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Con la bolla Antiquorum habet fide relatio, il 22 febbraio del 1300, papa Bonifacio VIII (1294-1303) indisse il primo Giubileo cristiano. La decisione da un lato accoglieva le forti tensioni spirituali del mondo contemporaneo, che dall'inizio dell'anno inoltre avevano portato grandi folle provenienti da ogni parte d'Europa (sez. I) nelle basiliche romane degli apostoli Pietro e Paolo, nella speranza che tale pellegrinaggio meritasse l'indulgenza e il perdono dei peccati; dall'altro ribadiva la politica papale di sottolineatura dell'autorità del pontefice stesso sia in campo religioso che civile e della centralità di Roma nel mondo cristiano. Questa politica trova un suo parallelo nella vera e propria "politica dell'immagine" promossa da Bonifacio, che fece collocare sue effigi con i simboli del potere papale (le chiavi e la tiara) su porte di città, basiliche, monete (sez. II).

Ai pellegrini che giungevano a Roma si presentava una città che, dal punto di vista artistico, si era aperta alle novità del linguaggio gotico europeo, "importate" sia grazie alla notevole attività della curia pontificia e dei suoi membri come committente di opere d'arte (sez. III), sia grazie alla presenza nei cantieri romani negli anni a ridosso del Giubileo di artisti di primissimo livello come Pietro Cavallini, Iacopo Torriti e soprattutto Arnolfo di Cambio (sez. IV). A loro spetta il merito di aver saputo fondere il linguaggio gotico con quello classico testimoniato dalle "antichità" presenti ovunque nella città (sez. V) e, soprattutto nel caso di Arnolfo di Cambio, di aver saputo tradurre sia le forme sia i contenuti dell'arte classica in forme e contenuti moderni (sez. IV).

La liturgia sacra, sia agli occhi del pellegrino sia in generale durante tutto il Medioevo, aveva un particolare rilevo, testimoniato dalla raffinatezza  sia degli oggetti necessari alla liturgia sia di quelli raffiguranti azioni liturgiche (sez. VI);   allo stesso tempo assumeva particolare rilievo la devozione nei confronti, oltre che dei luoghi sacri, delle immagini sacre, sotto forma di tavole dipinte, statue lignee, marmoree e bronzee, affreschi e reliquiari figurati (sez. VII).

Tra i principali committenti di opere d'arte, oltre alla curia pontificia, figurano gli ordini religiosi tra i quali spiccano in particolare gli ordini mendicanti (sez. VIII), e anche la numerosa comunità ebraica romana (sez. IX), presente nella città da secoli, particolarmente attiva nel campo della produzione libraria.

Conclude il percorso espositivo una panoramica sulla "cultura profana" nella Roma del primo Giubileo (sez. X), con codici trecenteschi di opere di autori classici e di cronisti medievali, tessuti e ricami di manifatture italiane e pitture a soggetto apparentemente profano ma di fine moralizzante.

Una sezione staccata della mostra nella città di Bonifacio VIII, Anagni, presenta gli splendidi paramenti liturgici donati dallo stesso pontefice alla cattedrale.

 

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