di trovare un mio stile, penso sia stato un sentiero che
il mio songwriting ha imboccato naturalmente e ho cercato di
essere fedele a questa tradizione musicale
Ci sono comunque diverse pause acustiche nel disco: le hai
composte da solo o hai proposto gli arrangiamenti a tutta la
band?
Sono molto fortunato ad avere questa band. Ci cono dei musicisti
veramente eccezionali che riescono ad aggiungere il loro talento
alle mie canzoni. Per quanto riguarda le canzoni più folk, come
del resto tutte le altre, le propongo alla band nella vesta
chitarra/voce. Cerco di dare a tutti i ragazzi l'idea generale
di come vorrei che uscisse il brano e poi li lascio liberi di
aggiungere un po' del loro gusto personale nella canzone. Fino
ad ora non mi hanno mai abbadonato.
Quello che oggi viene chiamato Americana, forse niente altro
che buon vecchio rock'n'roll, sembra essere una delle rare possibilità
di creare un circuito indipendente per il rock tradizionale:
ti senti parte di questa scena?
So che molta gente vorrebbe fuggire da questa etichetta di artisti
Americana, ma personalmente la cosa non mi disturba. La mia
musica è Americana, la mia musica è rock'n'roll, è folk music.
Per come la vedo io, il mio compito è di offrire le migliore
musica che sono in grado di dare e poi lasciare che la gente
la chiami come vuole. Ma alla fine sono d'accordo con te quando
dici che è tutto buon vecchio rock'n'roll.
Forse alla gente è tornata la voglia di una musica
che sia più profonda: tu che ne pensi?
C'è sempre stata gente che ha suonato questo stile di musica
e ci sarà anche nel futuro. Piuttosto sono la stampa e l'industria
musicale che stanno cercando un movimento. Se vai a sbirciare
nella tua collezione di dischi, sono sicuro che troverai grandi
dischi di Americana per ogni anno in cui hai acquistato musica.
Parliamo delle cover che hai scelto di interpretare. Heaven
dei Del Lords, e poi The Weight della Band: è stata una
scelta coraggiosa, un brano storico. Perché proprio queste canzoni?
Heaven era una delle mie
canzoni preferite dei Del Lords: appena ho saputo che
Scott Kempner (autore del brano in questione) avrebbe suonato
nel mio disco, mi è sembrato il momento giusto per registrarla.
La storia per The Weight è questa: per ogni mio
disco, mi piace suonare un pezzo che metta in evidenza le mie
radici. Sul primo cd, Blue Moon Revisited, avevamo
suonato You Wear It Well di Rod Stewart, per Redemption
volevo registrare una canzone che fosse divertente da suonare,
che mostrasse le mie radici e in cui potessi utilizzare le voci
dei miei ospiti.
A proposito, come sei riuscito a coinvolgere Dion, Willie
Nile e Scott Kempner nelle registrazioni del disco?
Far cantare un verso a Scott Kempner è stato molto semplice.
Quando ha finito di incidere le sue parti di chitarra, lo abbiamo
semplicemente costretto e messo davanti al microfono (risate).
Willie Nile è un mio caro amico da anni. Durante le sessions,
sono letteralmente corso da lui, che si trovava in un club,
e l'ho invitato ad unirsi per cantare il brano. Il giorno che
è arrivato in studio e ci ha regalato la sua parte vocale, tutti
hanno incominciato a pensare che avessimo catturato un momento
speciale. E poi c'è Dion, wow! Scott ed io suonavamo
nella sua band e così ho chiesto a Scott se pensava che Dion
avesse piacere a cantare con noi. Scott mi ha risposto: -"chiamiamolo"
- E' stato così semplice.
Parlando invece delle tue canzoni: c'è un tema che lega tutti
i brani originali del disco? Oppure ognuno rappresenta una storia
particolare?
In Redemption è presente un tema latente, quello di una "seconda
possibilità". Molti personaggi in queste canzoni capiscono che
esiste più di una sola chance nella vita che hanno immaginato
per se stessi. E invecchiando si accorgono che i sogni che hanno
adesso sono gli stessi di quando erano più giovani. Con l'eccezione
di Goodnight Bobby, in quasi ogni canzone del cd esiste una
seconda possibilità per loro, è la possibilità per la persona
di trovare, appunto, una redenzione.
Pensando alla tua musica, come del resto a quella dei Del
Lords e di Willie Nile, sembra sempre più difficile farsi largo
per un rocker classico: la scelta di una piccola etichetta,
dell'indipendenza è l'unica strada?
Penso che essere indipendenti non sia l'unica soluzione, ma
è la scelta più logica per me. Le major stanno cercando di fare
più soldi che possono, e in questo non c'è niente di male, nel
senso che nel clima moderno tutto orientato al business, è il
loro lavoro. Ma questo significa anche che non hanno tempo per
seguire un artista. A livello indipendente puoi controllare
meglio la tua musica e lavorare non solo per trovare il tuo
pubblico ma per migliorare la tua creatività. Per quello
che riguarda il successo, non lo vedo molto all'interno del
movimento Americana. Per molti giovani ascoltatori la musica
non ha lo stesso significato che aveva se crescevi negli anni
sessanta o settanta. Ci sono molte altre distrazioni e divertimenti,
e grazie anche ad una saturazione di pessima musica, i ragazzini
hanno cercato altrove l'eccitazione. Questo è un peccato, perché
ci sono ottime realtà in giro che non sono riconosciute. Quando
ero ragazzo non vedevi l'ora che uscisse il prossimo 45 giri
di Springsteen o dei Clash. Tu, e tutti gli amici con cui gironzolavi,
venivate identificati con la musica che ascoltavate. Oggi questo
non succede. Internet è stasta sicuramente un grande aiuto per
me, ha fatto ascoltare la mia musica. Mi ha permesso di organizzare
la distribuzione, i tours, le interviste…lunga vita alla banda
larga! (risate)
Esiste ancora una ricca scena
rock'n'roll a New York? Se ricordo bene esistevano diversi locali
dediti ad una programmazione rock tradizionale, tra cui il Lakeside
Lunge…
Ci sarà sempre dell'ottimo rock'n'roll a New York. E ci sono
sempre differenti scene musicali che saltano fuori, ma una delle
cose che apprezzo di più da queste parti è quando queste scene
si sovrappongono. Non sono sicuro se ci siano dei club "importanti"…so
che esistono il Lakeside, il Rodeo Bar e qualche altro posticino
grazioso, ma ogni giorno di più sento suonare bella musica in
nuovi spazi, sette notti alla settimana c'è sempre grande musica
in questa città
Conosci Eric Ambel (noto produttore ed attuale chitarrista
per Steve Earle)? Credo che sia il produttore ideale per la
tua musica...
Eric è un grande. L'ho incontrato la prima volta quando i Del
Lords calcavano le scene e la sua band successiva, i Roscoe's
Gang, erano eccezionali, come adesso gli Yayhoos.
Il suo modo di produrre è fantastico, penso di avere quasi tutte
le sue produzioni nella mia collezione di dischi. Non abbiamo
mai avuto l'occasione di lavorare insieme in studio. Se dovesse
accadere, sono sicuro che le chitarre comincerebbero ad arrostire
(risate)