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I sogni dei bambini

Già prima di nascere, nell'ultimo trimestre di gravidanza (prima ancora, quindi, di aver immagazzinato percezioni visive), il bambino presenta la fase REM: questo stadio occupa anzi quasi tutto il sonno del feto. Contemporaneamente, la madre raddoppia il tempo in cui sogna, proseguendo dopo il parto e durante l'allattamento, come se accompagnasse, in una sorta di comunicazione, il suo bambino.

Nella vita intrauterina, il feto è al riparo dalle eccitazioni del mondo esterno: le sue esperienze sensoriali si svolgono in intima connessione con suoni, sapori, odori e spostamenti del corpo materno. L'ipotesi dei ricercatori è che i sogni del bambino, prima della nascita, siano costituiti da frammenti di queste prime impressioni sensoriali.

Appena nato, il piccolo trascorre due terzi del suo tempo dormendo, e la metà del suo sonno è di tipo REM. Spesso comincia a sognare non appena si addormenta: osservate come si muovono i globi oculari sotto le palpebre chiuse, come appare irrequieto mentre agita gambe e braccia, con una mimica facciale molto accentuata.

Nella prima infanzia, fino al secondo anno di vita, è raro raccogliere il racconto di un sogno: manca la capacità di tradurre in parole le immagini sognate. È verso i tre anni che il bambino può raccontare un sogno: ma non è ancora in grado di distinguere tra sogno e realtà, come accade quando si sveglia spaventato da un brutto sogno. A questa età, il sogno si compone spesso di un'unica scena; le immagini sono prive di movimento, i personaggi sono perlopiù animali, raramente esseri umani, lo scenario è indefinito o ridotto all'essenziale.

Con il progredire delle capacità cognitive ed affettive del bambino, gradualmente il sogno acquista complessità e coloritura emotiva, con scenari collegati a contesti di gioco e di vita quotidiana, con sequenze narrative più dinamiche e più lunghe e comparsa di personaggi umani, sia familiari che estranei.

Alcuni studiosi ritengono che, con l'ingresso del bambino a scuola, il sistema educativo cominci ad operare una stimolazione selettiva delle funzioni del cervello sinistro, per il valore accordato al linguaggio, sia scritto che parlato, e al ragionamento a discapito della fantasia e dell'immaginazione. Il limite di questo tipo d'apprendimento starebbe nel favorire le facoltà dell’emisfero cerebrale sinistro, trascurando il pensiero per immagini, per analogie ed associazioni caratteristico della parte destra del cervello.

Ora, è proprio l'uso integrato delle funzioni di entrambi gli emisferi cerebrali che, secondo le attuali acquisizioni, sta alla base della creatività.

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