La Voce di Staiti

Ottobre/Novembre/Dicembre 2000                                        Ognuno può esprimere liberamente il proprio pensiero


 

 

 

 


 

Il presepe in Calabria 

di Corrado Alvaro

“Natale é la festa più bella di tutte perché con la Nascita del Signore l'innocenza tornò sul mondo. Da allora questa é la festa della speranza e della pace. Tutto sembra fatto per la gioia dei ragazzi che sono la speranza del mondo. Nei paesi si é lavorato tutta una settimana per fare il Presepe. Nel fondo si stendono rami di aranci carichi di frutta. Si lanciano ponti coperti di muschio da un punto all'altro, si costruiscono montagne e strade ripide, steccati per le mandrie e laghetti. Il  Presepe ha l'aspetto d'un paesaggio calabrese. Dalle valli sbucano fiumi; le montagne sono ripide e selvagge. Su tutto pende il bel giallo dell'arancio come frutto favoloso. Il figurinaio o che ha fatto i pastori sa che i ragazzi si fermeranno a guardare uno per uno le figurine. Perciò, meno i soldati di Erode, tutti i pastori somigliano a persone conosciute. Sembra un paese vero. C’è quello che porta la ricottina. C'é il cacciatore col fucile, c'é quello che porta l'agnello e fuma una lunga pipa, c'é il mendicante. C'é la gente che balla fra il tamburino,il piffero e la zampogna davanti al Presepe. C'é l'osteria dove si ammazza il maiale e la gente beve, accanto alla fontana dove la donnina lava i panni. Ci sono persino i carabinieri che hanno arrestato un tale che ha rubato anche nella notte Santa. I Re Magi spuntano dall'alto della montagna coi moretti che  guidano i cavalli. La Stella splende sulla grotta e gli angeli vi danzano sopra leggeri e celesti come i pensieri dei bambini e degli uomini in questi giorni."

 

 


E....a Staiti

Si cominciava a Novembre a cercare terra bianca e muschio per il presepe che l'Arciprete Don Gesu Giordano prima e Don Zito poi, e le suore pretendevano si preparasse nella navata di sinistra accanto all'altare della chiesa Matrice di S. M. delle Vittorie. Chi non era impegnato nell'allestimento del presepe seguiva “i zampogni" di Ntonino Pangallo . Questi partendo da Santa Caterina - dopo una sosta obbligata per una sciacquata "i vucca" nell'osteria  di Peppino Pellicanò, l'amabilissimo "Gambuli" raggiungeva la pi azza dopo un'altra sosta al Bar di Don Bestiano Pezzimenti e una ulteriore al Bar di Vutano. Qui in uno spazio ristretto tra fumo di sigarette e un vociare assordante, i giovani per una volta trasgressivi accettano di brindare dare  "chi bicchierini" con gli adultii alle festività. Oggi le zampogne non suonano più per il paese e quella allegria festosa un po' mistica è solo un ricordo…. Ma chissà…..

La Pro Loco

 

 

 

 


 

Ancora sull'autonomia

E così dal primo settembre 2000 tutte le istituzioni scolastiche si sono rese autonome dotandosi di personalità giuridica. E questa la riforma più importante e incisiva - dopo quella di Gentile che abbia coinvolto il sistema scolastico italiano. Anche l'Istituto Superiore "Euclide", ex ITCG "Zanotti Bi anco" nato per effetto dell'articolo 21 della legge 59/97 sul dimensionamento, si è adeguato alla disciplina dell'autonomia nell'ambito della nuova normativa l'Istituto ha pensato ad un orario flessibile, votato dal collegio dei docenti dell' 8/9/00 optando per la flessibilità didattica. E' questa un’importante iniziativa non subire le decisioni prese dall'alto ma parteciparvi con proposte ed iniziative. La scuola dell' autonomia non agisce più secondo programmi rigidi ma tenendo conto del contesto socio economico in cui opera e stabilendo relazioni con il territorio e con le realtà istituzionali che in esso vi sono: Comuni, Provincia, Comunità, Montana ecc.. Largo allora a coloro che fanno valere i dee e capacità poiché sono loro i fruitori delle risorse disponibili. Chi non ama il sacrificio, chi si disinteressa della propria scuola e fuori dalle regole e dallo spirito che guidano l'autonomia e pertanto destinato all’emarginazione. Non è oggi pensabile che i genitori delegano alle istituzioni scolastiche l'educazione e la formazione culturale dei loro figli in quanto la logica dell’ autonomia li vuole coinvolti e presenti nella Comunità Scolastica. Il processo formativo degli alunni non è più prerogativa delle direttive ministeriali  ma rientra quel "patto educativo" di cui fanno parte le famiglie. esse sono chiamate a suggerire, ad orientare a proporre assumendo responsabilità e impegni comunitari. E' spirato ormai il tempo "del ma che cosa imparano i nostri figli a scuola? " o del semplice "come va a scuola mio figlio" che genitori distratti rivolgono ancora ai professori. E gli studenti che contestano i professori, il preside, gli orario e l'istituzione scolastica poco attenta ai loro problemi. No cari studenti, non potete arrampicarvi sugli specchi, l'autonomia vi concede di sostituire con progetti e proposte la contestazione. Ecco perché la scuola dell'autonomia deve diventare sopratutto luogo di democrazia, laboratorio di idee LOGOS di incontro e di comunicazione dal quale viene bandito l'individualismo esasperante e sterile. Certo si é appena agli inizi, l'autonomia è "una creatura appena nata" che ha bisogno di crescere: aiutiamola e con essa aiuteremo a crescere i principali fruitori di questo servizio. gli studenti

