L'intervista
Giudicando complessivamente il nuovo
disco, la mia prima impressione è stata quella di un suono
stilisticamente molto più classico, incentrato sulla forza
delle ballate acustiche, su un suono decisamente folk. Era
quello che stavate cercando?
Ci siamo mossi volutamente verso questo tipo di atmosfere,
questo suono che tu giustamente definisci più classico ed
orientato alla tradizione della folk music. Si, in un certo
senso è un disco più tradizionale. L'intento era di concentrarsi
in particolar modo sulle liriche: credo siano l'aspetto
fondamentale del nuovo disco, oltre a creare un clima che
io definirei più "southern", con le chitarre acustiche
che riempiono l'atmosfera. Inoltre ha influito parecchio
anche la scelta di coinvolgere per la prima volta tutti
i musicisti impegnati con me durante i tour di questi anni.
Volevo sfruttare meglio il suono live della band e premiarli
per il lavoro svolto
Come mai siete finiti a registrare parte del disco in
Slovenia, a Lubljana? Raccontami questo percorso particolare
In certo senso è stata la città a sceglierci, è stato un
incontro reciproco. Venivamo da alcune date europee, credo
fossimo a Majorca, e poi siamo finiti a Lubljana per un
altro festival a cui dovevamo partecipare. Avevamo qualche
giorno libero e conoscendo già la realtà del luogo, la Glitterhouse
poco tempo prima aveva pubblicato un nostro disco live in
Lubljana (disponibile solo via mailorder), siamo capitati
quasi per caso in studio con Chris Eckman dei Walkabouts.
Così è nato tutto in maniera molto spontanea: non avevamo
tutte le canzoni pronte, c'era solo qualcosa di abbozzato
e poi abbiamo finito per improvvisare al momento
Pensi che una città come Lubljana e più in generale un
particolare luogo geografico come l'Europa possa avere avuto
una forte influenza sulla vostra musica?
Assolutamente si, credo che l'influenza di un luogo geografico
rientri sempre nella musica che tu stai incidendo: in questo
senso hai ragione nel sottolineare che il disco ha subito
il fascino dell'Europa e di quei luoghi in particolare.
Qualcosa è dovuto però anche ai meriti dell'ingegnere del
suono, Janez Krizaj, con lui dobbiamo dividere molti dei
risultati
Ma come ti spieghi questo feeling che si è creato tra
voi e l'Europa, sia con il pubblico che con un'etichetta
come la Glitterhouse? In questo senso non siete gli unici
artisti americani a vivere questa situazione
Sono ormai sette anni che veniamo regolarmente a suonare
in Europa e si è certamente stabilito un rapporto speciale
con il pubblico. Il nostro legame con la Glitterhouse
è iniziato molto tempo fa, hanno distribuito il nostro primo
disco ed abbiamo continuato a tenerci in contatto: ci piace
come lavorano e la libertà che lasciano agli artisti, ci
tengono veramente alla musica che pubblicano. So cosa intendi
quando parli di questa relazione stretta che si è creata
con certa musica americana. Le spiegazioni sono molteplici:
innanzi tutto la scena americana è molto frammentata, è
un mercato molto vasto e poco nazionale, specie per la musica
indipendente ed è difficile emergere. Di conseguenza il
mercato europeo è più ricettivo alle cose che vengono dall'estero,
specie per mercati piccoli come quelli dell'Olanda o del
Belgio. Poi gioca speso un fattore quasi "esotico", oltre
al fatto che culturalemente avete un passato più importante
e forse siete più aperti verso altre sonorità.
Probabilmente questo legame nasce anche dagli stretti
rapporti tra la vecchia folk music americana e le sue ascendenze
europeee, dovute all'immigrazione. Tra l'altro in questo
disco hai scelto di interpretare diversi traditional della
canzone folk americana
È senz'altro vero anche questo. È innegabile che le radici
della folk music americana nascono nel cuore dell'Europa
e questo può affascinare l'ascoltatore di queste latitudini.
Non ho mai pensato ai Willard Grant Conspiracy come ad una
band molto radicata nel suono roots. Per intenderci, non
credo di far parte del movimento Americana o cose del genere,
ma certamente ciò che accomuna tutte queste realtà a noi
è la voglia di collegarsi alla tradizione e di cercare la
profondità del songwriting. Comunque non sottovaluterei
anche il fatto che spesso i temi delle canzoni sono universali
e riescono a toccare tutte le persone, aldilà delle barriere
geografiche
Le vostre origini sono però da ricercare a Boston: come
è attualmente la scena locale? È sempre una città molto
viva musicalmente?
