L'intervista
Disclose è un ottimo disco, soprattutto se
si considera che hai solo 23 anni. Nelle tue note biografiche
si parla di garage bands e di Car Wheels On Gravel Road, due
cose abbastanza diverse.
Penso che la mia evoluzione musicale coincida con la mia crescita
di cantautore e musicista.
Ce ne parli?
Ho cominciato a suonare la chitarra quando avevo dieci anni
e a quel tempo tutto girava attorno a lei. Volevo diventare
un chitarrista e ascoltavo musica che enfatizzava la chitarra.
Ho passato molto tempo ad ascoltare e a studiare musicisti come
Hendrix, Clapton e Jimmy Page. L'approccio al songwriting è
stato da un punto di vista chitarristico. Quando avevo diciannove
anni accompagnavo in concerto le band texane di Americana, che
non davano molto spazio ai miei assoli. Passai un anno a spasso
per il Texas, suonando con grandi musicisti. In quel periodo
fui coinvolto in un mondo musicale che non avevo mai ascoltato
prima.
Cosa ne ricavasti?
Quell'esperienza mi costrinse a pensare ad un contesto più ampio,
abbinato a band e canzone. Incoraggiato anche da mio padre,
che suonava molti blues del delta, finii per amare quella musica
sabbiosa e roots. Ho cominciato quindi a seguire gli artisti
di quel genere.
E Car Wheels On Gravel Road?
"Car Wheels" è stata un'ispirazione perché per la prima volta
ho capito che il mio strumento non doveva essere l'elemento
più significativo di un album o di una canzone. E' stato come
svegliarsi un giorno e capire che il mondo non girava attorno
a me e che sono solo un pezzo molto piccolo ed insignificante
di un grande disegno. Ciò che sentii in quell'album fu una donna
che diceva la sua verità in modo coraggioso e diretto. La strumentazione
di quel disco è al servizio del songwriting. A quel punto ho
cominciato a cercare altri artisti che presentassero lo stesso
livello di integrità fra songwriting ed espressione. Cambiò
anche il mio modo di suonare quando capii che le canzoni erano
regali più grandi di un solo strumento, e il mio ruolo divenne
più "servile" verso la canzone.
Questa evoluzione dove ti ha portato?
Oggi tendo ad immergermi nella musica semplice,
in una musica che mi coinvolga in maniera davvero organica.
Amo gli artisti coerenti, quelli che molti definirebbero sbagliati.
Secondo me, ciò che rende una canzone accessibile sono quelle
piccole imperfezioni che rivelano ciò che vedo attorno a me
ogni giorno.
Parliamo di Disclose: il disco è prodotto da Jon Dee Graham.
Quando ho cominciato a mettere insieme i pezzi di questo disco,
fui spinto a trovare un produttore che sapesse ciò che stava
facendo e che capisse me e le mie canzoni. Sono poche le canzoni
di altri che avrei voluto scrivere io. Una di queste è Faithless
di Jon Dee Graham (da "Escare From Monster Island". Ndr). La
prima volta che la ascoltai capii che Jon non avrebbe avuto
problemi nell'aiutarmi a fare il disco che volevo.
Come vi siete conosciuti?
In quel periodo lui stava facendo uno spettacolo a Houston e,
alla fine, lo aspettai, mi presentai, gli dissi cosa volevo
fare e gli diedi un demo con quaranta canzoni registrate in
casa con chitarra, voce ed armonica. Lui mi disse che le avrebbe
ascoltate e mi avrebbe fatto sapere se poteva interessargli
il progetto. Un paio di settimane dopo ricevetti una telefonata.
Furono le due settimane più lunghe che credo di aver mai vissuto.
Da Jon ci si aspetterebbe qualche influenza messicana, "Volver"
o cose simili. Disclose invece è un disco tradizionale, roots
e molto acustico. Lui non ha tentato di imporre cambiamenti
al tuo stile?
Jon ed io abbiamo avuto poco più di sei mesi da quando ha accettato
di lavorare a Disclose a quando siamo entrati effettivamente
in studio. Questo lo ha aiutato a capire meglio la mia musica
e le mie canzoni. Intanto io continuavo a spedirgli nuovo materiale.