Bruno Scaramozzino

 


 

 

 

 

 

 

 

 

I Tradizioni du me paisi

A undi vaju,

luntanu du ' me' paisi,

'nte festi 'i Natali

non mi pozzu sperdiri

chisti quattru palori:

" ' U voliti 'u Bambinu?".

palori ditti 'nta notti

'i n'omu chi vai, 'i porta in porta,

cu 'Bmbinuzzu 'nte brazza.

Glià sira pettavanu l'arrivu du Messia

Picciuli e randi 'ntornu 'u focularu,

jocandu all'oru e vincendu nucigli.

L'apria 'a mamma 'a prima bussata,

pigghjava 'a tafareglia ca' pagghja

a undi 'u Bmbinuzzu dormia

e girava ogni cantu da casa:

jia vicinu 'a cannizza du' granu,

glià zimba e 'nta gutti du' vinu.

Poi nu baciu 'nte pedi e 'nte mani,

nu filu 'i pagghja pa devozioni

e 'u Bambinuzzu tornava 'nta strata

cu' nu panaru 'i nnacatuli e pittegli.

I stigli campaniavanu nto cielu

Gliucendu' i vinegli senza lampadini:

'u friddu parrava cu l'angeli

chi cantvamu cuntenti 'a ninna nanna,

mentri i massari chi loru ciaramegli

toccavanu puru l'anima di petri.

E 'nta glià notti 'i santa chjaria

Nugliu penzava a odii e a rancori,

tutti si sentivunu cchiù boni.

pacchi gliù sonu miraculusu

rimogliava i loru cori

 

Rosa Marrapodi

 

 

 

 

 


 

Dedicata ai bambini

Epifania, Befana nel linguaggio popolare, deriva dal greco "apparizione". Questa figura da favola ricorda l'arrivo dei Re Magi alla grotta del BAmbino coi fampsi doni: oro, incenso, e mirra. Nella tradizione la Befana è rappresentata da una vecchia simpatica anche se brutta e mal vestita che, passando attraverso i camini, riempie le calze dei bambini di regali e leccornie risultando così la festa più amata da questi ultimi.

La Befana

Da una casa assai lontana

Col suo sacco sulle spalle

Viene lenta la Befana;

si avvicina piano piano

ai lettucci dei bambini

poi appende i suoi regali

alle cappe dei camini;

ad una casa assai lontana

col suo sacco tutto vuoto

fa ritorno la Befana.

 

 


 

 

 

 

"Nd aviti ova fimmini chi sajetti"

