LA VOCE DI STAITI

OGNUNO PUO' ESPRIMERE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO

Gennaio Febbraio 2001

 

 

 

Proposta per un museo

L'osservatore comune, il turista, lo studente per quanto colto ed esperto in questa o quella materia visitando e riscoprendo Staiti sente il bisogno di farsi un quadro completo e razionale di riferimenti, notizie ed informazioni su ciò che era ed è Staiti. A Staiti è possibile fare un bagno nella storia , nella cultura millenaria di una terra che rivela la sua civiltà in ogni detto e parola, in ogni vicolo in ogni tradizione. Il suo patrimonio storico-ambientale rende unico questo paese perciò è necessario valorizzarlo al meglio per farlo conoscere ai più e farlo apprezzare come un gioiello che racchiude in se tutta la creatività e la laboriosità di un popolo abituato a rimboccarsi le maniche e non aspettare con lo sguardo al cielo la cosiddetta "manna". E' necessario perciò creare un ' apposita area in cui poter raccogliere e conservare ogni documento, ogni oggetto ogni cimelio che ricorda la civiltà dei nostri antenati che un tempo fecero grande questo piccolo Casale. E' indispensabile racchiudere in uno spazio adeguato tutto ciò che ricorda il passato del paese per aiutare ogni visitatore ad accostarsi alla cultura Staitese riuscendo così ad introdurlo anche in un mondo ricco di umanità e generosità che la popolazione calabrese ed in particolare quella Staitese sa offrire. E' perciò auspicabile la disponibilità di un ambiente da adibire a Museo affinché le nostre tradizioni e i nostri antichi costumi vengano rivalutati e conservati e non vadano dispersi. Un popolo senza tradizioni è un popolo senza passato e senza passato non si può costruire il futuro. I giovani devono poter conoscere il passato del proprio paese in quanto Staiti è uno scrigno che custodisce innumerevoli tesori. Per allestire un Museo tuttavia oltre ad ambienti idonei , che il sindaco sensibile a queste iniziative provvederà senz' altro a mettere a disposizione   del   volontariato,    occorrono finanziamenti (regionali , provinciali ecc.) per l'acquisto di materiale: scaffali, teche e bacheche per  l'

 esposizione;   coccarde  e  quant' altro necessario per identificare gli oggetti da esporre; insegne luminose per le indicazioni; libri e cataloghi per poter tenere aggiornato quanto più è possibile  il Museo;   video proiettore per diapositive; pubblicazioni riguardanti la storia dei Monaci Basiliani, video camera ecc. La Pro Loco da parte sua per la realizzazione di questo progetto, metterà tutto l'entusiasmo la competenza e la caparbietà del personale volontario il quale desidera con forza e determinazione attuare uno dei punti del suo programma a medio termine: istituire a Staiti un museo della civiltà contadina" che possa attrarre non solo turisti e visitatori ma diventi polo culturale per appassionati e studiosi della "Storia del paese e del suo territorio".

 

Rina Valastro

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CARNEVALE

Quasi tutte le popolazioni primitive utilizzavano le maschere per rappresentare eventi magici e religiosi . Di solito raffiguravano ammali ritenuti sacri o esseri sovrumani dai poteri divini. Nel corso dei secoli le maschere vennero utilizzate nelle rappresentazioni teatrali per impersonare i vari sentimenti umani e venivano indossate dagli attori che, quindi non mostravano il proprio volto. Man mano che la società si e evoluta sono cambiati anche gli usi e i costumi delle genti e di conseguenza anche le maschere si sono adeguate fino ad arrivare a noi come simbolo di divertimenti,  scherzi   e   allegria   sfrenata concentrati in un determinate periodo dell’anno denominato CARNEVALE. Le prime cose che si mettono in maschera sono le vetrine dei vari negozi davanti ai quali i nostri figli e noi ci fermiamo a guardare e a sognare cose fantastiche e a ricordare cose lontane che ci portano alla nostra fanciullezza al momento in cui ognuno di noi si "industriava" per poter costruire la propria maschera , il proprio costume carnevalesco II Carnevale, il più scanzonato, matto e colorato periodo dell’anno viene festeggiato in tutto il mondo con modalità diverse ma che hanno tutte un unico filo conduttore: il divertimento, la gioia, la spensieratezza Da noi in Italia, durante il Carnevale, specialmente il giovedì grasso, per le strade si vedono girare bambini vestiti a maschera. A gruppetti girano facendo scherzi, cantando e suonando alle case di amici e parenti per un saluto e perchè no anche qualche dolce. In molte regioni, Carnevale viene rappresentato da una persona o da un fantoccio realizzato imbottendo di paglia un vestito vecchio. L'ultima sera di Camevale a questa persona o pupazzo viene contestato 1 'accusa di essersi divertito troppo e perciò viene processato e condannato ad una pena adeguata al reato con canti danze e grandi abbuffate di dolci e prodotti tipici del luogo. In alcune città vengono organizzate sfilate di carri allegorici, famosi quelli di Viareggio e Venezia, mentre a Ivrea si può assistere alla battaglia…. delle arance. In Svizzera il Carnevale più rumoroso e quello di Basilea. L'ultimo lunedì di Carnevale alle quattro del mattino la città piomba nel buio e si accendono le lanterne delle maschere fra sfilate in maschere per tre giorni. In Brasile a Rio si festeggia il più fantastico Carnevale del mondo: per quatto giorni e quattro notti la vita normale della città si ferma tra sfilate e danzatori che ballano freneticamente. A Staiti il Carnevale variopinto e burlesco è andato…. in letargo. La mente allora galoppa nel ricordo di personaggi emblematici del passato come mastro Peppino Dieni che riusciva a rappresentare con gesti e parole, da consumato attore, il buffo e luculliano "CARNILAVARE”

