8a.gif
 Sezione II
SEZIONE II - Il papa. Immagine e propaganda

 

A cura di Paolo Castellani

Il pontificato di Bonifacio VIII segnò una decisa svolta nella tradizione iconografica relativa alle raffigurazioni del Papa, sia per quanto riguarda le forme sia per quanto riguarda motivazioni e contenuti. Infatti egli fece delle immagini papali e dunque delle sue stesse raffigurazioni una sorta di "manifesto" politico, non tanto dunque con scopi autocelebrativi, quanto per affermare l'autorità del Vicario di Cristo (autorità perciò di origine divina) sia in campo religioso che civile. A tale scopo vennero posti sempre più in evidenza gli elementi iconografici distintivi del potere papale: il trono, le chiavi e la tiara. Quest'ultima (un copricapo più o meno conico a terminazione appuntita o arrotondata), tradizionalmente raffigurata con un solo diadema alla base, simbolo del potere sacerdotale, venne arricchita da Bonifacio VIII di altre due corone, simboli rispettivamente del potere regio e imperiale, come la si vede riprodotta nel busto di Bonifacio eseguito da Arnolfo di Cambio, conservato nel Palazzo Vaticano. 3b.jpg

Negli anni del suo pontificato si assistette infatti a un notevole incremento delle raffigurazioni del pontefice ancora vivente, commissionate o da lui direttamente o in suo onore, e poste in luoghi altamente significativi come quella collocata in un'esedra all'esterno del duomo di Anagni (luogo di nascita di Bonifacio; nn. 73-73a), o alla sommità delle porte delle mura cittadine, come è il caso delle due statue provenienti da Orvieto (nn.70-72). Collocate sulla Porta Maggiore e sulla Porta della Rocca dell'antica cinta muraria, mostrano il pontefice seduto in trono, coperto da un piviale fissato da un fermaglio, secondo un'iconografia rappresentata anche dalla statua di pontefice seduto su faldistorio (un seggio privo di schienale con due braccioli decorati da protomi leonine), che per la presenza della tiara con una sola corona probabilmente raffigura un predecessore di Bonifacio VIII (la statua, che presenta sul retro la raffigurazione di un angelo ad ali spiegate, era con tutta probabilità parte di una decorazione architettonica o di un ciborio ed è da attribuire a uno scultore della seconda metà del Duecento).

La "promozione" dell'immagine del Papa trovò un suo naturale esito anche nell'emissione nel 1300, da parte della zecca pontificia di Pont-de-Sorgues, delle prime monete con l'immagine e il nome del pontefice regnante (da cui derivò l'appellativo di "paparini" dato alle monete), nelle quali Bonifacio VIII è raffigurato sul dritto con la prominente tiara sul capo e nell'atto di stringere le chiavi nella mano destra (n. 78). 2b.jpg

Funzionale all'esaltazione dell'autorità pontificia e alla sottolineatura del suo legame con l'apostolo Pietro doveva essere anche il sacello funerario di Bonifacio VIII, originariamente collocato presso l'ingresso della basilica di S. Pietro, commissionato dal pontefice due anni dopo la sua elezione (primo caso di monumento funebre realizzato con il Papa ancora vivente), smembrato alla fine del Cinquecento nell'ambito dei lavori di ricostruzione della basilica vaticana, ma documentato dai disegni (nn. 82-83) contenuti nel codice degli Instrumenta autentica di Giacomo Grimaldi e nell'Album di Domenico Tasselli da Lugo. Il sacello, la cui struttura architettonica ed esecuzione plastica spettano ad Arnolfo di Cambio [sez. IV], mostrava una doppia raffigurazione del pontefice: sul sarcofago (oggi conservato nelle Grotte Vaticane), con la statua di Bonifacio VIII giacente sul letto funebre, rivestito dei paramenti papali e con la tiara sul capo, e nel soprastante tondo a mosaico posto sul fondo del monumento, dove il Papa inginocchiato veniva presentato da S. Pietro e da S. Paolo alla Vergine con il Bambino. In questa occasione si espongono per la prima volta insieme due frammenti solo recentemente riconosciuti come provenienti da tale mosaico (la Vergine e il Bambino, nn. 80-81), opera, come attestava anche un'iscrizione, del pittore Iacopo Torriti, autore in quegli stessi anni del mosaico absidale della basilica di S. Maria Maggiore (datato 1296) con il quale i due frammenti, pur presentando estesi restauri, sono perfettamente in linea dal punto di vista stilistico.


La Vergine, 1296 circa,  frammento dal mosaico del monumento funebre di Bonifacio VIII, Brooklyn (N.Y.) Brooklyn Museum of Art

Il Cristo bambino, 1296 circa, frammento dal mosaico del monumento funebre di Bonifacio VIII,Mosca Museo Puskin

 

Prec.gif Succ.gif
logw.jpg
[Home] [Progetto] [T.Studio] [Mostra] [Eventi] [Sezioni] [Curiosita'] [Info] [Sponsor]