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 Sezione VIII
SEZIONE VIII - Gli ordini religiosi e la città.

 

A cura di Paolo Castellani

Nella Roma tardoduecentesca (e non solo) risulta fondamentale in campo culturale e artistico il ruolo esercitato dagli ordini monastici e mendicanti (questi ultimi, in particolare Domenicani e Francescani, in quegli anni all'apogeo della loro importanza), sia come diretti committenti, sia come oggetto di committenza soprattutto da parte papale. Nei cantieri monastici e mendicanti, sia architettonici che decorativi, si trovano in quegli anni attive le principali botteghe artistiche e i maggiori maestri, come (lo si è visto nella sez. IV) Arnolfo di Cambio, che nel 1285 realizzò il ciborio della basilica di S. Paolo fuori le mura, abbazia benedettina.

Alla bottega di Arnolfo si deve la realizzazione del frammento di pilastrino raffigurante S. Domenico (o un giovane domenicano, n. 154), proveniente dal principale insediamento domenicano a Roma, la basilica di S. Sabina, facente parte di un complesso architettonico non identificato con certezza.

155a.jpgImportanti interventi decorativi vennero realizzati tra la fine del Duecento e il 1300 anche nell'abbazia di monaci basiliani (una comunità monastica italo-greca) di S. Nilo a Grottaferrata, dalla quale provengono le pitture staccate con Storie di Mosé raffiguranti: la Disputa con i maghi, la Piaga del sangue, la Piaga delle mosche, l'Uccisione dei primogeniti e la piaga della grandine, il Passaggio del Mar Rosso. Esse rappresentano l'unico esempio attualmente noto di pittura parietale duecentesca in cui siano riconoscibili e databili più strati d'esecuzione; infatti, al primo strato, ad affresco, venne sovrapposta pochi anni dopo una seconda stesura di colore a secco (una leggera mano di acqua e calce con colori a tempera), con l'intento di aggiornare stilisticamente le scene sottostanti, delle quali venne infatti rispettata in ogni particolare l'impostazione iconografica. Il pittore del primo strato (post 1282), si caratterizza per l'impostazione piuttosto schematica delle figure e per l'uso di spessi contorni e di un colore scuro e privo di brillantezza (si vedano in particolare la Disputa con i maghi e l'Uccisione dei primogeniti, n. 155a, 155d), mentre il secondo pittore, attivo alla fine del Duecento, realizza le figure con un maggiore risalto plastico e coloristico dei tratti somatici (la figura di Aronne, alla sinistra di Mosé, nella Disputa con i maghi). Dal cenobio di Grottaferrata provengono anche i due frammenti di vetrata, pertinenti a due bifore aperte nella chiesa in occasione di lavori realizzati in concomitanza con il Giubileo del 1300 (che videro anche l'apertura della porta santa nella navata destra dell'edificio), e anche il sigillo dell'abbazia (n. 157), che per il carattere gotico delle figure e dell'edicola che le inquadra si dimostra essere stato presumibilmente realizzato nella stessa occasione.

159.jpgAlla stessa data si fa risalire anche il sigillo del convento di S. Maria in Aracoeli (n. 158), il principale insediamento francescano a Roma, che raffigura la Vergine con il Bambino indicata all'imperatore Augusto dalla Sibilla Tiburtina, visione che l'imperatore avrebbe avuto sul luogo della successiva erezione dell'altare della chiesa. La rappresentazione dell'episodio figura infatti anche sul paliotto marmoreo (frontale di un altare) della basilica, del quale si espone un calco in gesso (n. 163), opera di incerta datazione di una bottega cosmatesca. Dalla biblioteca del convento provengono i codici che compongono la cosiddetta Bibbia dell'Aracoeli (n. 162a-i), donati da papa Nicolò III (1277-1280); si tratta in realtà di una serie incompleta e non unitaria per realizzazione e decorazione (della quale alcuni sono privi, mentre il più raffinato della serie si dimostra il codice n.162e, con figure inserite in edicole trilobate e sorrette da riquadri in cui sono miniati piccoli draghi) di testi biblici, che costituisce però una testimonianza fondamentale della circolazione a Roma nell'ultimo quarto del Duecento di manoscritti francesi, in particolare parigini (luogo di produzione dei codici intorno alla metà del secolo) e dell'influsso che essi ebbero, come si è visto (sez. VI) e come dimostra anche il Breviario francescano esposto (n. 161), sulla produzione miniatoria romana.


Ignoti maestri pittori romani, La disputa con i Maghi, Grottaferrata (RM), Museo della Badia

San Bernardo di Chiaravalle, Omelie "In Cantica Canticorum", 1290 circa, Roma, Biblioteca Casanatens

 

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