 Diogene

 

UP

 

 

 

 


ANGOLO DELLA POESIA

CARNEVALE

Bambini a Carnevale ogni scherzo vale. La persona educata però non deve dimenticare che gli scherzi non debbono dare fastidio ma devono   portare   solo   allegria.   Perciò ricominciamo ad andare tutti per le strade a cantare insieme "Un salute a tutti voi; dite un po' chi siamo noi? Ci guardate e poi ridete ? Oh mai più ci conoscete! Noi scherziam senza far male, Viva Viva il Carnevale"

Carnevale vecchio pazzo

S 'e venduto il materasso

 Per comprare pane e vino

Tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle.

 La montagna di frittelle.

Gli è cresciuto un gran pancione

 Che somiglia ad un pallone.

 Beve e beve e all'improvviso

Gli diventa rosso il viso,

 Poi gli scoppia anche la pancia

 Mentre ancora mangia, mangia.

 

Carnevale e stato sempre immaginato come un personaggio simpatico e allegro , buffo e trasandato che ha fatto dell'abbuffarsi e del bere I'unico scopo della sua vita:

 

Vi riveriscu signori eccellenzi

bonu carnilavari a tutti quanti,

apposta su venutu allegramente

pa dari spassu a ccu mi sta davanti.

Si lu cunsigghiu meu stati a sentiri

mentitivi a la tavula a mangiari,

mbiviti cchiu chi potiti mniviri

domani non e cchiù carnilavari

 

E ecco il suo testamento:

Eu su CARNILAVARI

sugnu riccu di dinari

vogghiu fari testamentu si no eu no pigghiu bentu.

Dassu a testa a li baruni ca si servi pa llampiuni

dassu i pili da zze monaca

mi si faci na bella tonaca

dassu l'unghia e cavalieri

mi si fannu tabaccheri

e li ricchia a li notara

mi si fannu calamara.

Dassu 'i corna a li cumpari

ca li tenunu cari cari

li capigli a li tignosi

mi si stuppunu li portusi

dassu 'u grassu a li scarpai

ca si servi pa ncirari

la capizza e lu harduni

si li dassu a li patroni

 A cura della Pro Loco

 

 