In quei sei mesi ci sentivamo regolarmente ogni due settimane
per discutere sulla direzione da dare al disco e sulle canzoni
da includere.
Tu componi sempre sullo stile di un basement tape?
Io scrivo sulla base di una chitarra acustica e quando finisco
una canzone in genere la registro immediatamente nella sua forma
più grezza. Le registrazioni che Jon aveva erano così, salvo
che per qualche sovraincisione, ma molto marginale. A lui piaceva
il suono asciutto della chitarra acustica che accompagnava la
mia voce. Anche lui come me intendeva creare un disco attorno
a questi due elementi. Durante tutta la realizzazione, ho sempre
avvertito le stesse emozioni di Jon e siamo stati sulla stessa
lunghezza d'onda.
Nei vari arrangiamenti non si trova un pianoforte.
Jon e Mike Hardwick premevano per una registrazione
essenziale. Dopo aver realizzato le tracce base dell'album non
ci fu più bisogno di aggiungere niente. Non c'è stato niente
di difficile nel fare questo disco eccetto i vincoli temporali.
Abbiamo avuto intorno i migliori musicisti, arrangiato in studio
e provato a rendere le canzoni il più live possibile. A causa
di quei vincoli temporali non abbiamo sprecato troppo tempo
nello sperimentare strumenti diversi, così il pianoforte non
ha mai avuto la sua parte. Forse avrò più tempo con il prossimo
disco.
La registrazione è stata fatta ad Austin (in una settimana
solamente). Perché non nella tua città, a Houston?
Non pensammo mai di realizzare il disco qui a Houston. Jon era
su ad Austin e molti dei miei eroi vivono là. Avere Rafael
Gayol, George Reiff e Mike Hardwick che suonavano
sul disco non mi ha dato troppe motivazioni di lamentarmi per
l'essere via da casa. Ho dormito per una settimana sul divano
di un amico e la mia sola occupazione è stata quella di focalizzarmi
sulla creazione del miglior disco possibile. E' stata una buona
cosa essere lontano da casa. Questo ha eliminato un sacco di
distrazioni.
Trovi che musicalmente queste due città siano differenti?
C'è un profondo senso di comunione fra i musicisti e i cantautori
ad Austin. Houston è così vasta che è difficile mettersi in
contatto con artisti che fanno lo stesso genere.
Il disco è uscito per un'etichetta indipendente, la Browntown
Records. Ci sei sempre tu dietro a quest'etichetta?
Sì, ho fondato la Browntown Records e per il momento rimane
l'etichetta di un solo artista.
Pensi avrà un futuro questo progetto?
Il mio obiettivo è di produrre musica diversa da quella che
gli altri pubblicano. In un mondo perfetto mi piacerebbe veder
avere successo Disclose così che io possa continuare a produrre
e a promuovere la mia musica, così come altre cose. Per ora
la Browntown è più di un mero strumento tecnico.
Hai tentato una strada tradizionale prima di fondarla? Hai
presentato Disclose a qualche major?
Non ho cercato nessun'altra etichetta qui negli Usa, ma penso
che averne qualcun'altra che pubblicizzi Disclose mi renderebbe
le cose molto più facili. Vedremo dove mi porterà questo progetto,
vedremo.
Pensi che il disco possa uscire anche per un'etichetta europea
come ad esempio la Blue Rose (etichetta tedesca che ha in catalogo
i dischi di Jon Dee Graham)?
Mi piacerebbe molto e ci stiamo lavorando sopra. Molte cose
oltreoceano mi interessano ed è scioccante per me che la musica
possa viaggiare così lontano così in fretta.
Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Ho ricominciato a scrivere e sono già eccitato all'idea di fare
un altro album. Per il momento, nonostante tutto, sto lavorando
alla promozione di Disclose e sto provando a fare concerti il
più possibile.
Noi ti aspettiamo
Dimmi solo quando e dove, e io ci sarò .
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