Nel lento avanzare del tramonto lungo i vicoli e sotto le "lamie" sempre più in pmbra, si distendeva la voce quasi lamentosa e stanca dei "quatrari" comandati a cercare uova su per gli interminabili gradoni verso il "limbio" fino alle ultime case del calvario delle tre croci sconnesse alzate su di un rozzo altare di pietra grezza costruito in cima ad un terrapieno di argilla: "Nd aviti ova fimmini chi sajetti!?" Nella gola che si arrampicava fino al varco della "Portella" riecheggiava il rumore degli zoccoli delle cavalcature dei carbonai di ritorno dalla montagna lontana. Il vento che rotolava giù per la pietraia spingeva avanti l'acre odore del piscio dei muli fermi per l'ultima sosta prima di entrare in paese. "Nd aviti ova, fimmini chi sajetti!?" L'eco degli zoccoli sovrastava e ingoiava addirittura la voce sempre meno convinta dei due "quatrari" in giro a cercare uova. "...fimmini fimmini chi sajetti!?" raramente si apriva qualche porta. S' affacciava qualche vecchia, guardava i "quatrari" e sopratutto frugava con gli occhi nel paniere che portavano al braccio per rendersi conto se avevano i soldi per pagare le uova. Solo allora chiedeva chi li avesse comandati e se il nome non era di suo gradimento se ne tornava in casa lasciandosi dietro un incomprensibile rosario di mezze parole. Le uova quando c'erano - e c'erano soltanto quando nel paniere tintinnavano i soldi - erano sempre fresche di giornata e addirittura ancora calde dalla gallina. Guai a chiedere se ..."Nda" quando mai uova riscaldate nella cenere del focolare o uova mezze covate! "Nda"! Era capitato, ma se era capitato chissà a quale porta avevano bussato i "quatrari. Certo i mali cristiani... "Nda"! E chi può dire! C'era chi le uova se li vendeva per bisogno e allora ... Allora o ti stavi accorto o ti capitava il pulcino morto! Ma chi il bisogno non lo conosceva proprio ....Allora l'uovo era sempre fresco e bisognava dire grazie due volte. Gnorsì, una per l'uovo e una per il rispetto che avevi avuto. Nulla sapevano di tutto questo i "quatrari" che un tempo andavano per i vicoli di Staiti a cercare uova nell'ora del primo vento che precedeva la sera. tornavano e se avevano trovato le uova rispondevano alle domande della "gnura"... Dove, da chi, a quanto...Se il paniere era vuoto sebbene i soldi c'erano, allora i perchè a cui rispondere erano tanti .... Raramente vi erano uova date a credito, ma le domande della "gnura" non finivano mai.... Sulle risposte dei "quatrari" si confermavano vecchie amicizie se ne costruivano di nuove o si distruggevano anche antichi rapporti di rispettoso comparatico, di buon vicinato e addirittura di mezze parentele. Uova o no, nel paniere non mancava mai una ricca manciata di carrube quando incontravano mastro Vito Verni che accompagnava le cavalcature verso la stalla dopo la sosta alla fontana di Sant'Anna. La speranza di incontrare il vecchio dalla barba bianca a cavallo come un vero padrone davanti alla lunga fila di muli puliti e lustri non abbandonava, mai i "quatrari" comandati a cercare uova per i vicoli nell'ora dell'ultimo sole. "Nd aviti ova fimmini chi sajetti?" Mastro Vito li sentiva li attendeva sorridente e affondava la mano nel sacco delle carrube. "Santa notte Mastro Vito!" Ora i quatrari non vanno più a cercare uova e pochi ricordano che un tempo la prima sera era attraversata dalla cantilena lamentosa e stanca. La voce non risuona più nei vicoli stretti e sotto le "lamie" presto in ombra nell'ultimo sole!

Domenico Monoriti

 

 


 

"Ndi dati pe morti"

Scalzi, laceri, infreddoliti i "quatrari" vanno a piccoli gruppi nei giorni della cerca e bussano timidamente alle porte prima di farsi annunciare dalla debole voce scandita in coro: "Ndi dati pe morti" Alla famiglia che apre presentano il paniere e restano in atesa di ricevere l'offerta richiesta. Procedono silenziosi lungo i vicoli delle case addossate e vanno come celebrando un rito che sul proscenio dispiega l'immagine della morte e  il peso del dolore di tutto il paese di Staiti....

Novembre veste di nuovi colori la campagna e lascia correre l'onda del primo vento freddo che dialoga nelle forre con le foglie ingiallite e stanche. Gli ulivi, prossimi al miglior tempo, signoreggiano lungo i declivi ...!

ora le viti e i castagni hanno concluso il loro capitolo nel l'ultimo tiepido sole del passo sempre più breve nella malinconia d'autunno..... Ora le terre nella piana di "Campolico" e della " Prateria" si preparano a custodire il grano sparso dalle sapienti, pensose mani dei massari in lento movimento tra le zolle scolpite....

I grilli e le cicale hanno deposto i loro strumenti e sospeso il lungo concerto d'estate...Le formiche definito l'ultimo affare, hanno sbarrato i loro ricchi depositi....

<L'autunno dai tanti profumi che si contengono l'aria si accompagna il mese dei morti! Le donne vestite di nero si chinano sulle tombe e rimuovono le ghirlande appassite. Altre ne apprestano, talvolta di fiori di carta colorata, accanto ai piccoli lumi di cera che spandono tenera tremula fiammella nella notte in cui si incontrano i morti lungo le strade dei vivi!

tutti nelle lunghe sere d'un tempo lontano, quando fiorivano i racconti dei vecchi intorno al focolare, tutti hanno ascoltato le storie dei morti che per la loro festa escono dalle tombe e camminano, camminano nella notte in cerca di un buon incontro di pietà da parte dei vivi!

