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 Sezione IX
SEZIONE IX - Roma hebraica.

 

A cura di Paolo Castellani

La presenza e la cultura ebraica a Roma vantano circa ventidue secoli di storia.  Le prime testimonianze relative171.jpg all'esistenza di una colonia ebraica romana risalgono infatti al secondo secolo avanti Cristo; dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani (70 d.C.) e la conseguente diaspora del popolo ebraico, tale colonia si accrebbe notevolmente di numero e iniziò a darsi strutture organizzate costruendo luoghi comunitari, sinagoghe e catacombe. Nel corso del Medioevo, come testimonia anche Beniamino da Tudela nel suo Itinerario (1172-1173), la convivenza tra Ebrei e "gentili" (ossia tutti i non Ebrei, dunque la popolazione cristiana di Roma)  portò a una discreta integrazione dei primi in diversi settori, in particolare in campo commerciale e culturale, e a buoni rapporti anche con la corte pontificia. Nella seconda metà del Duecento la comunità ebraica visse un periodo di particolare prosperità, nonostante nel corso del secolo si fossero avvertite alcune avvisaglie del mutare del clima di armonia esistente tra Ebrei romani e curia papale, avvisaglie che si erano concretizzate in alcune misure discriminatorie stabilite dal IV Concilio lateranense del 1215 (come l'obbligo, osservato a partire dal 1257, di portare un segno distintivo cucito sugli abiti), la confisca nel 1239 di tutte le copie del Talmud (la raccolta di norme e responsi nel campo del diritto civile e religioso redatta tra III e VII secolo a integrazione e commento delle regole indicate dal Vecchio Testamento) e l'uccisione nel 1298 del rabbino capo Elia de' Pomis, sacrificatosi come capro espiatorio per salvare dalla persecuzione tutta la comunità, coinvolta nella lotta tra la famiglia romana dei Colonna e Bonifacio VIII.

Verso la fine del Duecento la comunità ebraica romana risiedeva prevalentemente a Trastevere, nella zona compresa tra le chiese di S. Cecilia, S. Francesco a Ripa e l'attuale S. Maria della Luce; proprio negli anni a ridosso del primo Giubileo cristiano gli Ebrei romani iniziarono a trasferirsi sulla riva opposta del Tevere, nella zona presso il Ponte Quattro Capi, detto anche "Pons Judaeorum".

168.jpgLa comunità ebraica si è sempre caratterizzata per una notevole vivacità culturale, testimoniata, in campo artistico, da una ragguardevole produzione in particolare di codici miniati, destinati allo studio e alla meditazione personale dei testi sacri. Proprio negli anni intorno al 1300 si registra la produzione a Roma di un cospicuo numero di manoscritti, tra i quali figurano, accanto a codici di veste più modesta, volumi riccamente decorati, alcuni dei quali si presentano come vere e proprie edizioni di lusso. Tra i codici esposti spiccano la Bibbia proveniente dalla Biblioteca Vaticana (n. 165), del 1287, e il testo degli Agiografi (i libri dell'Antico Testamento non compresi tra quelli scritti da Mosè o dai Profeti), probabilmente decorato dal medesimo maestro, della Biblioteca Casanatense (n.171); essi si presentano ornati ai margini da un ricco bestiario costituito da animali di ogni genere (reali e immaginari, come i multiformi draghi), utilizzati appunto ai margini per indicare la prima parola del verso, e propri dell'immaginario ebraico secondo il passo talmudico che invita a lodare il Signore per la varietà delle sue creature.

Assai notevoli sono i due volumi provenienti dalla Biblioteca Palatina di Parma (nn. 168-169) che, insieme a un terzo volume non esposto, costituiscono un testo biblico completo; si tratta di un'opera realizzata da Moseh ben Hayyim tra l'aprile e il maggio del 1304 che mostra il consueto ricchissimo repertorio animalistico miniato, molto più articolato del solito, e che dimostra l'aggiornamento del miniatore principale sulla contemporanea cultura gotica francese, evidente nell'uso prevalente dei fondi rosa e blu, alternati alla foglia d'oro, e delle raffinate filigrane bianche figurate che disegnano piccoli animali, tralci, esattamente come accade nei codici parigini della prima metà del Duecento. L'unica raffigurazione narrativa della Bibbia del 1304 è costituita dalla rappresentazione di Geremia, all'inizio del Libro delle Lamentazioni, in atto di piangere sulla città di Gerusalemme, presentata secondo una vista a volo d'uccello e una descrizione convenzionale degli edifici.


Agiografi, 1287 circa, Roma, Biblioteca Casanatense

Profeti, 1304, Parma, Biblioteca Palatina

 

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