Boston musicalmente è fantastica, lo è da sempre, da quando
negli anni sessanta ci fu l'ondata di riscoperta delle folk
music, da qui proveniva per esempio Joan Baez. Era una piccola
New York in questo senso ed ha continuato ad essere viva
nel corso degli anni: molti club ed una vasta offerta di
musica, tanti generi diversi. È una città aperta, sostanzialmente
per via dei numerosi college presenti. Ci trovi ogni genere
musicale ed un sacco di etichette, per esempio la Kemchy
records, che pubblica cose molto interessanti
Veniamo alle nuove canzoni: personalmente trovo che una
delle più suggestive sia The Ghost of the Girl in the Well.
Il finale di impronta gospel sembra aprirsi ad una sorta
di religiosità che ho sempre riscontrato nella vostra musica,
…apprezi la musica gospel o la tradizione della soul music?
Si, mi piace molto la tradizone della musica gospel, la
stessa Before the Shore è un brano tradizionale originariamente
di impostazione gospel. Quello che cerchiamo di ottenere
è un collegamento tra vecchio e nuovo, inglobare queste
influenze per creare la nostra musica. In particolare la
canzone che hai citato è per me molto sentita, perché è
dedicata ad un mio carissimo amico scomparso una decina
d'anni fa e che fu essenziale nella nascita del progetto
della band
Soft Hand invece è un brano totalmente differente, mette
in luce un nuovo aspetto del vostro sound, non è il classico
brano alla Willard Grant Conspiracy, sembra quasi una canzone
pop
Possiamo senz'altro definirla una pop song, non me ne vergogno.
È un brano allegro, molto semplice: abbiamo sempre scritto
canzoni di questo tipo anche negli altri dischi, forse questa
si può staccare nel suono, ma ho sempre apprezzato le canzoni
divertenti, qualcosa alla George Martin. L'ho portata in
studio un po' indeciso sul da farsi, ma è piaciuta molto
e ci abbiamo lavorato sopra, aggiungendo per esempio le
parti di tromba
In effetti ho notato una presenza molto più insistente
della tromba nel nuovo lavoro: è stata una scelta intenzionale
o è nata in maniera del tutto spontanea, durante le registrazioni?
Il lavoro di Dennis Cronin (il trombettista della
band, ndr) lo considero davvero prezioso: fa parte della
formazione dal vivo da diverso tempo e come dicevo in precendenza
volevo riproporre quel suono che avevamo on stage sul disco.
La sua caratteristica che preferisco è che non è affato
un musicista invadente, non suona sopra gli altri, ma cerca
sempre l'armonia. Dovevo assolutamente farlo partecipare
Molti brani, tra cui The Suffering Song, Day Is Past
and Gone, Another Man Is Gone trattano i temi della morte,
della perdita e del dolore, il titolo stesso richiama queste
tematiche. Sono tipici della vecchia folk music, non trovi?
Non posso negarlo, è un tema ricorrente fin dal titolo,
che come dici tu ha un forte legame con le vecchie ballate
folk. L'obbiettivo di inserire diverse cover era anche quello
di fonderle con i nuovi brani, di unificare vecchio e nuovo,
come se tutte queste canzoni fossero il frutto di una sola
voce, tutte fuori del tempo, come se ognuna potesse essere
scritta indifferentemente ieri o cent'anni fa. Il tema della
morte e della sofferenza è in questo senso universale: non
deve essere visto negativamente. Il mistero della morte
e la relazione che si ha con essa deve essere compreso per
poi affrontare meglio la vita, questo è il senso che ho
cercato di dare alle liriche
Veniamo infine ai numerosi musicisti coinvolti: questa
volta ci sono Kristine Hersch e Jess Klein. Non è la prima
volta che utilizzate diverse voci femminili nei vostri progetti.
Come sono nate queste collaborazioni?
Sia con Kristine che con Jess ci conosciamo da tempo, quattro,
cinque anni credo, abbiamo spesso diviso il palco insieme
ed è stata una cosa assolutamente naturale. Lo abbiamo sempre
fatto, anche nei dischi precedenti con Edith Frost o Carla
Togerson: coinvolgere amici e musicisti che stimiamo è un
piacere, soprattutto quando pensiamo che la loro voce possa
aiutare a crescere la canzone. Jess Klein canta in ben quattro
episodi del disco e questo spiega molte cose
Oltre alla loro presenza però in studio coinvolgente
sempre un gran numero di musicisti: presumo che non sia
affatto semplice coordinarli. Come ci riuscite?
Lo so che all'apparenza può smebrare complicato. Uno si
chiede: ma come fanno ad andare d'accordo tutta questa gente
in studio? Come fanno a non pestarsi i piedi? Non so spiegarlo,
a noi riesce: è tutto spontaneo, semplice, siamo come una
grande famiglia. Ognuno suona in altre band ed ha altri
progetti, ma una volta entrati in studio, tutto trova la
giusta armonia .
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