Qualche tomba rimane spoglia e invano attende che una mano si posa a pulire una croce rossa di ruggine, a rivestire d'un semplice fiore un incrostata di terra che rende illeggibile un nome! Con il tempo le tombe in solitudine e al buio crescono di numero nel rinnovato campo santo.

L'emigrazione verso terre lontane ha spopolato il paese e chi torna - quando riesce a tornare - approfitta della buona stagione. Allora percorre il viale della casa dei morti, e ritrova i propri al loro posto e si accorge dei nuovi - e non sempre tanti- che hanno preso stanza per sempre sul crinale della montagna di fronte Staiti! Già le case dei vivi e quelle dei morti si guardano..... Soltanto il vallone della "Mortella" li separa!

Coloro che vivono all'ombra del campanile ancora soffrono: gli altri, quelli per sempre al riparo sotto le croci, hanno finito di soffrire!.... E' fatta così la legge che Dio volle per gli uomini di questo mondo!

Intere famiglie di Staiti sono emigrate con la speranza di tornare con le tasche piene! La speranza non costa niente, ma L' Australia è lontana.

La gnura Mariuzza della piazza coltivò per oltre trent'anni la speranza di rivedere la figlia Cata che nel 1947 partì insieme ai tre figli con l'atto di richiamo del marito Lorenzino, muratore rifinito.....Ma Cata dall'Australia non tornò mai! Se ancora appartiene al mondo dei vivi, ormai vecchia anche lei, racconterà ai secondi nipoti che in una terra lontana c'è un paese che dalla montagna guarda il mare!

La gnura Mariuzza che non riuscì mai a pronunciare il nome dell'?Australia senza storpiarlo ( ma per questo nessuno le rise dietro) sapeva e ripeteva che quella sua Australia è lontana assai! Sua figlia e i tre nipoti avevano viaggiato come d'Ognissanti fino a NAtale sempre mare mare senza mai vedere terra e che quando a Staiti suona la campana di mezzogiorno là è già mezzanotte!

La signorina levatrice, ormai avanti negli anni anche lei, un giorno pensò di far parlare la gnura Mariuzza attraverso il telefono con la figlia non più tornata dall'Australia. Prima fu non facile impresa convincerla e poi ?

La povera donna era sorda, sorda fatta!... Chiamò la figlia gridando nella cornetta " Cata Cata", ma non riuscì a sentire l'altra che le rispondeva "Mamma Mamma"!

"Moh Dio! E' propria sorda...!" commentò la signorina levatrice!

Quella fu una delle infinite opere buone della mammina.... Certamente fu una delle ultime che dall'altra parte del vallone della "Mortella" era attesa ed era tempo anche per lei di andare... Purtroppo quest'ultima opera buona non le riuscì! Dunque Novembre!....

Per la festa dei morti vanno di casa in casa i "Quatrari" non più scalzi, laceri e infreddoliti come un tempo ...Vanno con il paniere al braccio bussano ed attendono prima di farsi annunciare dalla voce scandita timidamente "Ndi dati pe morti"!

Sono molte le porte dove è inutile bussare perché non c'è nessuno ormai dietro l'uscio... I vecchi non ci sono più e i figli, un tempo giovane, sono emigrati!

Chi non riesce a tornare nemmeno una volta, solo una volta in tutta la vita, sogna i tetti muschiati del vecchio paese; con il cuore gonfio di nostalgia percorre idealmente i gradoni che si arrampicano lungo i vicoli stretti e non trascura di volgersi con la memoria dall'altra parte del vallone della "Mortella"!

Novembre..."Ndi dati pe morti!"

Una porta si apre... Qualcuno c'è ancora ad attendere i pochi " quatrari" della cerca 

 


 

Comunicazione ai lettori

Difficoltà di ordine organizzativo ed economico ci costringono a non essere sempre puntuali nella stampa del "Foglio" e ce ne scusiamo. Ci eravamo dati alcuni obbiettivi all'atto della "VOCE"; il primo era quello di sopravvivere. Obbiettivo questo raggiunto. L'altro é quello di continuare la pubblicazione e migliorarne la qualità. Ci stiamo sforzando di farlo ma abbiamo bisogno del Vostro aiuto e della collaborazione di TUTTI VOI che ci seguite. Mandateci scritti, riflessioni, poesie, articoli e quant'altro. Grazie

La Pro Loco

  presidente pro loco

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