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NATALE E MUSICA

L'antico detto popolare recita "....I'Epifania tutte le feste se le porta via...!” E così è stato anche per questo primo anno del nuovo millennio. Ma se i presepi e le stelle comete colorate sono ormai riposte negli scantinati, certamente nelle nostre menti risuonano ancora i classici motivetti delle canzoni di Natale, quelle dei jingles televisivi e quelle delle tipiche "novene" che improvvisate orchestrine suonano per le strade dei nostri paesi. Nel romanzo breve "Il carcere", in cui lo scrittore Cesare Pavese ritrae, col suo stile semplice e realistico, scorci di vita calabrese della metà degli anni trenta, viene così descritto l'ambiente natalizio brancaleonese di quei tempi: " Sotto Natale il paese s 'era un poco animato. Stefano aveva veduto ragazzi mocciosi e scalzi girare davanti le case suonando trombette e triangoli e cantando con voci acute le buone feste. Poi attendevano pazienti che uscisse qualcuno - una donna, un vecchio - che metteva nella sporta un po' di dolce o fichi secchi o arance o qualche soldo. Vennero anche nel suo cortile - due volte -e benchè Stefano si irritasse al clamore, fu contento che non I 'avessero dimenticato e diede lore qualche soldo e una tavoletta di cioccolato. I ragazzi ricantarono la canzoncina - avevano gli occhi ridenti e fondi di Giannino, del meccanico, di tutti i giovani di quella terra - e lo lasciarono stupito di essersi commosso cosi a buon mercato... "  Forse è proprio il desiderio, a volte inconscio, di perpetuare antiche tradizioni popolari, che anche quest'anno ha spinto il Coro " Vox Populi " ad organizzare l'abituale Concerto di Natale: una serata tutta dedicata all'ascolto delle più famose melodie natalizie, proposte nell' affascinante intreccio delle partiture polifoniche a quattro voci.  L'edizione di quest'anno ha avuto luogo nella serata di sabato 30 dicembre ed ha visto come protagonisti non solo il Coro Vox Populi , ma anche il Coro lubilate Deo di Bianco compagine corale con la quale ormai da tempo si è consolidate un proficuo gemellaggio, non solo per quanto concerne le affinità tecnico-musicali, ma anche e soprattutto per una spontanea e reciproca simpatia. Le Musiche Natalizie hanno sempre avuto alcuni caratteri distintivi, sia rispetto al patrimonio musicale in uso per altre festività religiose, sia in ordine alle scelte timbriche ed espressive dei vari compositori. E' importantissimo ricordare che il patrimonio musicale Natalizio non è fatto solo delle opere dei "grandi" compositori, ma esistono numerosi brani popolari che sono entrati a far parte del repertorio tradizionale, melodie che tutti noi conosciamo e cantiamo, e che spesso non hanno un autore ben definito. Qualunque ascoltatore che sia di fronte ad un brano "colto" dagli intrecci polifonici a più voci, o ad un umile melodia polare-pastorale,riconosce immediatamente un'atmosfera musicale particolare, fatta di una dolcezza che ha qualcosa di malinconico ed intessuta soprattutto del senso dell'attesa. Essi conferiscono al Natale quel carattere del tutto unico della Festa: una gioia intima e serena. Proporre un concerto di Natale, non vuol dire solo presentare al pubblico una, sequenza di canti, ma rappresenta il momento più propizio per creare una particolare simbiosi tra , cantori e popolo. E così, passato Natale tra feste e musica, si riprende la consueta vita di paese, con la solita speranza che questo anno nuovo sia comunque migliore.                     

Bruno Vigilanti

 

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PICCOLE STORIE DI PICCOLI UOMINI

Un tempo quasi in tutte le case del paese di Stati c'era un telaio armato in un angolo e batteva batteva dalla mattina alla sera.. .Il focolare da una parte il telaio dall'altra ed entrambi custodi della sacralità della vita e della famiglia nella semplicità della casa. Le donne che si dedicavano all'arte del telaio, quando non appartenevano alle cosiddette buone famiglie dove il tessere, il filare si costituivano come una virtù domestica finalizzata a dare fìn dalla infanzia un connotato specifico alla femminilità, venivano definite le pezzare" per via del tessuto grezzo prodotto con lana cardata. Ora le “pezzare” del telaio sono scomparse... e se qualcuna ancora sopravvive é solo per caso quantunque gli enti per le valorizzazione della cultura del territorio tentino in tutti i modi ed a giusta ragione di impedire la fine di una tradizione che ha origine lontanissime. Quando da queste parti si parla di tradizioni con lontanissime origini il pensiero corre subito ad una matrice certa ed incontrastata quale è quella della Magna Grecia. Virtù domestiche o mestiere delle “pezzare” il telaio della donna, nella casa di Staiti , finché resse cantò le speranze, cullò i sogni, custodì i dolori, accompagnò intere generazioni nel corso dei secoli dalla "naca" alla "fossa", fu testimone di grandi tragedie consumate con indicibile violenza, visse per intero il lungo cammino della schiavitù della donna obbligata al silenzio, all'ubbidienza e per tutta la vita sottoposta all’incontrastato potere dell' uomo padrone. Ancor oggi è possibile vedere le coltri di lana pesanti dipanata a mano con cura per non spezzare la trama dei fili raccolti in fiocchi all'atto della tosatura, passata con arte attraverso il doppio pettine della cardatura, filata con la maestria del pollice e dell'indice e ritorta attraverso il frullare governato del fuso sempre perpendicolare al filo che scorre dalla conocchia, tinta prima d'esser posta da trama e da ordito nell'armatura del telaio... Anche l'operazione della tintura, come ogni altra a partire dalla lavatura alla fìumara era affidata alla donna. I colori delle antiche coltri hanno una tavolozza specifica  motivata dalla disponibilità in natura per la formazione delle tinture. Il bianco, che non è mai bianco neve, è data dal colore stesso del manto della pecora e così il nero. Dalla combinazione già nella cardatura delle lane bianche e nere le donne ricavavano varie gradazioni di grigio. E quindi: le cocciniglie, il mallo delle noci, le foglie di lauro, la buccia delle melegranate... Processi empirici di essiccamento; lunghe infusioni custodite al buio .da non manipolare durante i giorni "rossi" e calendarizzate puntigliosamente sulle fasi lunari.. I segreti ricchi di misteriose cornici riportano inevitabilmente ai riti della magia, come nel caso della farina di grano che impastata con sola acqua lievita il pane nell'ora dello scioglimento delle campane per l'annunzio del Risorto e sfugge alla regola.Le coltri venivano pensate e immaginate nello sviluppo dei disegni geometrici, nell’ accostamento dei colori e solo quando la mente aveva registrato ogni particolare, solo allora veniva impostata la macchina dell'ordito e della trama. Il telaio così si avviava i fusi scioglievano i fili, il pettine lungo una canna iniziava la sua corsa d'inseguimento contro la navetta che portava la spola da un capo all'altro, le due palombelle pronte ubbidivano all'ordine secco della pedaliera e sollecitavano la barra invitandola al salto. Con il lungo cammino del telaio ora concluso, anche la fiamma del focolare si è definitivamente spenta e il vento ha disperso per sempre l'ultima cenere! Il silenzio percorre i vicoli e cinge la gran parte delle case del vecchio paese dove vissero gli uomini delle piccole storie ora affidate alle voci che si radunano nelle notti di luna nel mistero della verde montagna incantata! Le voci che raccontano il loro... " C 'era una volta "!

Domenico Monoriti

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CONSORZIO DI PRO LOCO

Sabato 10 febbraio u.s. presso la sede legale di Siderno in via Lungomare si sono riuniti i rappresentanti delle Pro Loco aderenti al "Consorzio delle Pro Loco della Riviera dei Gelsomini" per rinnovare gli organi sociali dimissionari. Il '"Nuovo Consorzio", il primo in Calabria costituitesi nel novembre 2000, sostituisce il precedente il cui statuto andava aggiornato alla luce delle recenti leggi regionali. Due le candidature alla presidenza del Consorzio: Aldo De Leo presidente uscente e Mario Carabetta. Serrati e motivati i dibattiti all'interno dell'Assemblea; gli interventi dei vari oratori sono stati sempre orientati verso una scelta unitaria che evitasse spaccature e polemiche. Dopo una breve pausa di riflessione l'assemblea , all'unanimità, riconferma Aldo De Leo alla presidenza del Consorzio dimostrandogli il vivo apprezzamento per il lavoro fìn qui svolto. Sono stati eletti al Consiglio di Amministrazione i consiglieri: Mario Carabetta (Pro Loco di S.Giovanni di Gerace), Domenico Lupis (Grotteria), Gianni Versace (Bianco), Fabio Mammoliti (Locri ), Raffaele Jerace (Gioiosa Jonica), Antonio Marzano (Gerace), Paolo Militari ( Monasterace). Il C.d.A. comprende anche Giancarlo Gennaro in rappresentanza dell'Assessorato al Turismo. Al Collegio dei Revisori dei conti, il cui presidente Carmeto Barresi è stato nominato dall'Assessorato al Turismo, sono stati eletti Rosario Scarfone (S.Agata del Bianco), Renzo Campanella (Pazzano), Bruno Scaramozzino (Staiti) e Domenico Zaffino (Bivongi). Il Presidente De Leo, dopo aver 'ringraziato l'Assemblea per la fiducia che ancora una volta gli è stata accordata, ha illustrato il Bilancio Consuntivo e il Bilancio di Previsione per il 2001 che l'Assemblea all'unanimità ha approvati.

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CORSI DI ALFABETIZZAZIONE

Siamo ai nastri di partenza. I corsi di alfabetizzazione informatica per adulti, predisposti dal Centro Territoriale di Bova Marina in collaborazione con la Pro Loco di Staiti, stanno per partire. Dopo il successo del primo e una pausa 'tecnica", entro breve tempo, si terranno due corsi. I corsi , che avranno luogo presso il laboratorio di informatica della S.S. di Brancaleone dell'Istituto Superiore "Euclide" di Bova, saranno tenuto dal professor Giuseppe Lo Giudice docente presso il medesimo Istituto. Avranno cadenza bisettimanale in giorni e orari da stabilire - sentiti anche i corsisti - e dureranno circa due mesi. I corsi come, detto, saranno due per andare incontro alle tantissime e pressanti richieste. Coloro che non han trovato spazio in questa tornata non disperino, poiché saranno organizzati altri corsi in tempi non lunghi. Allora auguri di buon lavoro a tutti i corsisti dalla

Pro Loco

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